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martedì 2 novembre 2021

II Novembre - Requiem Aeternam

Come mormorano e ombre e nebbie e autunno!

Ed è silenzio.. devastato Immenso

grida ingiurie di tacite parole,

 

e sembra l’Ade, col suo sguardo intenso,

con i vagiti delle Anime sole,

e co’ i filari di lapidi e croci.

 

Frattanto splendono i lumini scialbi,

come fiammelle nel buio della sera,

mentre cantano i corvi oscuri salmi.

 

Sanguinan le stimmate della terra,

fosse profonde nell’algido Abisso:

quest’altro chiama al viaggio che non torna.

 

Quest’è dell’empio riposo la guerra,

è il racconto d’un vecchio crocifisso,

il tempo che il dormiente ben difforma.

 

Oh immensità di Novembre e di Morte!

L’erubescente tuo ultimo tramonto

spande campane di altri funerali,

 

come la voce dell’unica Sorte

che per chiunque attende estremo affronto,

falce e scacchi dei ceruli mortali.

 

Così finisce anche la tua vendemmia,

dentro i calici il mosto è ormai veleno,

la nebbia già ti avvolge del suo imperio.

 

Un ubriaco crolla e poi bestemmia,

sputa del sangue sull’ultimo fieno,

della Vita col vin fece adulterio.

 

Allora viene l’inverno.. la tomba,

un’illusione di sudori e vermi

che sognano per essere ancor Uomo.

 

Ma squilla e grida una tremenda tromba:

“Vi chiedo: amaste voi, fragili germi?”..

tremor, silenzio d’ogni ossa e ogni atòmo.

 

Poi un Angiolo li prende e li conduce

in un regno d’Amore e di riposo,

dove l’umano al Divin ben s’alterna.

 

Ma la terra d’ossami ancor riluce,

e il cimitero resta silenzioso,

e s’erge il pianto per i cari estinti.

 

Dormienti, splenda a voi la luce etterna!

Dipinto di Caspar David Friedrich (1774-1840), Abbazia nel Querceto (Abtei im Eichwald), Romanticismo, Pre-Simbolismo tedesco, 1809-1810. Olio su Tela, 110,4x171 cm. Alte Nationalgalerie, Berlino.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì II Novembre AD MMXXI.

sabato 23 ottobre 2021

Madrigaletto notturno

A uno specchio la Notte parla, sono

io il suo riflesso nei sogni bugiardi,

e mi disperdo al tuono

dei suoi gelidi sguardi.

 

Vorrei inebriarmi di questo tramonto,

occhio roseo che tende al nero-scuro,

vorrei udir il racconto

di chi parla oltre il muro.

 

Notte di freddo di nebbia di pianto

che mi riavvolgi in una fredda sciarpa,

lasciami dunque al canto,

lasciami quindi all'arpa!

Dipinto di Jan Havickszoon Steen (1626-1679), Autoritratto come Suonatore di Liuto, Realismo barocco olandese, 1645 circa. Olio su Tela. Collezione imprecisata e ignota.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XXIII Ottobre AD MMXXI.

giovedì 21 ottobre 2021

Sonetto - Temo esalar indarno inane Vita

Temo esalar indarno inane Vita,

per nullo Amor ruggente sofferendo

e per il tempo che scorre tremendo

e le stagioni dall’ombra assopita,

 

e per quest’Anima in cuor già smarrita,

e quelle notti di sogni dove attendo

del vivere l’invito che va offrendo

nel ciel la Luna stanca e impallidita.

 

Ma morrò privo d’Amore e di baci,

come muore il deserto sotto il Sole

nell’infinito aëre solitario.

 

Allora ti chiederò dove giaci,

o appassito rigoglio di vïole,

per posar tra voi il funebre sudario.

Fotografia dell'Autore stesso, Vanità di Foglie, Giovedì XXI Ottobre AD MMXXI.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XXI Ottobre AD MMXXI.

martedì 19 ottobre 2021

Codardia

Sfidar non posso Morte e dir che son

vissuto. Ma tu, amica dalle nere

forme, forse mi attendi, onde il tuo assalto

nel cuor m’infiamma; e vai cercando l’attimo

propizio e il vaticinio maledetto,

e la scacchiera e la clessidra orrenda

e il giusto inganno e la feroce spada,

col tuo sapor di buio e le tue ombre e larve

e col tuo canto mesto e novembrino

e quelle chiome di ghirlande scialbe,

e quei sudari e quel tristo aspersorio

dalle campane funebri annunziati

come Angioli di maledette schiere.

Oh nera amica, non amai, non feci!

Ma piango impallidendo; il mio Destino

in tanto orror poi si dilegua e trema.

Nel cuor che strilla accenti di soffrenza

io vissi sanza pièta e sanza Amore.

