Mi manca il rosso vel de’ le tue labbia
che ti tratteggia una falce di Luna,
quando hai sorriso, come alla laguna
s’inabissa nel mar la vecchia sabbia.
Oh Ebe! Tu ridi e sei lontana e canti,
vorrei chiamare il tuo nome divino,
contenderti agli Dei, vorrei adamanti
per ricoprire d’oro il tuo cammino.
Ma feroce e crudele è il mio Destino:
attendi che finisca Autunno, è il
verno,
che possa il nuovo esilio esserti
eterno,
mentre ti scrivo inni d’Amore e rabbia.
Pur non riesco a scordare le tue
labbia,
i tuoi occhi giovanili e la tua bruna
essenza. Ma scompari come Luna
si inabissa nel mar di vecchia sabbia.
Allor che sarai spenta io piangerò
nel ricordarmi dell’ultimo incontro,
quando il mio cuor sovente ti disiò
mentre il Fato mi fea il tremendo
affronto.
Ritorna Autunno: due anime a confronto,
un Pöeta devoto e la sua Dea,
lo stagno smorto senza più ninfea,
foglie che cadon malate di scabbia.
Oh Ebe! Ho sognato baciarti le labbia
con una rossa, uno strale di Luna,
quando hai sorriso, come alla laguna
si inabissa nel mar la vecchia sabbia.
Dipinto di John William Waterhouse (1849-1917), Ophelia, Tardo-Romanticismo, Accademismo inglese, Confraternita dei Preraffaelliti, 1889. Olio su Tela. Collezione privata.
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