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martedì 1 febbraio 2022

Sonetto - Non sento più Aër fresco intorno

Non sento più aër fresco intorno,

né mai il flüir delle parole umane

né vedo il volto degli amici, il giorno,

né le piazze con le loro fiumane.

 

Sì, della vostra mancanza lo scorno

intendo! ma lo affronto con le vane

spemi perdute e attendo quel ritorno

di me che non viene per cause insane.

 

Eppur volevo solo del sorriso;

ma adesso mi ritrovo solitario

in un dolor profondo che non sfama.

 

E nel silenzio, infine, m’ha conquiso

un gran tormento interiore, un sudario:

la Vita che per nome già mi chiama.

Dipinto di Gaston Bussière (1862–1928), Yseult la Bionda (Yseult la Blonde), Tardo-Romanticismo, Simbolismo, Accademismo francese, 1915 circa. Olio su Tela, 69,5x59,0 cm. Musée des Ursulines, Mâcon (Francia).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì I Febbraio AD MMXXII.

Sonetto - Non so più come Suonan le Campane

Non so più come suonan le campane,

l’organo che mäestoso risuona,

il labbio che la preghiera sprigiona

tra l’ombra di tante colonne anziane.

 

Non so più come tra le vie lontane

sen gìa la Musa che il mio cuor corona

e che questo mio cuor così abbandona

nell’immenso di angosce orrende e insane.

 

Ma solitario sono e prigioniero,

mentre scorre la nuova Primavera

come un’attesa o di Vita o di sfida.

 

Ma lungo il mio sfinito animo è nero

il ritorno di questa trista sera,

come Morte che dentro il cuor mi grida.

Dipinto di Gaston Bussière (1862–1928), La Morte del Prode (La Mort des Preux), Tardo-Romanticismo, Simbolismo, Accademismo francese, 1892. Olio su Tela, Dimensioni sconosciute. Collezione Private.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì I Febbraio AD MMXXII.

martedì 25 gennaio 2022

La Sindrome di Wotan. Sonetto - A volte sento che sono seduto

A volte sento che sono seduto,

come Wotan assiso sul suo scranno,

ad attendere il Fato sprovveduto

di gioia, ma ricolmo d’ogni affanno,

 

sento che va a perdurare un Dio muto,

che non mi parla e non mi ascolta e che hanno

i miei giorni una fin vicina, sputo

di attimi bui che pauroso mi sanno.

 

Allora anch’io vorrei farmi viandante,

con un occhio bendato per vedere

meno la Notte informe e le sue doglie..

 

vorrei cercar me stesso nel spasmante

incanto delle nebbie e del dolere..

un cuor che intende il mondo, (ama) e lo raccoglie.

Illustrazione di Arthur Rackham (1867-1939), I Corvi di Wotan (The Raves of Wotan), Illustrazione per la Tetralogia di Wilhelm Richard Wagner (1813-1883), 1911. Acquerello su Carta, Dimensioni sconosciute. Collezione Privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXV Gennaio AD MMXXII.

sabato 23 ottobre 2021

Madrigaletto notturno

A uno specchio la Notte parla, sono

io il suo riflesso nei sogni bugiardi,

e mi disperdo al tuono

dei suoi gelidi sguardi.

 

Vorrei inebriarmi di questo tramonto,

occhio roseo che tende al nero-scuro,

vorrei udir il racconto

di chi parla oltre il muro.

 

Notte di freddo di nebbia di pianto

che mi riavvolgi in una fredda sciarpa,

lasciami dunque al canto,

lasciami quindi all'arpa!

Dipinto di Jan Havickszoon Steen (1626-1679), Autoritratto come Suonatore di Liuto, Realismo barocco olandese, 1645 circa. Olio su Tela. Collezione imprecisata e ignota.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XXIII Ottobre AD MMXXI.

mercoledì 20 ottobre 2021

Strofe saffiche in Endecasillabi rolliani - Naufragio autunnale

Sono io la pallida nebbia del cuore,

sono io la tremula foglia d’Autunno,

i sogni tramontano lungo la sera,

placido eterno.

 

Sono io l’orribile notte d’Ottobre,

le foglie fragili cadute a terra,

le ombre degli aceri, le urla dei platani,

dolce naufragio.

 

Naufrago d’algide forme nel mare

dove m’abbacina una marea oscura

e che m’obnubila e che mi richiama

e che mi annega,

 

mentre mi sibila cantiche amare

di ninfe e d’alighe e d’epitalàmi

mentre si dondolano l’erubiscenti

foglie d’Autunno

 

che lalofobiche parlano mute

dove le inghiottono le terre edàci.

Allora mi agito. Cado nel buio.. e

naufrago.. e naufrago,

 

m’anniento nell’Autunno, avido eterno.