Dipinto di Désiré Thomassin-Renard (1858-1933), Ritornando dalla Caccia durante il Tramonto, Realismo, Tardo-Romanticismo, Post-Impressionismo austriaco, 1933. Olio su Tela, 55x75 cm. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XIX Ottobre AD MMXXI.

lunedì 18 ottobre 2021

Canzone di Sestina lirica - Mi stimolano il Pianto queste Foglie

Mi stimolano il pianto queste foglie

pallide e questa stagione ottobrina

e il Sole che tramonta impallidendo

nel buio dell’Alpe e delle paglie fredde,

come una mano che saluta in lagrime

di sangue i campi, la nebbia e il mio cuore.

 

Allor m’è triste il cielo e di quel cuore

che la nebbia m’allumina e quelle foglie

che precipitan come amare lagrime

la quieta si bea Natura ottobrina,

dond’io le prendo le mani un po’ fredde

con un bacio che ride impallidendo.

 

Ma è silenzio. Ombre eterne impallidendo

incedono e mi devastano il cuore,

e mi ripetono urla di ore fredde,

e mi chiamano al nome delle foglie

cadute sulla belletta ottobrina,

e mi bendano gli occhi e queste lagrime,

 

e i pensieri soffrenti e ancor più lagrime,

e i pigolii dei boschi che impallidendo

vanno a dormire nell’aura ottobrina.

Così dischiudo il tremolante cuore,

donde si appiglia al cader delle foglie

pensando cader sulle terre fredde.

 

Oh autunnal dolore! Oh nebbia! Oh fredde

chiome di querce che sperdono lagrime

vestute di scarnite e inani foglie!...

Voi mi siete nel duol impallidendo

profonda gioia, onde vi richiama il cuore,

come piacer di mestizia ottobrina.

 

Ma quest’Anima anch’essa buia e ottobrina,

che dentro me si riempie di ombre fredde,

naufragando nei vostri occhi il suo cuore

annienta; e sente grida e ascolta lagrime

e pinge il Sole morto e, impallidendo,

somiglia al cader dell’ultime foglie.

 

Come ottobrina Morte le mie foglie

sono fredde; ma gelido è anche il cuore.

Impallidendo scendono le lagrime. 

Fotografia dell'Autore stesso, L'Autunno ritarda, Lunedì XVIII Ottobre AD MMXXI.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XVIII Ottobre AD MMXXI.

venerdì 15 ottobre 2021

Madrigale - Voi, o Foglie amate, rosse sopra i Rami

Voi, o foglie amate, rosse sopra i rami,

così mi dite che del nostro addio

tempo sovvien e degli spenti richiami

 

degli augei e delle piogge e dell’oblio

autunnal tra le nebbie iridescenti,

come attimo di pianto nel cuor mio.

 

Allora soffrirò! Né i rilucenti

dì torneranno, ma spine e ombre e venti.

Dipinto di Henryk Bonawentura Kazimierz Weyssenhoff (1859–1922), Gli Orsetti giocano davanti la Casa, Realismo, Accademismo, Post-Impressionismo polacco-bielorusso, 1921. Olio su Tela, 47x72 cm. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XV Ottobre AD MMXXI.

venerdì 8 ottobre 2021

Sublimazione

M'anniento

 

Nel rimorso non ritrovo

che la vecchia via

dei miseri sogni

 

Avrei voluto

baciare le trecce

della sera

 

Rinuncio..

 

m'immergo

nella nebbia profonda,

pallida Luna

Dipinto di Jan Styka (1858-1925), Nerone a Baia, Tardo-Romanticismo, Simbolismo, Accademismo polacco, 1900. Olio su Tela. Collezione privata.
Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì VIII Ottobre AD MMXXI.

giovedì 7 ottobre 2021

Poesia

Ho päura

 

Anche scrivere

una Pöesia

è diventato pericoloso

come un battito d'ale

d'aïrone

per i campi di caccia

 

Non posso esprimermi

Ogni parola che dico che scrivo

è un grido animalesco

che chiama la risposta

del fucile

 

Ma mi fu bello il sogno

Volare libero

Cantavo sereno

un canto d'Amore

 

Non ci rivedremo più

Acquarello di Maurice Hagemans (1852-1917), Alba con Alberi e Cicogne, Realismo, Impressionismo, Tardo-Romanticismo belga, 1917 circa. Acquarello su Foglio. Collezione non rintracciata.
Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì VII Ottobre AD MMXXI.

martedì 28 settembre 2021

Alla Vita che scorre via. Sonetto in vecchio Stile - Tanto mi loqua Autun col Guardo mesto

Tanto mi loqua Autun col guardo mesto

che d’Amor il vendemmiar non mi porta,

mentr’i’ contemplo che Ebe sen gìa assorta

pello calle silente et orbo agresto.

 

Ma ora ‘l vento così delira lesto

che la ramaglia intorno a me par morta,

et la giornata riluce più corta

sulla verzura d’un febbril innesto.

 

Et tu, Vita mia, che fuggi et non resti,

qual tu sia voler di sì atroci fati,

dilegui sì nel vespero già moro,

 

et restan a me illibati et funesti

il tuo sorrider et in su’ l’istati

tuo fior virgineo pallido qual oro.

