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sabato 13 febbraio 2021

Figli di Elementi tra Inverno e Primavera

E il nevischio figliuol del verno avanza,

il vento sollecitando e le prime

foglie. Ora, fere la febbre l’infame,

mentre un urlo dall’Ade, irato di ombre,

la fuggitiva Persefòne afferra

e adduce indietro. “Va’, riedi nel Regno

della buia sofferenza, ove lo sposo

i tuoi baci desidera!” urla l’Infero

affamato. Frattanto, di pallore

gelido e sovrumano è l’orbe, il ventre

della terra coperto dalle nevi,

come sudario per i primi fiori

che sono nati per morire sùbito,

così come pulcini abbandonati

dalla chioccia materna. Ora, il nevischio,

figliuol del verno, vorace nel cuore,

sul cocchio delle nuvole destreggia

il suo ricurvo legno di arco eterno

e, scagliando le frecce alle campagne

solitarie, le veste di respiri

condensati di glauco. Ma Febbraio,

figliuol del verno e della Primavera,

contro di lui risolleva parole

d’immane sfida, e l’acciaro congiunge

del fratellastro al petto e vuol trafiggerlo,

ché di tutti i figliuoli dell’inverno

egli è il solo che vede dalla terra

una mano diletta dargli qualche

petalo in sagrifizio al suo dolore,

mentre la ridda dei nuvoli immensi

come Baccanti danzano gemendo

l’ultimo gelo. “Potessi mirare

ancora i fiori che la madre ha dato

ai miei occhi avvezzi al buio della Natura!”,

pensa il rubello, mentre il ferro quasi

affonda a mieter il respir dell’altro,

il qual di lui non cura e scaglia… e scaglia

continuamente i suoi dardi innevati.

Poi, Febbraio, già vincitor del cocchio

del crudele fratello, pria che l’abbia

sconvolto e assassinato, si fa quieto

e lo risparmia, senza che quell’altro

di qualcosa si accorga; allor, si asconde

e la Madre (ei) piangente prega e supplica,

maledicendo il suo frammisto sangue.

Così il nevischio trionfa e copre l’orbe,

quando dal cuor prorompe un pianto orrendo:

e si fa piova, e si fa vento, e cangia

in Sole l’aëre… Ascolta - dall’Ade -

il risveglio devoto della nuova

Primavera. Proserpina si desta.

Cantano a lei i Misteri delle rose

di Tersicore i balli eterni e di Erato

i primi baci dell’Amor mai vinto.

Quadro di Sir Lawrence Alma-Tadema (1836-1912), Primavera, Accademismo e Simbolismo olandese e inglese, 1894.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XIII Febbraio AD MMXXI.

sabato 9 gennaio 2021

Sonetto senza Rime - Sento salir un Olezzo di Neve

Sento salir un olezzo di neve

che, le nubi intristendo, lagrima urla

disumane: le fredde ombre del verno,

della tormenta amiche silenziose.

 

Così tramonta il meriggio sul mio

volto!.... Ora, il buio - profumato di vento

e infreddoliti rami - regna orrendo

sulle profondità della campagna,

 

i campi divorando e le montagne.

So che fra poco vedrò il vespro grigio,

e che la Luna svampa come morta.

 

So che una ragna bianca cade a terra:

profumata di freddo, vaticina

il ghiaccio bianco che scioglie la Vita.

Quadro di Julius Sergius von Klever (1850-1924), Ritornando a Casa, Tardo-Romanticismo e Realismo russo, 1902.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato IX Gennaio AD MMXXI.

martedì 29 dicembre 2020

Sonetti dicembrini di una Nevicata e dell'Inverno

 I.Sonetto - Mi getta la Foschia del bianco Inverno


Mi getta la foschia del bianco inverno

come un dado del Fato sulla neve.

