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martedì 3 settembre 2019

De' tuoi Ricordi, o Estate, io mi beo ancora

De' tuoi ricordi, o Estate, io mi beo ancora,
e del tuo Sole fulgente, e delle bianche
tue rose, e delle tue ampie aurore. Ma ora
che l'Autunno rimiro, a queste panche

seduto all'ombra d'un ramo che sfiora,
io a quelle foglie or piango che già stanche
impallidiscono. E non m'innamora
questo Settembre, con le sue urla franche,

e i suoi sospiri leggeri e più freschi,
che seguono l'estremo Temporale,
quando declina - palpitando - Agosto.

Né sotto le ombre de' spogliati peschi,
o di sotto alle arcate delle scale,
al labbro m'è il sapor del primo mosto.

Alois Arnegger, Un Paesaggio autunnale con una Donna che trascina delle Fascine, Tardo-Romanticismo austriaco, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì III del Mese di Settembre AD MMXIX.

sabato 3 agosto 2019

È l'Attimo degli ultimi Papaveri

È l'attimo degli ultimi papaveri.
Tu lo sai, Estate! e i tuoi Fati propaghi
verso le soglie smorte dell'Autunno,

've le smeralde tue frasche un dì a stento
si tratterranno nel bacio de' stanchi
rami, dai quai cadran pallide a me...

e parleranno della fredda piova,
e dormiranno avvolte nelle nebbie
senza bevere il mosto dalle vigne.

Così io vedrò campagne ignude e povere,
paglie e covoni sui quali si posano
gracchiando i corvi.... E sovverrà anche il tempo

delle sconvolte brine: la condensa 
dei fuggevoli Sogni e del mio Inverno.

Alois Arnegger, Un Campo di Papaveri, Tardo-Romanticismo austriaco, Inizio del Secolo XX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato III del Mese di Agosto AD MMXIX.


lunedì 3 giugno 2019

Dolce Stil-Novo MMXIX - M'è il Cuor sì pazzo al Guardo suo primiero

M'è il cuor sì pazzo al guardo suo primiero,
quand'ella incede, ed erge il capo e ride,
donde a rimirar di lei il mio pensiero
del suo fascino etesio si conquide.

Agitando allor queste fiamme infìde,
io a questa segretamente vo'; e il fiero
ardor sì è forte e acuto che m'uccide
sotto l'ombra del suo ombreggiar leggero.

Oh follia! Oh pazzia, di me cavaliero!
Né in tant'ansia la Sorte mia m'arride,
né della Notte del mio Sogno il nero
ghigno svanisce. Ed ella così irride.

Ho timor d'alzar gli occhi al suo bel passo,
pur al labbro ne manca la parola,
silenzio d'un cuor che forse ode Amore.

E qui tacendo, io so che sono lasso,
che invan parlar mi tenta questa gola...
che solo il Sogno inebria il mio ansio cuore.

Ferdinand Max Bredt, Odalisca, Orientalismo, Seconda Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato I del Mese di Giugno AD MMXIX.


Dolce Stil-Novo MMXIX - Lenta incede l'Estate e il tuo Singulto

Lenta incede l'Estate e il tuo singulto
di inumano silenzio approda e s'alza,
donde i Sogni mi inebria, ove l'inulto
mio pensier tosto l'afferra e l'incalza.

Né mai così lontan il tuo bel vulto
mi fu com'ora, il qual di balza in balza
sfuma in cotanto giugno e nell'occulto
gìrsene dolcemente di tua danza

Così in cuor più non vien l'estivo mese,
e amari son i miei fior e l'acacia,
da cui finto mïel mi dà il tuo Sole.

Ma tarda l'ora delle gioie inattese.
E il tuo sguardo mi fugge ancor; né bacia(no)
i tuoi labbri le mie guance... le viole.

Frederick Arthur Bridgman, Festa egiziana, Orientalismo, Seconda Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì III del Mese di Giugno AD MMXIX.

Dolce Stil-Novo MMXIX - Sospir di Fato e di Dolor m'assale

Sospir di Fato e di Dolor m'assale,
quando a te dianzi mi sto; e il silenzioso
tuo sguardo, il qual di tanta pena vale,
forse or säetta qual fa un nembo iroso.

Sospirar, sognar, dolér e nel mare
soffrir di questi Sogni! e il premuroso
ardor sì svelto spègnesi; e il mortale
'l segue, fuoco d'Amor giuöcoso.

Perdonami tu allor se manca sempre
quest'incognita amata, ombrosa doglia
come di te mi sfugge, la parola.

Ma quando, giunta sera, le mie tempre
si insonnoliscono, ove il cuor gorgoglia,
io non sono.... Ma sono Anima sola.

