Le tue culle mi sono solitarie,
come il silenzio che inghiotte la sera
quando - una muta via - abitudinarie
impronte mi riporta con la spera
di qualche stella. O Inverno, le tue varie
chiome ghiacciate la fredda preghiera
dei miei rami non odono, né le arie
infreddolite, né di smorta cera
l’imbrunir vecchio e tormentato. Allora,
il nostro sonno è sempre buio e romìto,
simile a gocce di ghiaccio che scioglie
se stesso nel profondo di un’altra ora
prossima all’alba. Ma nell’infinito
tuo regno ora ho un piacer che non si coglie,
né coglier si dêe. Foglie
eterne e irremovibili stan smorte
sulla tua neve, a me, eterne e assorte.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Una Via di Campagna con la Neve, XXIX-XII-MMXX |
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