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giovedì 2 settembre 2021

La Vestale

I. Dimmi, oh vergine, quanto è il tempo ancora

del fuoco sacro, quando l’alimenti

con la tua bianca veste e che la mora

 

Notte allumina, sacra agli Elementi,

oh invisibile Dea e ampia gioventù,

donde in cuor oblii i sorrisi gaudenti

 

de l’età verginea!... Di’ quel che fu,

Sibilla amata, ai reconditi Abissi,

e che era un giorno e non sarà mai più..

 

tu, con gli occhi di cera e persi e fissi

oltre l’arcano dei vecchi orizzonti

e oltre l’Appia dai scarni crocefissi,

 

come uno sguardo nel vacuo avvenire.

Ma è una parola sola ed è Morire!

 

II. Tu passi e credi… Non vedi il mio sguardo,

non senti il mio occhio che forse indovina

dal peplo il fior del seno malïardo,

 

è il giovine tuo petto che trascina

nascosto avvinto, svelato bramoso,

che all’aër si erge della tua mattina

 

in un lieve sospiro rigoglioso,

come un incanto di terra straniera,

d’Amor ignaro, l’Egitto sabbioso..

 

e tu mi sembri una Dea lusinghiera.

Sei forse tu Pandemia che alle tube

dei Cesari festanti a’ la preghiera

 

volgi di chi ti chiama, oh dolce nube,

come illibato ventre o come pube

 

III. di non detti pensieri?... Ma nasconde

il tuo velo mistero assai profondo.

Folle! Oh, folle! Potrei io veder le onde,

 

forse, primigenie del rubicondo

arcano della Vita? No!... Chi sei?...

Cosa mi chiude questo vagabondo

 

tuo corpo? Sei forse tu Mâyâ, agli Dei

empio velame bramato.. sprezzato

che, sempre ai caldi baci e agli imenei

 

fuggendo, il triste sorregge lor Fato

e la menzogna e l’apparir di tutto,

con il tocco leggero del tuo fiato?...

 

E ora m’appari vestita di lutto.

Chi è morto?... Ormai impazzisco.. ora il tuo frutto

 

IV. di vergine languore mi richiama,

come una vecchia impronta di follia,

tu donna.. tu Vestale, orrida brama..

 

su’ forza, al fuoco! Tu, che sei malia

per le are oscene della Notte-Roma,

dalle labbia violate in sulla via,

 

non sacerdotessa, ma schiava doma:

domata dai miei baci, dal mio dire,

dal tuo cuore di vecchio ottuso automa..

 

e poi?... E poi?... Ancora quel detto, “Morire!”,

tornar nel ventre di terra-fanciulla,

nascere.. nuovamente.. e poi?.. Languire.

 

Ma in un sepolcro di pietra e betulla

tu riveli il Mistero: il Nulla!... il Nulla!

Dipinto di Vittorio Matteo Corcos (1859-1933), La Vestale, Accademismo, Neo-Classicismo, Classicismo italiano, 1900 circa. Olio su Tela. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì II Settembre AD MMXXI.

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