Esce la via dell’Ignoto, uno scherzo

maligno, un bieco sguardo che nel greve


tenebrore mi chiama a tanto eterno

silenzio, imperituro urlo di un’Ebe

costretta a piangere il giovine perno

dell’Autunno sfumato. Ora, il mio lieve

 

passo tramonta e si rialza sul ghiaccio,

da folle pattinando per restare

in piedi. E attendo il meriggio… e il suo bacio

 

appena soleggiato, e il tormentare

della Natura e dei rami. Ora giaccio

tra le fole, oh sublime nevicare!

 

II.Sonetto - Giro per la Campagna e vedo Tane

 

Giro per la campagna e vedo tane

sepolte dalla neve e rami bianchi

carichi di abbaglianti foglie, fianchi

ghiacciati e volti di nature arcane

 

che piovono elementi freddi. Insane

arie d’inverno, frattanto, gli stanchi

orizzonti un po’ alluminano, branchi

di nuvole soleggiate e lontane.

 

Io sono in te, o Dicembre, nel tuo grato

abbraccio che distrugge la Natura

per darle una Primavera più nuova.

 

Io ricambio il tuo sguardo e, alzando il dado

del Destino, ora scopro nell’impura

neve un piccolo fior che il Sogno approva.

 

III. Sonetto - Danza una Foglia sullo Stagno infermo

 

Danza una foglia sullo stagno infermo.

Mi guarda… s’avvicina e dice piano

“Voglio essere una ninfea”, poi lontano

discende… annega… gorgoglia. Nel fermo

 

ondeggiare del ghiaccio e nel suo sferzo

solo la Morte suona… e il suo pantano

di Sogni divorati… e un sonno arcano,

sì che mi appare il regno dell’Inverno.

 

Va’, cammina oltre il ponte un po’ innevato,

dove il grigiore ha inghiottito anche il Sole,

e le nebbie si schiudono e il dorato

 

ricordo dell’Autunno ardisce e duole

nel suo ghermirmi! Va’… ti ha divorato

il ghiaccio! Ma già colgo le tue viole.

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Interno del Parco della Ghina di Borgolavezzaro dopo una Nevicata, XXIX-XII-MMXX.

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXIX Dicembre AD MMXX.

lunedì 28 dicembre 2020

Sonetto caudato senza Rime - Sfuma la Neve nella Nebbia densa

Sfuma la neve nella nebbia densa,

ed è la sera… è un tramonto d’inverno….

Molto buio è intorno il paesaggio bianco,

relitto di una nevicata cieca.

 

Sì! io ti chiamo, spavento ceruleo, ombra

di spiriti invernali che insepolti

vagano per le tracce della mia

piccola Notte!.... Adesso dormi, come

 

dormono i canti natalizi, attese

profane per il nuovo anno. Frattanto,

vedo che incede la sera selvaggia.

 

E la Luna mi pare sotto i piedi,

e le ramora han foglie con i fiocchi

di ghiaccio, e all’orizzonte è il fio spettrale

 

della tormenta fredda,

che mi chiama per farmi divorare,

seriche fauci di morbide nevi.

 

No! Non più ha croci questa

Notte, lapidi senza un nome sopra,

ma un pungolo di freddo che urla “Vivi!”.

Quadro di Hermanus Willem Koekkoek (1839-1895), Scena di un Viale in Inverno, Tardo-Romanticismo e Realismo paesaggistico olandese, 1880 circa.

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XXVIII Dicembre AD MMXX.

domenica 6 dicembre 2020

Sestina lirica - Dorme la Neve per le solitarie

Dorme la neve per le solitarie

vie, dove i lumi della sera immenso

buio scrutano e, dal vetro che li copre,

la mia finestra leggiadra, la cena

che fuma nella stanza. Fuori, piove

leggermente, frattanto. Ora è l’inverno.

 

Gelano i campi. Freddo è il Sole. Oh inverno!