Fotografia dell'Autore stesso, Ocra d'Autunno, Martedì XIX Ottobre AD MMXXI.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XX Ottobre AD MMXXI.

martedì 19 ottobre 2021

Codardia

Sfidar non posso Morte e dir che son

vissuto. Ma tu, amica dalle nere

forme, forse mi attendi, onde il tuo assalto

nel cuor m’infiamma; e vai cercando l’attimo

propizio e il vaticinio maledetto,

e la scacchiera e la clessidra orrenda

e il giusto inganno e la feroce spada,

col tuo sapor di buio e le tue ombre e larve

e col tuo canto mesto e novembrino

e quelle chiome di ghirlande scialbe,

e quei sudari e quel tristo aspersorio

dalle campane funebri annunziati

come Angioli di maledette schiere.

Oh nera amica, non amai, non feci!

Ma piango impallidendo; il mio Destino

in tanto orror poi si dilegua e trema.

Nel cuor che strilla accenti di soffrenza

io vissi sanza pièta e sanza Amore.

Dipinto di Désiré Thomassin-Renard (1858-1933), Ritornando dalla Caccia durante il Tramonto, Realismo, Tardo-Romanticismo, Post-Impressionismo austriaco, 1933. Olio su Tela, 55x75 cm. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XIX Ottobre AD MMXXI.

lunedì 18 ottobre 2021

Canzone di Sestina lirica - Mi stimolano il Pianto queste Foglie

Mi stimolano il pianto queste foglie

pallide e questa stagione ottobrina

e il Sole che tramonta impallidendo

nel buio dell’Alpe e delle paglie fredde,

come una mano che saluta in lagrime

di sangue i campi, la nebbia e il mio cuore.

 

Allor m’è triste il cielo e di quel cuore

che la nebbia m’allumina e quelle foglie

che precipitan come amare lagrime

la quieta si bea Natura ottobrina,

dond’io le prendo le mani un po’ fredde

con un bacio che ride impallidendo.

 

Ma è silenzio. Ombre eterne impallidendo

incedono e mi devastano il cuore,

e mi ripetono urla di ore fredde,

e mi chiamano al nome delle foglie

cadute sulla belletta ottobrina,

e mi bendano gli occhi e queste lagrime,

 

e i pensieri soffrenti e ancor più lagrime,

e i pigolii dei boschi che impallidendo

vanno a dormire nell’aura ottobrina.

Così dischiudo il tremolante cuore,

donde si appiglia al cader delle foglie

pensando cader sulle terre fredde.

 

Oh autunnal dolore! Oh nebbia! Oh fredde

chiome di querce che sperdono lagrime

vestute di scarnite e inani foglie!...

Voi mi siete nel duol impallidendo

profonda gioia, onde vi richiama il cuore,

come piacer di mestizia ottobrina.

 

Ma quest’Anima anch’essa buia e ottobrina,

che dentro me si riempie di ombre fredde,

naufragando nei vostri occhi il suo cuore

annienta; e sente grida e ascolta lagrime

e pinge il Sole morto e, impallidendo,

somiglia al cader dell’ultime foglie.

 

Come ottobrina Morte le mie foglie

sono fredde; ma gelido è anche il cuore.

Impallidendo scendono le lagrime. 

Fotografia dell'Autore stesso, L'Autunno ritarda, Lunedì XVIII Ottobre AD MMXXI.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XVIII Ottobre AD MMXXI.

venerdì 15 ottobre 2021

Sonetto - Foglie scialbe M’attestano che il Tempo

Foglie scialbe m'attestano che il tempo

scorre senza fermarsi ed è la sera,

è una voragine immensa di vento

di buio e di duolo è un'immagine altera

 

dei rami spogli e del tramonto spento

che mi distende sopra la scogliera

dei sogni e del riposo disattento

e della più disattenta preghiera.

 

Come d'Autunno, la mia Anima crolla

dalla sua gioventù amata ma sanza

Amore, onde vienmi il grigior di brume.

 

Ma custodisco come in un'ampolla

quelle pallide foglie strette in danza

che ai miei dì tolgono ogni ombra e ogni lume.

Dipinto di John Atkinson Grimshaw (1836-1893), Ultimi Giorni d'Ottobre (Late October), Tardo-Romanticismo, Realismo, Pre-Simbolismo, Impressionismo inglese, 1882. Olio su Tela, 46x35,5 cm. Collezione non precisata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XV Ottobre AD MMXXI.

venerdì 8 ottobre 2021

Sublimazione

M'anniento

 

Nel rimorso non ritrovo

che la vecchia via

dei miseri sogni

 

Avrei voluto

baciare le trecce

della sera

 

Rinuncio..

