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lunedì 13 dicembre 2021

Sonetto senza Rime - Ubriachezza. Ebbrezza di Ebe. Un Incanto supremo è Star con Te

Un incanto supremo è star con te,

vederti una sol volta e poi sognarti.

Nell’immediato tuo rider di un’ora

m’è infinita Pöesia, oh amata Ebe!

 

Così passò il ricordo del nostro ultimo

incontro! Io, nella belletta.. io, in rossore,

tu..? sul trono fiammante di una Dea,

e allor suonò l’estremo.. e orrido addio.

 

Sconfinato dolore ci separa,

orizzonte di peste e di menzogne,

silenzio dei miei labbi e di tue labbia.

 

Una scala e sanza Iddio e sanza ombre

si è adunque or fatta la mia Vita e ogni ora,

ma (io) tramonto nel buio e sanza dirti Amore.

Dipinto di Oscar-Claude Monet (1840-1926), Covoni, Effetto di Neve, Mattina, Impressionismo francese, 1891. Olio su Tela, 64,8x99,7 cm. Getty Museum, Los Angeles, Stati Uniti d'America.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XIII Dicembre AD MMXXI.

sabato 11 settembre 2021

A Ebe

Mi chiuderò in una stanza a osservare

il tempo che scorre orrendo e veloce -

come in prigione - e sentirò parlare

nei Sogni burrascosi la tua voce.

 

Non la ricordo più. Non so pensare

di averti dimenticata, precoce

segno del Fato che ora separare

l’un dall’altra disia. Non so! è croce

 

amara star lontano dal tuo viso.

Eppur così chiedono i Fati avversi,

uccisori del mio dolce miraggio.

 

Ma mi mancherà solo il tuo sorriso

quando saremo per mari diversi

uniti dallo stesso naufragio.

Dipinto di Désiré Chassin-Trubert (1860–1920), Naufragio di Fronte alla Baia (Curva de Los Mayo), Tardo-Romanticismo, Accademismo francese, 1882. Olio su Tela. Museo de Bellas Artes, Valparaíso.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XI Settembre AD MMXXI.

mercoledì 8 settembre 2021

Ballata - Mi manca il rosso Vel de' le tue Labbia

Mi manca il rosso vel de’ le tue labbia

che ti tratteggia una falce di Luna,

quando hai sorriso, come alla laguna

s’inabissa nel mar la vecchia sabbia.

 

Oh Ebe! Tu ridi e sei lontana e canti,

vorrei chiamare il tuo nome divino,

contenderti agli Dei, vorrei adamanti

per ricoprire d’oro il tuo cammino.

Ma feroce e crudele è il mio Destino:

attendi che finisca Autunno, è il verno,

che possa il nuovo esilio esserti eterno,

mentre ti scrivo inni d’Amore e rabbia.

 

Pur non riesco a scordare le tue labbia,

i tuoi occhi giovanili e la tua bruna

essenza. Ma scompari come Luna

si inabissa nel mar di vecchia sabbia.

 

Allor che sarai spenta io piangerò

nel ricordarmi dell’ultimo incontro,

quando il mio cuor sovente ti disiò

mentre il Fato mi fea il tremendo affronto.

Ritorna Autunno: due anime a confronto,

un Pöeta devoto e la sua Dea,

lo stagno smorto senza più ninfea,

foglie che cadon malate di scabbia.

 

Oh Ebe! Ho sognato baciarti le labbia

con una rossa, uno strale di Luna,

quando hai sorriso, come alla laguna

si inabissa nel mar la vecchia sabbia.

Dipinto di John William Waterhouse (1849-1917), Ophelia, Tardo-Romanticismo, Accademismo inglese, Confraternita dei Preraffaelliti, 1889. Olio su Tela. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì VIII Settembre AD MMXXI.

domenica 5 settembre 2021

Sonetto in Terzine - Mi chiami, o Autunno, e Mi condanni al Verno

Mi chiami, o Autunno, e mi condanni al verno

con le mentite giornate di Sole

e con il volo estremo degli stormi,

 

allorché Persefòne il sonno eterno -

dall’Orco minacciata - invoca, come

una Parca che i freddi capei informi

 

strappa del Fato… E chiamandomi, mi urli

infinite parole di silenzio,

donde mi porti cure vecchie e vecchi

 

Sogni, quelli del cuor che li sublima.

Poi, mi sussurri nebbia ebbra di assenzio

mentre si lamentano i primi stecchi

 

che denudar di foglie il vento brama

nella lunga discesa all’Ade buio.

 

Ma vorrei bere un sorso di Ebe prima

del morir che dalle tenebre chiama.

