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giovedì 12 agosto 2021

Madrigale - Sento gli Accordi di vitreo Läùto

Sento gli accordi di vitreo läùto,

è forse nell’estate che trapassa

lamento delle spiagge, ove il perduto

 

naufrago ode la Morte e la carcassa

delle onde e i suoi derelitti vascelli

e la sabbia che preme, dalla lassa

 

vita fatta di piccoli granelli.

Che belle sabbie! Bionde come capei

di Dee! E che suoni e che canti ribelli,

 

giovïali inni di dolci imenei,

incanti di una musica un po’ adagia,

malïarda ora d’uomini e di Dei!

 

No! è l’arpa di una Naiade malvagia,

una chimera del cuore di Agosto,

sugli scogli un’Arpia orrenda e randagia

cui mi avvicino… Il naufragio è nascosto.

 

Quadro di Cesare Saccaggi (1868-1934), Alma Natura Ave!, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Simbolismo italiano, 1898. Pastello su Carta applicata su Tela. Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XII Agosto AD MMXXI.

sabato 31 luglio 2021

Temporale di Fine Luglio

Nero.. come l’Oceano che brucia

per i lampi dell’avida tempesta..

oh mio caro orizzonte, sei tu queste

grandi pupille di bistro e di pece

che mi osservano!...

io naufrago negli Elementi, naufrago

nei tuoni silenziosi, nelle folgori

senza voce,

ubertose doglianze delle nubi..

io naufrago sui penultimi scogli,

remigando nel cielo violaceo,

naufrago sulle guglie un po’ malate

delle foglie di placidi giganti

piegati.. avvinti dal vento bugiardo,

pronti al prossimo pianto

d’Autunno.

E in quell'Autunno io vado a naufragare.

Dipinto di Andreas Achenbach (1815-1910), Alba presso la Costa della Sicilia, Romanticismo, Tardo-Romanticismo paesaggistico tedesco, 1847. Olio su Tela. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XXXI Luglio AD MMXXI.


giovedì 22 luglio 2021

Meriggiar di Luglio

Rapite l’ellere

dal Sole in fuoco

sui vecchi muri..

e ora piovigginano

come per giuoco

siderei oscuri

ardori.

 

E i campi piegano

i girasoli,

e le cascine -

sembra che brillino,

e neri voli

di beccaccine

 

su stoppie irridono

i mietitori

del grano biondo,

come fantasimi,

e vecchi fiori

e vagabondo

 

petalo di iris…

Io vedo.. io sento

che tutto dorme

un sonno.. un incubo,

veglia e tormento

d’ombra difforme,

 

sento che gridano

gli occhi accaldati

della Natura,

le labbia che urlano

degli ermi irati

e della Luna,

 

singhiozzi di algidi

ghiacci disciolti,

come veleno,

l’immenso Oceano

dai mille volti,

morir il fieno,

 

rane che chiamano

sopra il mio stagno

delle ninfee..

chiamano.. chiamano

l’ora del bagno

virenti Dee

nelle risaie.

 

Allora è un palpito,

brucia la sabbia

del mio deserto,

l’orizzonte è arido

e, come rabbia,

sedendo avverto

la Morte.

Dipinto di Vasilij Vasil'evič Vereščagin (1842-1904), L'Apoteosi della Guerra, Realismo, Simbolismo russo, 1871. Olio su Tela. Tretyakov Gallery, Mosca.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XXII Luglio AD MMXXI.

domenica 11 luglio 2021

Ode pindarica all’Estate

Di vampa d’oro m’è il giorno d’Estate

e il suo sorriso. Andate

oh frequenti disii sopra i bei campi

e rischiarite il mio orizzonte falbo

con un nuvolo scialbo

con un ritorno di leggeri lampi..

 

con il Mistero del vostro orizzonte,

con la vostra alta fronte,

con i piccoli fiocchi dei soffioni

che volano per la campagna al Sole

sur d’un campo di viole

sotto il volo dei ceruli rondoni!...

 

Oh Estate, amica mia e rival sì balda

dalla tua guancia calda

dalle tue labbia odorose di foglie

bagnate al primo urlar del Temporale,

dalle tue implacate ale

che la bocca del vento e bacia e coglie,

 

come leggera fiamma nell’Ignoto

al qual io sto devoto,

ti ho narrato i disii del cuore mio,

dimmi tu dove corri dove voli

dove sono i tuoi assoli,

dimmi di che sembianze è il tuo disio!