Le tue candide nevi solitarie

mi osservano furiose, e il tuo cuor piove

malvagi ghiacci sopra l’occhio immenso

della terra dormente. Or senza cena

un pettirosso muore, e non lo copre

 

di sacre zolle il giorno, ma lo copre

il teschio della Luna. Oh tu… empio inverno!

solletico per la tacente cena

con questo pane freddo e solitarie

tavole! Ignori il suo dolore immenso,

il dolor del suo nido, dove piove

 

dentro. Forse ti piace… forse piove

la tua crudeltà oscena, che mi copre

anche le attese per i Sogni, immenso

grido d’un fio inappagato. A te, inverno!

A te! Queste pallenti e solitarie

luci, simposi e Dei della mia cena!....

 

A te, le maledizioni! A te, cena

(di) morti che si guardano il piatto!.... Piove…

vanno a dirotto piogge solitarie,

e so che l’orizzonte - ancora! - copre

di neve il mondo. È questo dell’inverno

il melanconico istante… è l’Immenso.

 

Eppur m’è caro! E m’è triste!... e il suo immenso

fascino un po’ m’invita alla sua cena.

Che cosa mangia? Che mai beve l’inverno?

Mi chiedo… e so che inghiotte quel che piove,

zingaro… vagabondo che si copre

coi ghiacci delle steppe solitarie.

 

Chiamate nell’Immenso, oh solitarie

nevi tutta la mia cena!... e sia inverno

un mio amico che piove!.... Il buio ci copre.

Quadro di Arseny Ivanovich Meshchersky (1834-1902), Inverno. Il Ghiaccio si spezza, Tardo-Romanticismo e Realismo paesaggistico russo, 1878.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica VI Dicembre AD MMXX.

venerdì 4 dicembre 2020

La Nevicata

Mi hai detto: “È un velo bianco che ho pianto sul buio dell’inverno,

è la nenia del riposo che ripeto ai Sogni dei Vati.

 

È lo specchio per farti risplendere tutte le stelle

che danzano - intorno - girotondi folli alla Luna”.

 

Mi hai detto: “Guarda! Scivola! Danza!.... Indovina le scolte

dei fanciulli che dai letti sognano giuocare alla guerra,

 

lance degli Eroi… lance di ghiaccio lanciate nel buio

che il tuo cuscino raggiungono, fratellanza di Sogno e Vita”.

 

Brilla così di sera, come faro dei viaggiatori,

il tuo corpo di neve, raggelando il vento, o Dicembre.

Quadro di Ivàn Ivanovich Shishkin (1832-1898), Inverno nella Foresta, Tardo-Romanticismo e Realismo russo, Scuola dei Peredvizhniki (Pittori Itineranti), 1877.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì IV Dicembre AD MMXX.

Sonetto senza Rime - Lo so, la Luna è sulla Terra come

Lo so, la Luna è sulla terra come

guance di neve… come il bianco sguardo

dell’Inverno, slëale di tormenta -

le parole del suo cuore che tace.

 

La Luna è un bacio di cristalli limpidi

al tintinno dei rami e delle vie,

simili alle campanelle che trillano -

ai muschi appese - dei primi Presepi.

 

Oh scialbo crine! Oh corpo bianco! Oh glauca

apparenza nel buio del mio Dicembre!

Così vicina a me e alle mie illusioni!

 

Svanisci presto nel giorno che viene,

non più riluci espandendo il tuo volto,

ma torni agli astri dove baci il Sole.

Quadro di Oscar-Claude Monet (1840-1926), La Gazza, Impressionismo francese, 1869.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì IV Dicembre AD MMXX.

mercoledì 2 dicembre 2020

Sneguroçka - La Fanciulla di Neve, ossia Fantasia slava di una Nevicata di Dicembre

Svanì… come ombra fuggitiva dentro

la neve scialba. Svanì come un Sogno!

Ah, mia tormenta! tu la divorasti

nelle tue fauci dai denti più gelidi,

immani latrati porgendo nel vuoto del giorno.

 

Artigli e impronte di sangue dovunque

splendono, intanto, alle rive dei ben

poco o mai soleggiati Desideri,

come se fossero stuoli di Unni sulle sponde del Fato.