 

m'immergo

nella nebbia profonda,

pallida Luna

Dipinto di Jan Styka (1858-1925), Nerone a Baia, Tardo-Romanticismo, Simbolismo, Accademismo polacco, 1900. Olio su Tela. Collezione privata.
Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì VIII Ottobre AD MMXXI.

giovedì 2 settembre 2021

La Vestale

I. Dimmi, oh vergine, quanto è il tempo ancora

del fuoco sacro, quando l’alimenti

con la tua bianca veste e che la mora

 

Notte allumina, sacra agli Elementi,

oh invisibile Dea e ampia gioventù,

donde in cuor oblii i sorrisi gaudenti

 

de l’età verginea!... Di’ quel che fu,

Sibilla amata, ai reconditi Abissi,

e che era un giorno e non sarà mai più..

 

tu, con gli occhi di cera e persi e fissi

oltre l’arcano dei vecchi orizzonti

e oltre l’Appia dai scarni crocefissi,

 

come uno sguardo nel vacuo avvenire.

Ma è una parola sola ed è Morire!

 

II. Tu passi e credi… Non vedi il mio sguardo,

non senti il mio occhio che forse indovina

dal peplo il fior del seno malïardo,

 

è il giovine tuo petto che trascina

nascosto avvinto, svelato bramoso,

che all’aër si erge della tua mattina

 

in un lieve sospiro rigoglioso,

come un incanto di terra straniera,

d’Amor ignaro, l’Egitto sabbioso..

 

e tu mi sembri una Dea lusinghiera.

Sei forse tu Pandemia che alle tube

dei Cesari festanti a’ la preghiera

 

volgi di chi ti chiama, oh dolce nube,

come illibato ventre o come pube

 

III. di non detti pensieri?... Ma nasconde

il tuo velo mistero assai profondo.

Folle! Oh, folle! Potrei io veder le onde,

 

forse, primigenie del rubicondo

arcano della Vita? No!... Chi sei?...

Cosa mi chiude questo vagabondo

 

tuo corpo? Sei forse tu Mâyâ, agli Dei

empio velame bramato.. sprezzato

che, sempre ai caldi baci e agli imenei

 

fuggendo, il triste sorregge lor Fato

e la menzogna e l’apparir di tutto,

con il tocco leggero del tuo fiato?...

 

E ora m’appari vestita di lutto.

Chi è morto?... Ormai impazzisco.. ora il tuo frutto

 

IV. di vergine languore mi richiama,

come una vecchia impronta di follia,

tu donna.. tu Vestale, orrida brama..

 

su’ forza, al fuoco! Tu, che sei malia

per le are oscene della Notte-Roma,

dalle labbia violate in sulla via,

 

non sacerdotessa, ma schiava doma:

domata dai miei baci, dal mio dire,

dal tuo cuore di vecchio ottuso automa..

 

e poi?... E poi?... Ancora quel detto, “Morire!”,

tornar nel ventre di terra-fanciulla,

nascere.. nuovamente.. e poi?.. Languire.

 

Ma in un sepolcro di pietra e betulla

tu riveli il Mistero: il Nulla!... il Nulla!

Dipinto di Vittorio Matteo Corcos (1859-1933), La Vestale, Accademismo, Neo-Classicismo, Classicismo italiano, 1900 circa. Olio su Tela. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì II Settembre AD MMXXI.

martedì 31 agosto 2021

Sonetto - L’Inquieto ha Forme tremende e M’è odioso

L’Inquieto ha forme tremende e m’è odioso,

è una spira di angosce furibonde;

vorrei conoscere soltanto il brioso

avvenire o la Fine. Ma iraconde

 

furie mi proibiscono il cencioso

loro incontro, né le ombre vagabonde

svaniscono a’ miei occhi, né l’imperioso

Fato mi libera a ore più gioconde

 

dove ogni cosa m’è chiara e saputa.

No! Sempre è sera e vien presto la Notte,

e non c’è la Luna, non c’è disio

 

né sogno o attesa ma noia a me più muta.

M’avvince il Nulla: l’eterne mie lotte

si disciolgono, imperituro oblio.

Dipinto di Arnold Böcklin (1827-1901), Autoritratto con la Morte che suona il Violino, Tardo-Romanticismo, Simbolismo svizzero-tedesco, 1872 circa. Olio su Tela. Alte Nationalgalerie, Berlino
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXXI Agosto AD MMXXI.

lunedì 5 luglio 2021

Sera

Fogliami d’oro per l’Estate, rami

senza fine protesi alle lanterne

dei crepuscoli con lucciole falbe,

canti d’insetti per le rive senza

vergogna di ombre… E tanti richiami

per nottole e per le fredde viverne,

per le montagne della Luna scialbe,

come in un sogno o più in una parvenza

che toglie al Sole i suoi raggi leggeri,

che toglie ai vivi il respiro che vola

palpitando segreti e poi pensieri

anche se muto sta di ogni parola.

Ma al crepuscolo buio solamente io

resto e confuso e cieco e solitario

ambiguo nel mio eterno amico oblio

e nel mio dolor abitudinario.

Quadro di Arnold Böcklin (1827-1901), L'Isola dei Morti, III Versione, Simbolismo tedesco, 1883. Alte Nationalgalerie, Berlino.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì V Luglio AD MMXXI.