Quadro di Thomas Gainsborough (1727-1788), Riva del Mare con Pescatori, Paesaggistica inglese, 1781-1782. National Gallery of Art, Washington.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XI Luglio AD MMXXI.

lunedì 5 luglio 2021

Sera

Fogliami d’oro per l’Estate, rami

senza fine protesi alle lanterne

dei crepuscoli con lucciole falbe,

canti d’insetti per le rive senza

vergogna di ombre… E tanti richiami

per nottole e per le fredde viverne,

per le montagne della Luna scialbe,

come in un sogno o più in una parvenza

che toglie al Sole i suoi raggi leggeri,

che toglie ai vivi il respiro che vola

palpitando segreti e poi pensieri

anche se muto sta di ogni parola.

Ma al crepuscolo buio solamente io

resto e confuso e cieco e solitario

ambiguo nel mio eterno amico oblio

e nel mio dolor abitudinario.

Quadro di Arnold Böcklin (1827-1901), L'Isola dei Morti, III Versione, Simbolismo tedesco, 1883. Alte Nationalgalerie, Berlino.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì V Luglio AD MMXXI.

Meriggio di Luglio

Come fievole arpeggio di silenzio,

come mi parla il meriggiar che vola

ai campi, come afona parola

ubriaca d’assenzio..

 

oh mia Estate, tu se’! E all’ombra del Sole

accordo una canzone sul laùto,

una romanza alle assetate viore

che non ho più veduto.  

 

Ma mi obnubila questa fiamma ardente

che va a girandolar pel grano secco

e somiglio alla foglia di un cadente

ramicel.. d’uno stecco.

 

Non ho più forza sul laùto stanco,

noi Trovatori genìa siam di sera,

siam figli dell’inverno assente e bianco,

la nebbia che dispera.

Quadro di Frans Hals (1580-1666), Giovane Suonatore di Liuto girato a Destra, Barocco olandese, 1625. Museo del Louvre, Parigi.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì V Luglio AD MMXXI.

giovedì 1 luglio 2021

Luglio

Luglio: come sospiro perle e mare,

un battito di grano sulle querce,

come sguardi d'Egeo infiniti, come

vecchie canzoni di Naiadi sagge,

scalpiccii di onde di destrieri e di ombre,

vanno le impronte dei boschi sui monti,

silenzio sulle spiagge e sugli scogli.

Luglio: miracolo antico di Sole,

sacrifici frequenti di sorrisi,

come le cimbe che scorrono i mari,

come le navi lontane e leggere,

poi sovviene la Luna, argento in volto,

la sera lunga, il Tramonto immortale,

come un naufragio sulle stelle bianche.

Quadro di Lev Lagorio (1826-1905), Un Faro, Tardo-Romanticismo, Realismo russo, 1895.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì I Luglio AD MMXXI.

lunedì 28 giugno 2021

Impressioni - Attimi estivi

Cinguettii di ramora esanimi -

un canto muto al Sole

un murmure amaro di foglie

mosse dal passo caldo

dell’invisibile vento

un delirio di aspre bestemmie

al frumento che invecchia

come ricordi come sogni

come agitazioni perenni

dei campi

 

Le alghe non cinguettano in mare -

i naufraghi non cantano

non parlano i vecchi relitti

le ceste sopra le onde

il sale non dice non chiama

la neve delle vette -

non conosce le cantiche

del mondo in basso che grida -

e tutto urla il silenzio

del tempo

 

Io so che la rondine prende

il Sole sul suo nido -

fedeli compagni i suoi piccoli

com’è la mia ombra buia -

io so che pioggerella il fuoco

della bianca salsedine

delle frane orrende dei colli

di una Luna di assenza

come veleno brutale

per le labbra suicide

di un lago

 

Io so che disfida la gracchia

sulle rotaie nere

il destriero fatto di ferro

per morire da Eroe

alla mia finestra - all’applauso

dei cani che le abbaiano -

passa il treno - fischia - la gracchia

fa un saltello e poi vola

vola a gabbare la Morte

a irridere il suo Destino

e allora ritorna contenta

a rubare dai campi

e ride

 

