I.Sonetto - Mi getta la Foschia del bianco Inverno
Mi getta la foschia del bianco inverno
come
un dado del Fato sulla neve.
Esce
la via dell’Ignoto, uno scherzo
maligno,
un bieco sguardo che nel greve
tenebrore mi chiama a tanto eterno
silenzio,
imperituro urlo di un’Ebe
costretta
a piangere il giovine perno
dell’Autunno
sfumato. Ora, il mio lieve
passo
tramonta e si rialza sul ghiaccio,
da
folle pattinando per restare
in
piedi. E attendo il meriggio… e il suo bacio
appena
soleggiato, e il tormentare
della
Natura e dei rami. Ora giaccio
tra
le fole, oh sublime nevicare!
II.Sonetto - Giro per la
Campagna e vedo Tane
Giro
per la campagna e vedo tane
sepolte
dalla neve e rami bianchi
carichi
di abbaglianti foglie, fianchi
ghiacciati
e volti di nature arcane
che
piovono elementi freddi. Insane
arie
d’inverno, frattanto, gli stanchi
orizzonti
un po’ alluminano, branchi
di
nuvole soleggiate e lontane.
Io
sono in te, o Dicembre, nel tuo grato
abbraccio
che distrugge la Natura
per
darle una Primavera più nuova.
Io
ricambio il tuo sguardo e, alzando il dado
del
Destino, ora scopro nell’impura
neve
un piccolo fior che il Sogno approva.
III. Sonetto - Danza una
Foglia sullo Stagno infermo
Danza
una foglia sullo stagno infermo.
Mi
guarda… s’avvicina e dice piano
“Voglio
essere una ninfea”, poi lontano
discende…
annega… gorgoglia. Nel fermo
ondeggiare
del ghiaccio e nel suo sferzo
solo
la Morte suona… e il suo pantano
di
Sogni divorati… e un sonno arcano,
sì
che mi appare il regno dell’Inverno.
Va’,
cammina oltre il ponte un po’ innevato,
dove
il grigiore ha inghiottito anche il Sole,
e
le nebbie si schiudono e il dorato
ricordo
dell’Autunno ardisce e duole
nel
suo ghermirmi! Va’… ti ha divorato
il ghiaccio! Ma già colgo le tue viole.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Interno del Parco della Ghina di Borgolavezzaro dopo una Nevicata, XXIX-XII-MMXX.
Massimiliano Zaino di
Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXIX Dicembre AD MMXX.
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