A volte sento che sono seduto,
come Wotan assiso sul suo scranno,
ad attendere il Fato sprovveduto
di gioia, ma ricolmo d’ogni affanno,
sento che va a perdurare un Dio muto,
che non mi parla e non mi ascolta e che
hanno
i miei giorni una fin vicina, sputo
di attimi bui che pauroso mi sanno.
Allora anch’io vorrei farmi viandante,
con un occhio bendato per vedere
meno la Notte informe e le sue doglie..
vorrei cercar me stesso nel spasmante
incanto delle nebbie e del dolere..
un cuor che intende il mondo, (ama) e lo raccoglie.
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