Dipinto di Adolf Kaufmann (1848-1916), Falegnami in una Foresta d'Autunno, Tardo-Romanticismo, Realismo, Post-Impressionismo austriaco, 1916 circa. Olio su Tela. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXVIII Settembre AD MMXXI.

mercoledì 22 settembre 2021

In Compagnia delle Foglie d’Autunno

Pallide foglie siedono con me

sulla panca lontana. Camminano

accompagnandomi per la via. Scendono

tenendomi per mano al freddo specchio

dello stagno.

 

Ci specchiamo per tutto il pomeriggio,

e a volte voi giocate a essere come

cimbe leggere… Sembriamo davvero

dei barcaioli!

 

Ma non abbiamo tuttora brindato

insieme, o amiche fuggite dai rami;

ed è ora che ciascuno di noi prenda

il proprio calice:

 

io per brindare alla vostra empia Morte,

voi per libare alla mia lunga Vita,

io per dire che un giorno sarò ossame,

voi che sarete vive in Primavera.

Fotografia dell'Autore stesso, Le Chiuse dell'Agogna, Mercoledì XII Settembre AD MMXXI.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XXII Settembre AD MMXXI.

Le Bacche

Ah come siete rosse alla mia vista,

o sì piccole bacche dell’Autunno,

invitanti a gustare quanto amaro

sia il gusto della nebbia e delle paglie,

infinite volte!

 

Così mi raccontava un giorno un vecchio arcobaleno:

assaggiai il loro sangue, lo sputai

nel riverbero del cielo - era forte.

Non gustarlo! È una malia di bugiarde,

l’incantesimo della Vita pallida

che sconsolata muore.. crepitando

lungo l’Abisso..

lungo un Abisso.. lungo la tua Notte,

che è sempre buia.

 

Oh mio crudele arcobaleno! Tu,

dunque, dopo l’estremo temporale..

tu, dunque! mi abbandoni nel silenzio

di codesto veleno.. eternamente

solitudine.. eternamente sabbia..

eterno precipitar delle foglie!...

 

Ma brindiamo! Brindiamo! Ebe ci chiama;

e il tosco che maturò per lo stormo

avveleni ora le nostre ebbre vene,

amate bacche, ponte nel mio cuore

per sprofondare nell’inverno orrendo..

nell’inverno assoluto.

Fotografia dell'Autore stesso, Piante che si specchiano in uno Stagno, XXII Settembre AD MMXXI.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XXII Settembre AD MMXXI.

sabato 11 settembre 2021

A Ebe

Mi chiuderò in una stanza a osservare

il tempo che scorre orrendo e veloce -

come in prigione - e sentirò parlare

nei Sogni burrascosi la tua voce.

 

Non la ricordo più. Non so pensare

di averti dimenticata, precoce

segno del Fato che ora separare

l’un dall’altra disia. Non so! è croce

 

amara star lontano dal tuo viso.

Eppur così chiedono i Fati avversi,

uccisori del mio dolce miraggio.

 

Ma mi mancherà solo il tuo sorriso

quando saremo per mari diversi

uniti dallo stesso naufragio.

Dipinto di Désiré Chassin-Trubert (1860–1920), Naufragio di Fronte alla Baia (Curva de Los Mayo), Tardo-Romanticismo, Accademismo francese, 1882. Olio su Tela. Museo de Bellas Artes, Valparaíso.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XI Settembre AD MMXXI.

giovedì 9 settembre 2021

Dies Irae

Requiem Aeternam

 

Maleditemi quando sarò morto:

da voi non ho bisogno di preghiere,

ma di maledizioni orrende, fatte

nel mentre oscuro di una Messa nera.

 

Non risorgerò, ma sarò rimorto,

un velo avrò con me d’eterne sere.

È l’estremo disio di chi combatte

per la Vita che fugge e che ancor spera.

 

Κύριε 

 

Riposo nella terra umida e buia

sotto i rami di una vecchia betulla,

con le ghirlande del mio stesso pianto.

Sento che la campana muove funebre

canto.

Concedimi, oh Signore, il Nulla!

 

Dies Irae

 

Come in tempesta s’adirano i nembi,

sento fulmini gelidi di bàratro,

la falce della Luna che mi sgrida

sulla via che scintilla di ferocia,

senza più requie, senza più parola.

 

Simili a onde di mare in un naufragio,

della terra mi chiamano i bui grembi,

mi chiama la più crudele voragine

di se stessa compagna, Anima sola,

che negli incubi tremuli poi sfocia,

come a una spiaggia di corpi insepolti

e di dolore.

 

Così tremando, späuro, o Signore,

mentre i tuoi Angioli il mio petto feriscono

e vedo sui fiammanti loro volti,

sull’ale di aquile orrende e rapaci,

dei Maledetti la condanna atroce..

e so che per me non patì la Croce,

ma si svelse nel buio il regno tremendo:

Dolore! Dolore!

Dipinto di Pascal-Adolphe-Jean Dagnan-Bouveret (1852-1929), Amleto e i Becchini, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Simbolismo francese, 1883. Olio su Tela. The Metropolitan Museum of Art, New York, USA.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì IX Settembre AD MMXXI.