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martedì 25 gennaio 2022

La Sindrome di Wotan. Sonetto - A volte sento che sono seduto

A volte sento che sono seduto,

come Wotan assiso sul suo scranno,

ad attendere il Fato sprovveduto

di gioia, ma ricolmo d’ogni affanno,

 

sento che va a perdurare un Dio muto,

che non mi parla e non mi ascolta e che hanno

i miei giorni una fin vicina, sputo

di attimi bui che pauroso mi sanno.

 

Allora anch’io vorrei farmi viandante,

con un occhio bendato per vedere

meno la Notte informe e le sue doglie..

 

vorrei cercar me stesso nel spasmante

incanto delle nebbie e del dolere..

un cuor che intende il mondo, (ama) e lo raccoglie.

Illustrazione di Arthur Rackham (1867-1939), I Corvi di Wotan (The Raves of Wotan), Illustrazione per la Tetralogia di Wilhelm Richard Wagner (1813-1883), 1911. Acquerello su Carta, Dimensioni sconosciute. Collezione Privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXV Gennaio AD MMXXII.

mercoledì 27 gennaio 2021

Il Viandante di Erda

Sospirando disperse il lasso assillo

la follia sovrumana e la melliflua

Luna. Soltanto rimase la Notte:

disperato vagai nel Nulla… offersi

corrivi sagrifizi di rumori

assordanti, le grida d’una fiera,

ai piedi della sanguinante terra.

E ancora un’altra volta

erro per fio per le tremende lande…

senza una meta, tutto ansante e a trotto.

Oh inabissata regione delle alte

nebbie! Balbetta il Nibelungo al bello

sguardo delle Sirene. E io t’ho ghermita,

Natura!.... Ti ho rapiti

i Misteri e i segreti dal sereno

crine di trecce con la freccia di orridi

propositi. Dominai l’orbe intero

e, io! lupo di Hati, inghiottii la Luna.

Ma ora che la follia,

come un’eclisse, è sùbito svanita,

non ho più un letto dove riposare,

e il rimorso mi sperde nei contorti

sentieri dalle buie ombre di sepolcri

desideranti il mio nome bandito.

Ti offesi, Erda! Dea madre della Terra!

E su di me hai versato il vivo sangue

degli innocenti, la vendetta bruta

del tuo regno infinito.

Matto gli attimi ormai tanto richiamo

della mia infanzia primigenia e zitta.

Ma intorno ho giorni di stormo crudele.

E così sulle rune leggo solo

una parola sconfortante e vile:

“Tu sei la malattia”.


Oh Erda! Plasmasti furiosa gli Oceani…

e io ho voluto dare a te il mio volto,

imprimere in te la chiave di questa

mia mente sofferente e tracotante,

e bramai somigliare al Genio eterno

che ti creò. Brucia il mio Sogno di folle.

Sto scavando la mia tomba sui tronchi

delle tue querce da me un dì annientate,

e quando avrò finito mi farai

vedere come sono:

verme di buio nel lucente tuo mare.

Illustrazione di Arthur Rackham (1867-1939), Erda si rivela a Wotan, Tardo-Romanticismo fiabesco inglese, 1910.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XXVII Gennaio AD MMXXI.