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mercoledì 27 gennaio 2021

Il Viandante di Erda

Sospirando disperse il lasso assillo

la follia sovrumana e la melliflua

Luna. Soltanto rimase la Notte:

disperato vagai nel Nulla… offersi

corrivi sagrifizi di rumori

assordanti, le grida d’una fiera,

ai piedi della sanguinante terra.

E ancora un’altra volta

erro per fio per le tremende lande…

senza una meta, tutto ansante e a trotto.

Oh inabissata regione delle alte

nebbie! Balbetta il Nibelungo al bello

sguardo delle Sirene. E io t’ho ghermita,

Natura!.... Ti ho rapiti

i Misteri e i segreti dal sereno

crine di trecce con la freccia di orridi

propositi. Dominai l’orbe intero

e, io! lupo di Hati, inghiottii la Luna.

Ma ora che la follia,

come un’eclisse, è sùbito svanita,

non ho più un letto dove riposare,

e il rimorso mi sperde nei contorti

sentieri dalle buie ombre di sepolcri

desideranti il mio nome bandito.

Ti offesi, Erda! Dea madre della Terra!

E su di me hai versato il vivo sangue

degli innocenti, la vendetta bruta

del tuo regno infinito.

Matto gli attimi ormai tanto richiamo

della mia infanzia primigenia e zitta.

Ma intorno ho giorni di stormo crudele.

E così sulle rune leggo solo

una parola sconfortante e vile:

“Tu sei la malattia”.


Oh Erda! Plasmasti furiosa gli Oceani…

e io ho voluto dare a te il mio volto,

imprimere in te la chiave di questa

mia mente sofferente e tracotante,

e bramai somigliare al Genio eterno

che ti creò. Brucia il mio Sogno di folle.

Sto scavando la mia tomba sui tronchi

delle tue querce da me un dì annientate,

e quando avrò finito mi farai

vedere come sono:

verme di buio nel lucente tuo mare.

Illustrazione di Arthur Rackham (1867-1939), Erda si rivela a Wotan, Tardo-Romanticismo fiabesco inglese, 1910.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XXVII Gennaio AD MMXXI.