Dipinto di Thomas Moran (1837-1926), Tramonto sul Moro (Sunset on the Moor), Tardo-Romanticismo, Realismo, Impressionismo, Post-Impressionismo statunitense, Hudson River School. 1880. Olio su Tela. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica V Settembre AD MMXXI.

giovedì 2 settembre 2021

Ode a Ebe

I. Ebe, da quanto inebrïante fiore

a me non versi nell’orlo del caldo

calice! E quanto manca il tuo languore,

 

discorrer dolce al venir dell’araldo

d’Autunno, allor che s’ammala la foglia

di oro diafano, mentre cade al baldo

 

richiamo della terra! E quanta doglia,

e com’è dura di tua assenza il mio

meriggio, quando di te fatal spoglia

 

agli Olimpi ritorna! Oh Ebe, forse oblio

è questo, il tuo, delle mie vecchie labbia,

donde - ignorata sovente - il reo espio

 

ordito Fato, come ombra su sabbia

lungo la sera! O forse è la tua rabbia

 

II. che proïbisce a te versarmi il mosto

della prima vendemmia! Ah, come fui

empio con la giovine tua età, Agosto

 

ribollente all’Egeo, dove colui

cadde che volle volar con la cera,

il Destino disfidando e gli imi bui,

 

come volando al pensier la mia sera

sfido. Ma manca il tuo braccio, il tuo seno,

il tuo sorriso, luce a una scogliera

 

infinita; e gli Dei ora servi, fieno

di auree gocce versando.. e sorridi,

né sanno essi che quel vino è veleno,

 

è un Sogno, la giovinezza che a lidi

lontani volge, donde li conquidi.

 

III. Oh Ebe! Che feci io al tuo corpo di Dea,

ai tuoi fianchi nel peplo stretti e avvinti,

quando di ber la tua man ben mi fea

 

il sacro invito? Che dissi agli estinti

fior dei tuoi capei, ambite gemme d’oro

in trecce avvolte, quando i tuoi discinti

 

veli a me versavano in flebil coro

il sangue ebbro dei tralci in gliconei

che maturò nel lungo Termidoro?...

 

No, Ebe! Amata Ebe! Maledissi i miei

anni e bevvi altri liquori e altri tralci,

come fossi il più folle tra gli Dei.

 

Ma ora che sento il sibilo di falci,

or che Settembre il pianto ai vecchi salci

 

IV. toglie.. e vedo le prime foglie smorte,

e le ramora farsi come ignude -

le Naiadi agli effluvi delle assorte

 

sponde - ora che discioglie Erato crude

parole, io a te ritorno onde sconvolto

chiedo pietà, anche se questa m’illude

 

ambita speme. No! Non è il tuo volto!

Chi sei tu? Quanto tempo ha ribattuto

le sue ale terrificanti? Chi ha tolto

 

gli Olimpi alle tue guance? Chi ha perduto

i tuoi stral immortali da Afrodite

un giorno benedetti? E io al mio laùto

 

mestamente ti considero, oh mite

Ebe! né riconosco le appassite

 

V. tue forme, né questi occhi vitrei specchio

del Sole che tramonta oltre le cupole

del firmamento, sul suo carro vecchio,

 

in un riverbero.. là, tra le nuvole

buie e cilestrine, a un moribondo

simile; né più infiammi le secche ugole

 

i calici riempiendo e il furibondo

orlo. Ma tu e io restiamo come spenti,

l’un all’altra tacendo… E tace il mondo,

 

tace l’Olimpo, covo di serpenti..

tu e io, figli del Parnaso e del Destino;

e intanto soffiano.. e soffiano i venti

 

di una Tempesta senza nome, albino

sguardo di lampi estremi.. e il lëonino

 

VI. ventre di Notte comune ci chiama.

No, Ebe! Ora chiudo gli occhi, sono solo,

come un ramo che invecchia e che non brama

 

altro che riposare nell’assolo

d’Autunno! Sì.. ho päura, oh Dea! Ho päura!

Perché ormai come un mesto usignuolo

 

dissolvermi attendo nel buio, alla Luna

cantando senza stelle… E tu lontana

e vecchia e spenta sei, né la Natura

 

le tue vendemmie infiora. Ma mi è vana

questa Vita distrutta ove mi giacio.

Pur ci avvince perenne possa arcana,

 

la possanza persistente di un laccio, tra

me e te un fior, un Sogno, un ultimo bacio.

Scultura di Antonio Canova (1757-1822), Ebe, Neo-Classicismo italiano, 1800-1805. Scultura in Marmo bianco. Museo statale Ermitage, San Pietroburgo.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì II Settembre AD MMXXI.

sabato 21 agosto 2021

Sonetto senza Rime - So che son questi i Dì estremi di Agosto

So che son questi i dì estremi di Agosto

e mi sembrano tristi e mi richiama

il loro fascino alle perdute ombre

delle ramora in fiore, oggi un po’ pallide,

 

come se un vaticinio mi parlasse

del risveglio assonnato dell’Autunno.