 

Ma bardo dell’inverno canta il mio

cuore che ha freddo l’esausta malia

dell’amaro risveglio dalla folle

illusione che l’ha preso e perduto,

i salici contando che - rimasti -

specchio al suo pianto dirotto consigliano il sale alle lagrime.

 

Pur nel frattempo

l’immensità della steppa dei Sogni

chiama per nome l’eterno del suo

volto… piovon di slitte per le vie

le sue orme sempre infantili dai piedi

femminei d’oro,

bei piedi di femmina, non di marmo orditi, ma ghiaccio,

non seno di carne coperto di sete, ma seno

di neve ricamato con le foglie vecchie dei salici.

 

… L’orma si perde nel Nulla profondo….

 

Due occhi-fiocchi di Luna! Un labbro sciolto

di sempiterna assenza!

Il canto solitario della steppa!

I giuochi d’azzardo dei Cosacchi che urlano bestemmie!

 

Questa è la leggenda della solita Dea. Nel buio,

la Fanciulla di Neve, lei… nemica del Sole!

Quadro di Viktor Mikhailovich Vasnetsov (1848-1926), La Principessa addormentata, Tardo-Romanticismo e Simbolismo russo, 1900-1926.

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì II Dicembre AD MMXX.

lunedì 3 febbraio 2020

Sonetto in Versi asclepiadei - Ma il Cielo pallido risplende estatico

Ma il cielo pallido risplende estatico
al cader della prima neve: e un flebile
soffio invisibile narra alle ramora
dei platani la verità.... Ora nevica.

Nevica su' agili spettri di nuvole,
sulle vie bianche della più oscura Ecate,
sopra le tegole dove cinguettano
gli ultimi passeri e le prime rondini.

Nevica su' orridi stagni dai ceruli
occhi selvaggi, e sugli spogli frassini,
che un po' mi guardano stupiti e stolidi.

Allor nel gelido manto del tremulo
inverno anch'io imparo a nevicar.... Lagrime
dall'occhio scendono... fredde lagrime

soltanto.

Arseny Meschersky, Paesaggio invernale con Slitta e Ghiaccio, Tardo-Romanticismo russo, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì III del Mese di Febbraio AD MMXX.

martedì 24 dicembre 2019

Il Biglietto degli Auguri

Rimanda il muto sguardo della steppa solitaria
e fredda, il tuo biglietto,
o innevato sospiro di Natale;
e squillano festose le campane,
come un tempo,
simili ai canti dei vecchi pastori con la zampogna e i capri.
Pur succede ora che,
per le gelide mani che lo porgono,
resta però un ricordo della quieta
tormenta, da un po' di Sole baciata;
e il cuore,
selvaggio postiglione che racapita le lettere d'Amore,
a mano scritte al fuoco della Luna,
come impazzando, s'inebria nel mare
dei reconditi auguri. 
"Oggi è nato per noi l'et(t)erno Amore,
oggi è nato per noi Cristo Signore".

Carl Frederik Aagaard, Un Bosco e un Ruscello tra la Neve, Tardo-Romanticismo tedesco, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XXIV del Mese di Dicembre AD MMXIX. In Gloria Dei.

Vigilia di Natale

Precipita la neve... forse; o forse
traluce il Sole sul pallido inverno
un po' al di là delle nebbie piccine....
Oggi, del resto, quando mi destai,
vidi la brina. Penso: forse è stata
la Luna che ha nevicata una parte
di se stessa, di Notte. No, non è
neve, né argento dell'occhio lunare,
né qualche Sogno che mi si è gelato
con l'arrivo dell'alba.... - E ora, c'è il Sole.
Ma all'immenso orizzonte, verso sera,
mi risplendono due o tre lumicini,
ascolto un canto, assaggio il vino caldo,
l'organo suona superni concenti;
vedo - tra i fiori rossi dell'altare
bianco - un giaciglio di paglia che dorme,
lo sguardo d'un Fanciullo e d'una Madre....
Nell'incanto fuggente del Natale, mi
splende tra gli Angioli il volto d'Iddio.