François Alfred Delobbe, Amor Cortese, Tardo-Romanticismo francese, Seconda Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì III del Mese di Giugno AD MMXIX.

lunedì 27 maggio 2019

Buio di Maggio rapisci ogni Mistero

Buio di maggio rapisci ogni mistero,
al qual cuor vanamente anela e pensa;
e la tua brama di tuonar immensa,
e il Temporale che si fa nero,

e il tuo Sole pallente, e questo cero
sottil di Luna, che di piova incensa
la terra, donde in vanità condensa,
odimi! Che mai son?.... Tremito fiero

di vecchie viole, brivido di rose,
capestri per i meriggi spietati,
tristi singulti per quello che io sono.

Né più sei il mese di fiori e di spose,
anche i rosari cantan funestati.
Sei l'urlo del mio cuore. Sei il mio tuono.

Caspar David Friedrich, Paesaggio solitario, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXVII del Mese di Maggio AD MMXIX.

A una Notte silenziosa Ricordo dell'Inverno, ovvero D'un sì pallido Accento il mio Ricordo

D'un sì pallido accento il mio ricordo
ha duolo. Era la neve. Era la Luna.
Fu il labbro e muto, e cupo e bello e sordo,
nell'immensità della mia sventura.

Né tu, d'inverno amata ombra, l'accordo
mio forse più rimembri; né la cura
ch'io ti nudrì segreta.... Ma, ora, ingordo
di Dolor, ti ripenso.... - Oh Notte oscura!

Oh sera di gioie perdute nell'alvo
dei Sogni istrioni!.... Né sai il fiele
che il tuo silenzio mi diede, né il fine

sottil veleno. Eppure ora son salvo. 
Ma rimembrando bevo un aspro miele
di un nettare stillato con le spine.

Ho bevuta una rosa dalla parte
dove punge di più.


Caspar David Friedrich, Luna che sorge sopra il Mare, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXVII del Mese di Maggio AD MMXIX.

domenica 17 dicembre 2017

Tre Sonetti romantici

V'è qui un Suòn tra le Nebbie dell'Inverno

V'è qui un suòn tra le nebbie dell'inverno.
Chi sta cercando quello che ha perduto?
è il Trovatore che pizzica il liuto!....
No! è il giullare che sibila uno scherno.

Sulla neve più impronte stàn d'eterno
peregrinàr lontano. Chi ha veduto
l'ombreggiare suo che cammina muto?....
No! è l'oblìo che procede dall'Inferno.

Ma il Tempo batte l'ore e non si placa,
donde il Destino i miei Sogni avvilisce
con la sua possa che rugge e che stèrmina.

L'ombra mia chiede altra ombra di sè ubriaca;
e oltre la via che lontana finisce
non sa il Mistero, nè cosa si gèrmina. 

Tu, sedendo lontana, non puoi dire

Tu, sedendo lontana, non puoi dire
che il mio Sogno è vergogna, che è furore;
ma se io tacqui, è pur vero, non il cuore
a te mancò fatàl di suggerire.

Ma, o gioventù spietata, vai a finire,
e nel mio inverno io resto co' il tuo fiore
conservato nel gelo d'un biancore,
una rosa che sa vìver, dormire.

Non còglierti più posso! Il Fato disse,
e sorge la Vanità della Vita,
il cui corso è spietato, e orrendo e infame.

Ma abbi pietà di chi misero visse!....
sì che se anche, purtroppo, ti ho smarrita,
ti dia un bacio sul cuore del tuo stame.

Amòr non ama Amòr che il Sogno uccide

Amòr non ama Amòr che il Sogno uccide.
Qual è il mio Desidèrio in tanta Notte?....
Sognàr, soffrìr, dolèr, speràr... a' frotte
s'èrgon brame; ma la Luna non ride.

Tra l'erbe sotto la neve e un po' infìde
questo che so di bufera tra' lotte
una sopravvissuta rosa inghiotte
l'eterno ghiaccio che non si divìde.

Così le ansie m'assàlsero inumane,
mentre la terra lògora taceva
di questa steppa che lucèa di neve.

Può, dunque, un Sogno urlare come un cane!....
E pur questa femminea schiatta d'Eva
o m'è tristo dolòr, o sguardo lieve.




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVII del Mese di Dicembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.

martedì 12 dicembre 2017

Un Sonetto alla perduta Gioventù

Erano gli occhi suoi a' fredda onda tanto
profondi; e lì mi rapìano costòr.
Qui mi toglièano, infatti, il sonno; e un canto
urlò lor sguardo - angèlico - e d'Amòr.

Non mai sembiante sì bello d'incanto
all'onde apparve mie, e del sangue, al cuòr.
Ma tacendo e sognando per cui avvampo,
avvenne che ella svanì, e fu vapòr.