Ma quanta nostalgia! Quanta tristezza!

E come amaro è il pensiero che tutto

 

scorra.. che presto saranno le foglie

fragorosi sepolcri per la terra,

 

a lambire le impronte dei miei sguardi

che passeggiano concitandosi! Ora,

verrà svelto il grigiore delle nebbie,

 

che è il mio amato-sprezzato regno oscuro..

e, forse nel cordoglio settembrino,

si infervora così presto Ebe, l’algida

 

coppiera dei miei sogni,

la melliflua fanciulla delle gioie -

della vendemmia - il brio di San Martino.

Dipinto di Edward Theodore Compton (1849–1921), Alba su un Paesaggio alpino, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Realismo anglo-tedesco, 1906. Olio su Tela. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XXI Agosto AD MMXXI.

domenica 24 novembre 2019

Il Riposo di Ebe

Guarisci presto, oh Ebe, dal tuo morbo
che è Novembre finita la vendemmia,
quando la prima febbre viaggia lungo
la neve fredda

che inizia a scendere sui freddi vitigni!
Io, infatti, bramo ancora i tuoi sereni
calici, sguardi eterni d'una Dea 
sempre gioiosa;

e attendo nuovamente nella steppa
dei campi congelati, che tu riempia
di parole fuggevoli il silenzio
nero del giorno.

Sì! perché, mia Ebe, i miei Sogni son
come una pianta di èllera selvaggia:
s'arrampicano sul vento, ma hanno
in terra le radici.

Ti sia melliflua la febbre crudele
nell'infinita Morte dell'Autunno!

Peder Mork Mønsted, Un Paesaggio invernale con Alberi e Legna, Tardo-Romanticismo austriaco, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XXIV del Mese di Novembre AD MMXIX.

sabato 16 novembre 2019

Idillio novembrino delle Nebbie e dell'Autunno

È tempo delle nebbie buie sui campi,
dove le stoppie che vedo hanno freddo,
mentre salutano i miei occhi con qualche
brivido un po' selvatico.

Così, qua e là, mi rispondono due
o tre cornacchie, le quali si altercano
in gara per contendersi le misere
spighe che son rimaste

sulla paglia gelata. Né più foglie
le vicine betulle mi palesano,
né gli stagni ghiacciati i nomi aulenti
delle tife e degli iris

vanno a ripetermi, e delle ninfee.
Ma nel cuor delle nebbie sta soltanto
per me e per i miei istanti di mellifluo
sconforto, questa pallida

macchia confusa di foglie recise,
ora un po' rosse, ora gialle e arancioni,
su cui dopo la piova trascorrono
le ultime amiche chiocciole.

Eppure in questa nuova sera, dove
la Luna si nasconde tra le nuvole,
non inebriando di sé l'Arbogna,
ho voglia di star solo

e di dimenticare le gioie e i pianti,
l'affanno e ogni sorriso, di dischiudermi
all'immaginazione dei tuoi giambi,
Autunno, tuoi epitaffi.

Sì! Ora voglio soltanto stare a casa,
leggere un libro... sognare!... e bèvere -
da un calice - la grappa che la mia Ebe,
innamorando, versa.

Oh Ebe! mia Ebe!... ahi quanto amo il tuo volto,
il tuo nome gioioso, il tuo calore
che pervade ogni vena fino a farla
impazzire!.... Addio, mia Ebe!

Alla fine ho imparato a comprendere questo silenzio
tuo con il dolce mosto che i tuoi occhi mi versano ancora,
nell'allegrezza di un Autunno che amo.

Jules-Alexandre Grün, Il Brindisi dell'Ultimo dell'Anno, Tardo-Romanticismo e Post-Impressionismo francese, 1911

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XVI del Mese di Novembre AD MMXIX.

mercoledì 6 novembre 2019

Foglie ubriache

Ebe, tu gorgogli impavidamente
i calici mescendo di noi povere
foglioline d'Autunno.

Precipitiamo.

La tua vendemmia ci ha strappate
troppo presto dal covo della terra,
acerbe per la Morte, acerbe per
l'Amore. Siamo
attonite... siam noi che scendiam piano,
portate dal vento,
dondolando con noia.

E temiamo di non veder mai più
un'alba nuova della tua immortale,
santa ubriachezza.

Walter Launt Palmer, Una Foresta sotto la Neve, Tardo-Romanticismo statunitense, Seconda Metà del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Mercoledì VI del Mese di Novembre AD MMXIX.