William Adolphe Bouguereau, Madonna con Angioli che suonano il Violino, Accademismo francese, 1881

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XXIV del Mese di Dicembre AD MMXIX. In Gloria Dei.

martedì 17 dicembre 2019

Il Velo dell'Inverno

Né più il meriggio mi fu così triste;
e ora, nelle lontane ombre dei boschi,
velano i corvi il mio cuore che trema
con la nebbia più fitta.

Joseph Farquharson, Paesaggio al Tramonto con Neve e Pecore, Tardo-Romanticismo scozzese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XVII del Mese di Dicembre AD MMXIX.

lunedì 16 dicembre 2019

Serata di Neve

Sembra che grandina ancora. Ma è inverno.
Così, sotto il mio attonito occhio, or nevica
bianco Dicembre. Né svanisce un po'
questa nebbia che si alza prima che urli
l'alba; né implora il mio cuore una stilla
di Sole. Sopra l'erba umida e secca,
prega di Notte il nostro vagabondo
sonno. 

Joseph Farquharson, Tardo Pomeriggio di Neve, Tardo-Romanticismo scozzese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XVI del Mese di Dicembre AD MMXIX.

domenica 15 dicembre 2019

Il Cristallo di Neve

Oltre le estinte vendemmie precipitano
sassi ghiacciati.
Ma tu chiamali neve!
Chiamali con il nome della brina!
Chiamali con i corni della nostra
lontananza perduta!
Eterna, irremovibile, perenne 
interminabil Notte, allora, a noi
risponderà di trista e tumultuosa
pena. - Per sempre divisi il mio dal
tuo orizzonte, mi restano due Sogni
e un cristallo di neve.

Joseph Farquharson, Paesaggio innevato di Giorno con Pecore, Tardo-Romanticismo scozzese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XV del Mese di Dicembre AD MMXIX.

Elegia - Inverno MMXIX

Voi, o ombre della Notte, discendete lente e leggere
sulla gelida nebbia.
Oh ombre! Oh ombre selvagge!....
Oh sera! Oh meriggio!.... Procede l'inverno nel vostro
tenebror di discordia, sui rami spogliati, sul freddo
suolo, sugli stagni muti... non so su quant'altro, fors'anche
sulle mie guance fredde
che si screpolano al vento, come fan le mani nei guanti.
Frattanto, intorno, la prima tormenta
ulula le sue note argentee e ferree.
Le urla al mio sonno, le grida alla mia
veglia. D'intorno, silenzio di steppa.

Joseph Farquharson, Pomeriggio in Inverno con Corvi e Impronte, Tardo-Romanticismo scozzese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XV del Mese di Dicembre AD MMXIX.

martedì 19 novembre 2019

Attimo notturno d'Autunno

Questa sera c'è un cielo grigio-viola,
un preludio alla neve. Forse a poco...
a poco scenderà il nevischio. Poi
i bianchi fiocchi

mi saranno graditi. Ho freddo, oh sera!....
Sento piovere fuori. La finestra
socchiusa mi dà spiragli di vento.
Scendono i ghiacci.

Allora, quasi sovvenendo al sonno,
odoro io forse le foglie bagnate,
i rametti che scricchiolano piano,
le vie piene di neve.

Ma poco oltre, tra i campi dell'amata
campagna, so che sta una cappellina.
So che vengono i Sogni e le speranze,
che il ghiaccio schiaccia una piccola croce,
sotto il mio sguardo.

Aiutami tu, oh Signore, a non disperare dell'inverno
che viene!

Peredvizhniki (Gruppo dei Pittori-Girovaghi), Una Foresta nella Neve e nel Ghiaccio, Tardo-Romanticismo russo, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XIX del Mese di Novembre AD MMXIX.