Io so che su un’altra panchina

ci sono delle maschere

bugiarde che credono al Nulla -

come bimbi che ignorano

le favole presso la nanna -

come folli che avvelenano

il mondo - come vermi

di una tomba

Quadro di Oscar-Claude Monet (1840-1926), La Passeggiata - Donna con il Parasole, Impressionismo francese, 1875.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XXVIII Giugno AD MMXXI.

domenica 27 giugno 2021

Impressioni - Suoni dell'Estate

Suoni caldi il Sole tramonta -

silenzio immortalato

dalla Luna bianca che canta

con la bocca bendata

di luce

 

Suoni freddi il buio che respira

la Notte che mi veste

l'inquietudine amara

degli incubi tristi - che piangono

ridendo

 

I sigari in bocca non cantano

odorano di sale -

le conchiglie fumano canti

di sconfinate perle

 

Suoni assenti suoni tacenti

muti profondamente

attoniti e nudi - che gridano

soliloqui di assenzio

bollito

 

E il mare.. e il mare.. ei naufraga ora

dentro gli abissi ignoti

della terra madre - del cuore -

e rimane come uno scheletro

di tomba

 

senza più compagni di viaggio

senza le sue canzoni

portandomi a sé e mi deforma -

scogli pungenti e irti -

follia

Quadro di Edvard Munch (1863-1944), L'Urlo, Espressionismo norvegese, 1893-1910.
Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXVI Giugno AD MMXXI.


mercoledì 23 giugno 2021

Ninfee

Son tante piccole impronte di Ninfe,

sono i bei nascondigli delle rane,

profondamente immerse nello stagno.

Poi, quando vado via, le chiama a una a una

vespro selvaggio con le malie arcane

nel tramonto dell’ultimo lor bagno,

come cesie fiammelle della Luna.

So che ogni sera c’è sempre qualcuna

che in inganno vien tratta e che va a uscire

dalle onde - che la san cullar nel fresco -

e, fatta donna, ivi si fa rapire

dal buio del Sole, roseo fior di pesco,

come da un eroe argivo e furibondo.

Così mi dice il giorno dopo. Io guardo

e vedo che ne manca una.. una bella,

la stessa che sembrava andar pe’ il mondo,

con il fior d’oro.. oro di gattopardo,

splendente argento di lucente stella.

“Sei tu che mi rapisci le ninfee?”.

Un vocio dallo stagno, una parola..

a me.. confuso con la Notte oscura.

“No! Non son io che ti tolgo le Dee!”

e la mia voce si disperde e vola,

come un’ingiuria che suona un po’ dura.

Ma so che il vespro ogni volta promette

a queste Ninfe un talamo e un miraggio..

so che le chiama sue amiche e dilette,

le abbaglia e le rapisce da selvaggio;

le fa danzare della Luna al chiaro,

le trascina ritmando un po’ di vento,

poi viene l’attimo dell’addio amaro:

all’alba le abbandona nel tormento.

Così si ritrasformano in bei fiori,

ma fuori son dall’acque e Morte chiama,

si frantumano in brividi e in pallori,

l’incantesimo ha fine e le dipana.

E sono petali intensi e spogliati,

quelli che vedo nel bosco di giorno..

nello stagno ci son altri e contati

sono quasi trecento e più d’intorno.

Ogni sera un svanisce e muore e spira,

allunga il vespro le sue mani irrise,

e quando nemmen una più si aggira..

e quando tutte son state recise

so che l’Estate è finita e tramonta,

so che viene l’Autunno, figlio di Ebe,

che ogni rana non sa e più non racconta

le storie d’uno stagno e d’una siepe.

Allora brinderò a voi, care Ninfe,

mi sembrerà di scorgere i vostri algidi

spettri tra le orbe nebbie delle terre

asciutte, come ragne di urli pallidi,

come mille fantasmi di aspre guerre,

mentre attendete di rinascere, o alighe,

dal sonno di Persefòne e da oblio,

per essere rapite dalle nuove

sere della futura Estate. Addio!

Quadro di Oscar-Claude Monet (1840-1926), Ninfee, Impressionismo francese, 1906.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XXIII Giugno AD MMXXI.