Così m'è fiele il sognàr la perduta
età, che in sotto a' la Luna piena
più che ombra  ivi m'attende a stàr insieme;

e l'Anima mi duole, e si fa muta,
mentre mi palpita or di vena in vena
lei che scrèpita, l'ultima mia speme.



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XXX del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII. Rivista e corretta in Dì di Martedì XII del Mese di Dicembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.

venerdì 24 novembre 2017

Sette Sonetti romantici

Ahi, non venirmi, oh Sogno, in questa Notte

Ahi, non venirmi, oh Sogno, in questa Notte,
dove giammai interrotto il cuòr mi trema
nell'aër freddo che non mi fa dormìr!
Beffardi sòrgon i tuoi spettri a frotte;
e qual risuona a me il loro anatèma!....
La noia, l'oscuro non può che frinìr.
Ma perché... perché ti chiedo, alle grotte
delle tue fauci, la Luna che frena
te stesso, il mio occhio non può più ferìr?
Ma perché eterne guerre, eterne lotte
mi dai? Così, davvèr, vuoi tu che io gema...
colpevole buio, mi vuoi fàr soffrìr?....
Ma, alfine, o Sogno, l'Anima mia cena
con te... e brinda alla Notte... e vai a morìr.

Passò l'Estate, morì Autunno, e Inverno

Passò l'Estate, morì Autunno, e Inverno
venne. Ma tu, nell'erba, or ghiacci, o rosa,
rossa come il crepuscolo del Sol.
Sembra che il tuo Destino sia l'Eterno
su questa terra.... Al prato ei ti fa sposa,
e ti conserva de' i passeri al vòl.
Vorrei còglierti; ma so che fia scherno
alla tua Vita, onde invàn mi sclamo: Osa!...
e l'eco mia ripete il tristo assòl.
No! Iddio ti culla qui tra l'erbe, e l'ermo
del ghiaccio Ei pone tra me e te, o graziosa;
e il Fato è non fàr quel che il cuòr fàr vuol.
Ma che sarà alla Primavera? Oh rosa!
Al tornàr appassirai di altro Sol!

Io 'l credo! che il mio Fato è non amàr

Io 'l credo! che il mio Fato è non amàr,
che il cuore vive le follie del Sogno,
che un Titano m'osserva, e sen gìa
a scrutarmi dovunque. Che odo il màr
dove annega l'onirico mio sonno,
che oltre i Sogni, c'è sol la Pöesia.
Che m'è pegno con Dio soffrìr, speràr,
che due ghigni mi fa l'eterno Donno
negàndomi ciò che il mio cuòr vorrìa.
Che bestemmiando sto... che vò a pregàr,
che credo un Cièl severo; e non vergogno,
che amàr non so, e il Sogno presto va via.
Che la mia Vita men vo' a sotterràr
per troppo Amòr di cotanta alma mia.

V'è un'Ombra che di Notte vuòl, mi chiama

V'è un'ombra che di Notte vuòl, mi chiama,
nel silenzio mi mostra due pistole.
Mi chiede: Dov'è il Testimone?.... A noi!
Qual è il Demonio, la possa tua arcana
che le gesta tue muove e le parole,
che mi fa destàr dal sonno?.... Che vuoi?
Berti il mio sangue! è questa tua mattana,
strapparmi il petto pria che splenda il Sole;
ma pùr tua mano è stanca... è vèr che 'l puoi?....
L'ombra, allora, d'un po' da me allontana.
Spari per primo!... mi ordina. Son fole?
Almèn, le dico, di' i segreti tuoi,
il tuo nome!.... Son Sogno, dice. A noi!
Continua, io so colpirti ove ti duole!

Rabbrividisco all'Urlo di Tormenta

Rabbrividisco all'urlo di tormenta,
a Morte son bendato dalle brume,
la bufera mi chiama, e copre il cièl.
Mi sento come una stoppia che spenta
nel campo aspetta il Fato delle rune:
èssere arata... l'aratro è l'avèl.
Questo buio, questa Notte mi spaventa,
d'un passero io sòn come il figlio implume
solitario rimasto al nido e al gèl.
Allòr l'Inquieto contro me s'avventa,
e in bocca ho il sapòr amaro d'agrume
acerbo: a stento al labbro or suggo il fièl.
Ma di cosa m'inquieto? A quale fune
mi lega il boja fatàl, servo del Cièl?

Sei tanto giòvine, e bella e lontana (Inno all'Estate)

Sei tanto giòvine, e bella e lontana,
e bionda, Estate mia, con i tuoi fiori
scintillanti al tuo velo e ai tuoi capèi,
e con il tuo màr. Tanto fresca e sana
sei, e mi rimembro i tuoi sensi, i tuoi ardori
casti, e il Sol che ti baciava su' i nei
della tua sera, del tuo tramonto. Ala
di speme, forse, allòr mi fosti; e i cori
de' i miei Sogni cantàvan gli Imenèi
per te. Ma so che non li udivi, o cara
giòvine Estate. E or che i ricordi indori
al mio fremente cuòr e i sonni rei
di sì casto peccato - i baci - onori
il mio lamento?... onori i versi miei!

