Come mormorano e ombre e nebbie e autunno!
Ed
è silenzio.. devastato Immenso
grida
ingiurie di tacite parole,
e
sembra l’Ade, col suo sguardo intenso,
con
i vagiti delle Anime sole,
e
co’ i filari di lapidi e croci.
Frattanto
splendono i lumini scialbi,
come
fiammelle nel buio della sera,
mentre
cantano i corvi oscuri salmi.
Sanguinan
le stimmate della terra,
fosse
profonde nell’algido Abisso:
quest’altro
chiama al viaggio che non torna.
Quest’è
dell’empio riposo la guerra,
è
il racconto d’un vecchio crocifisso,
il
tempo che il dormiente ben difforma.
Oh
immensità di Novembre e di Morte!
L’erubescente
tuo ultimo tramonto
spande
campane di altri funerali,
come
la voce dell’unica Sorte
che
per chiunque attende estremo affronto,
falce
e scacchi dei ceruli mortali.
Così
finisce anche la tua vendemmia,
dentro
i calici il mosto è ormai veleno,
la
nebbia già ti avvolge del suo imperio.
Un
ubriaco crolla e poi bestemmia,
sputa
del sangue sull’ultimo fieno,
della
Vita col vin fece adulterio.
Allora
viene l’inverno.. la tomba,
un’illusione
di sudori e vermi
che
sognano per essere ancor Uomo.
Ma
squilla e grida una tremenda tromba:
“Vi
chiedo: amaste voi, fragili germi?”..
tremor,
silenzio d’ogni ossa e ogni atòmo.
Poi
un Angiolo li prende e li conduce
in
un regno d’Amore e di riposo,
dove
l’umano al Divin ben s’alterna.
Ma
la terra d’ossami ancor riluce,
e
il cimitero resta silenzioso,
e
s’erge il pianto per i cari estinti.
Dormienti, splenda a voi la luce etterna!
Dipinto di Caspar David Friedrich (1774-1840), Abbazia nel Querceto (Abtei im Eichwald), Romanticismo, Pre-Simbolismo tedesco, 1809-1810. Olio su Tela, 110,4x171 cm. Alte Nationalgalerie, Berlino.