Nella Notte lamenta un Airone

Nella Notte lamenta un aïrone,
e di colpo mi desta e mi ferisce,
onde ei sembra che dica: Non dormìr!
E così tèrmina ora la canzone
sognata, e al suo lamento si svanisce
il Sogno mio. Abbi pietà, non svanìr!
Non è il suo volto, non son le sue chiome
queste che mi ridestano; e or smarrisce(si)
il mio cuòr. Oh tu, Sogno, non morìr!
Questa è adunque la mia supplica; a prone
mani a te la rivolgo, e non finisce
questa preghiera, o questo mio martìr.
Ma perché dopo tanto incanto, airone,
tu mi svegli, e così, mi fai soffrìr?



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XXIII del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.

martedì 10 ottobre 2017

All'Ore dei Sogni

Se or più qui insonne io sarò, o Notte, inquieto
sì tanta calma avrò rapita, e spenta
la mia sognante possa che s’avventa
sul cuor mio. E dico: «Sogno! Vade retro!».

Pur tornerò sì al quotidiano metro
per cui la Vita ahi! m’è inumana e lenta,
che torvo e oscuro Fato mi spaventa
più della nascita il germe in un feto;

dond’io mi preparo al fàr di sera,
la qual so che sovvièn per darmi invano
questi Sogni melliflui e questa Luna.

Sì che ivi io non avrò che tetra cera,
le tenebre; e mi prende or pe’ una mano
questa che è in ciel mia estatica culla.

Erik Bodom, Minnensteiner, Romanticismo norvegese, Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì X del Mese di Ottobre dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.


lunedì 9 ottobre 2017

Alla Notte

Quanto or m’è d’astio il silenzio che intorno
qui sovviènmi; e il tramonto che empie cure
mi scaglia!.... Oh Notte! Muòr così il giorno,
il qual suo trono or cede a tue ombre oscure

che a lòr volta di nebbie vèston. Torno
io forse nel tuo ventre, alle tue cune?

Così viènmi il tuo Regno, co’ il tuo corno
che ora la caccia a’ Sogni urla alle alture
dond’io lo sento, e tremo; e sono adorno
di mestizia e d’un sentìr più sventure.

Allòr ogni occhio mi langue; ed è cieco
lo sguardo mio che pur discèrner vuole
tra tue nebbie il fiòr che fauce tua prende.

So che ‘l divora con quel ghigno bieco;
sì che io piango. E rimango senza Sole
ché nemmeno la Luna mi s’accende.

E fu il fiòr della mia quïete; e duole
questo cuòr che nel petto mi s’arrende.




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì IX del Mese di Ottobre dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.

martedì 7 giugno 2016

Sonetto in Terzine dantesche - Attesa e Sogno di un'Ombra di una Notte di Giugno

Ombra è di Estate; è la Luna di un quieto
nembo di giugno, e rosseggiando è là,
là… a’ i monti del mio orizzonte. E… e non lieto,

però, mi è il lento vespro che non va
svelto nella sua Notte, e nel mio ambìr
il sapòr dei miei Sogni, e… e che non sa

quanto privato del Sogno è il soffrìr
per me… me sognatòr che di orme vive
dell’Ànima che giace in suo dormìr,

Sonno infecondo, che per orbe rive
tintinna con il canto delle rane,
ombre notturne, e assopite e giulive.

E le speni di sera sòn lontane,
di Notte le chimere ben più vane.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

Van der Neer, Paesaggio al Chiaro di Luna, Classicismo fiammingo, XVII-XVIII Secolo



In Dì di Martedì VII Giugno dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI

lunedì 2 maggio 2016

In un Sogno il mio Labbro - Ei anelando - altre

In un Sogno il mio labbro - ei anelando - altre
labbra con un söàve bacio sfiora,
e al suo sollètico un po’ si addolora
il cuor che sa che è a dormìr. Ma le scaltre

nebbie de’ il sonno mio ingànnano: e le alte
imago vanno… e vanno, e trascolora
la scialba Luna in ciel di Notte mora,
che i suoi inargenta - i capèi - e i suoi occhi e falbe

guance sue. E ei inebrïàndo – ei, il Sogno! - sta
ossequïòsamènte il cuore mio, e... 
e all’alba nuova va… e va, e vola via.

E le sue labbra il mio labbro più non ha. E
come Furia è il Destino urlato a Dio. E io?
Non ho qui che da piàngere. E... fu mia.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

Edmund Blair Leighton, Lancillotto, Scuola tardo romantica Preraffaellita, XIX Secolo



In Dì di Lunedì II Maggio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI