Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Elegie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Elegie. Mostra tutti i post

sabato 27 luglio 2019

Studio di Metrica classica - Elegia a un Pomeriggio di Temporale

Sento.... Per la campagna grevemente annunzia il gracchiar
del corvo il Temporale, con le sue säette, e i suoi tuoni

selvaggi. Ma non m'è noia la prossima piova che gelida
cadrà tra poco, un tintinno di freddi respiri sull'onde

delle risaïe; e il cielo che s'oscura truce e difforme
in una Notte senza la Luna, nel mio pomeriggio,

mi viene a cullare dal Sole furioso d'Estate,
con le sue ombre errabonde, con la grandine, urla di un attimo

di spensierata quiete.

Evelyn de Morgan, Notte e Sonno, Tardo-Romanticismo, Preraffaelliti, Simbolismo inglese, 1878


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXVII del Mese di Luglio AD MMXIX.

domenica 7 luglio 2019

A un Tramonto di Luglio

E tu non spremi le tue lagrime aspre,
oh Temporale! Ma solo il solletico
della grandine è dolce al mio sonno,
quando nell’orizzonte splende tacita
la sera. M’è trascorso un altro giorno
con il cuore tormentato dal Sole.
Ma io voglio amare questo luglio, e intorno,
le rose, le campanule e le viole.

Charles Henri Joseph Leickert, Un Mulino a Vento, Tardo-Romanticismo belga, Seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica VII del Mese di Luglio AD MMXIX.

venerdì 5 luglio 2019

Non ho, oh Notte, nuove Parole da dirti!

Non ho, oh Notte, nuove Parole da dirti!

Se lentamente sovvieni al meriggio….
Se m’è tristezza il tuo bacio al Tramonto….
Se dei Romantici è ora… ora del Sogno….
Se interpreto i tuoi abbracci visionari….
E il Sole mi si specchia alla finestra
solitaria. Ora l’Estate di Luglio
sibila nella tua sera profonda,
e celermente così si propaga
con l’urlo dei miei lamenti. Non ho,
oh Notte, nuove parole da dirti!

Se l’incanto del sonno mi è molesto….
Se il vento mugge su di me i tuoi brividi….
Se temo la Tempesta che ritarda….
Se naufrago nell’onde d’un Oceäno….
Se tremo ai primi tuoi tuoni…. Non ho,
oh Notte, nuove parole da dirti!

Joseph Farquharson, Scene di Scozia, Tardo-Romanticismo scozzese, Seconda Metà del XIX Secolo



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì V del Mese di Luglio AD MMXIX.

venerdì 21 giugno 2019

Buio

Minacciano le nubi il Temporale.
E intorno, per la campagna, risuona
un urlo prepotente, ira del corvo.

Anche il meriggio mi si è fatto triste,
m’è morto il Sole della nuova Estate.

Francis Danby, Un Naufragio, Tardo-Romanticismo irlandese, Seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì XXI del Mese di Giugno AD MMXIX.

domenica 16 giugno 2019

Elegia barbara di un Temporale di Giugno

Si infuria nel buio del cielo la folgore aguzza,
e cozzano tra di loro le viltà dei tuoni rullanti,

acciari di invisibili guerrieri di cèrule nubi,
selvaggiamente attratti dalla carica empia dei prodi

alfieri, i quali ai vessilli annununziano i volti molteplici
della gelida piova. Da qui, altri furiosi elementi

l’aëre ora ghermiscono, come unghie di nottole e d’aquile,
e gli orizzonti impauriti sanguinare indomiti fanno;

né odono alcuna pièta pe’ i pianti copiosi dei pargoli,
né udir da loro lasciano le fole narrate dai labbri

delle madri che ben sanno che il selvaggio orror dell’Estate
è presto alle porte, co’ gli arieti eterni del tuono.

Allora il Temporale s’infuria, alle sue incursïoni
invitando le gelide Anime buie dei nembi insepolti.

Bande e masnade d’Eroi, invisibili ora s’affrontano,
l’arme incrociando ai baldanti petti e all’else instabili nelle

pur palpitanti destre. Tremolando, gridan le bionde
Valchirie delle säette - i caduti alzando dal fango

dei campi precocemente mietuti, saccheggio e bottino
di questa Natura in guerra, che semina ovunque il suo orrore.

Come un trotto di Barbari, d’intorno risuona la grandine,
lo segue il martellar fradicio di piove inumane,

sì furibonde lance di selvatica ira fatale.
Poi, è un silenzio profondo. Ritorna il sereno. Ritorna

l’Estate. Anche il Temporale ritrova la sua odiata Morte.
Ma intorno io intravedo qual fòsser superstiti d’una

bellica strage e d’un massacro, cadute le foglie dai pioppi,
spogliate le rose dai petali belli e leggiadri.

E all’orizzonte cupo, verso occàso, miro la folle
marcia della Tempesta che è pronta a colpire altri attimi

d’una sera d’Estate che mi sussurra ogni menzogna
del Sole che vedrò - all’alba, finito il mio Sogno.


Caspar David Friedrich, La Luna crescente sul Mare, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVI del Mese di Giugno AD MMXIX.

martedì 7 maggio 2019

L'ANIMA DEL DESERTO

Taci tu, eremo... oh solitaria sera,
con queste dune di illusioni e pianti,
e questo torvo sguardo non sì quieto
dell'eterne sventure! Né puoi offrire
i miei Sogni più nuovi alle tue schiave
ambasce, o alle tue terre di sì buie
ragne avvolte.... Né tu puoi sempre osare
di mentirmi parole di mïele,
o baciare il mio volto assente e imbelle
sotto gli stral della tua Luna amara.

Johann Heinrich Füssli, L'Incubo, Pre-Romanticismo svizzero e inglese, 1781.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì VII del Mese di Maggio AD MMXIX.

mercoledì 12 settembre 2018

A un Fiorellino di Settembre

Il fior è pàllido
per la sua riva.
Dalla finestra
lo scorgo. Pàlpita,
possa corriva
d'una ginestra.

Il fior è pàllido,
e sta morendo
sotto il mio sguardo...
e, lamentàndosi,
ei sta soffrendo...
giuoca d'azzardo:

giuoca riergèndosi
contro il Destino,
contro la Vita...
sìbila... e làgrima
grida supino
a Sorte avìta...

giuoca gettàndosi
dadi mortali
sopra la tinta
d'ogni suo pètalo...
Norne fatali...
la Morte è incinta!

Il fior è pàllido,
sembra una viora,
sembra una rosa,
rossa, selvàtica...
rossa e innamora
come una sposa.

Il fior è pàllido
a fin d'Agosto
tra fràgil foglie
di pioppi, d'àcini
d'Ebe, di mosto...
d'Ebe, di doglie.

Il fior è pàllido
lungo il Tramonto,
lungo la sera
che vien sì cèlere
a far d'affronto
a' Primavera:

a strappàr, cògliere,
a consumare
davanti a' miei occhi
quel che Prosèrpina
andò a creare
con i suoi tocchi.

Il fior è pàllido
nella Natura
che sfiora e dorme
nel suo Crepùscolo,
ella! Dea pura
da mille forme.

Il fior è pàllido
lungo l'Arbogna,
per le cascine.
E i cieli mùggono
senza vergogna,
senza una fine.

Cùllalo... cùllalo,
alba d'Autunno
nunziata appena!
Cùllalo... cùllalo,
alba d'un Unno
ebbro di vena!

Ti sclamo "Cùllalo!".
Va' a obbedire,
l'òrdin fa pago
d'ogni mio pàlpito!
Fallo dormire
presso quel lago...

presso l'Ocèano
delle ninfee,
di tife fresche
che mi nascòndono
le loro Dee,
le loro tresche!

Cùllalo... cùllalo,
meriggio in Sole...
meriggio quieto
d'Estate insòlita,
ancòr di viole,
di sguardo lieto!

E fa' che io dèdichi
me stesso al volto
d'ogni tuo frutto...
che io qui mi nàufraghi
nel tuo disciolto
flusso del Tutto!....

Ch'io vada a còrrere
nell'assolute
chiome del Mondo!
Ch'io vada a cògliere
le vie perdute
d'un Vagabondo!

Ch'io vada a scòrrere
per i minuti
dell'Universo...
vada a raccògliere
i trilli acuti
d'un Fato avverso!

E fa' che io trèmulo
pianga pe' il duolo
de' biondi campi
che s'han da miètere...
pianga pe' il suolo...
pianga pe' i lampi!

Cùllami... cùllami,
lìbero cielo
co' tuo rondoni,
con le tue ròndini
sopra lo zelo
di mie canzoni!

Cùllami... cùllami,
eterno Immenso,
dolce Mistero
che vai a discèndere
al sonno intenso
tra due assi e un cero!

Cùllami... cùllami,
tomba vivente
di fiori e tane...
pesci che muòjono
nell'onda assente,
fùggon le rane!....

E fa' che dèdicansi
alle mie fami
le bacche aulenti
che qui si piègano
dagli alti rami,
preda de' venti!

E fa' che tremulo
ora assapori
questo cangiàrsi
di stagiòn, d'àttimi
privi d'allori,
di duòl cosparsi!

Il fior è pàllido
per la scogliera
d'ombre gelate....
Il fior è pàllido.
Addio, oh mia Vera!
Addio, oh mia Estate!

Edmund George Warren, Crossing the Brook, Tardo-Romanticismo inglese, 1874


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Mercoledì XII del Mese di Settembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

mercoledì 5 settembre 2018

I Desideri di Settembre


Oh Settembre!... Settembre, mio soffrente
mese d'Autunno, e prima nebbiolina -
amica cupa della mia campagna -
e fresca piova...
e gèlida mattina e mite fiòr
del pomeriggio...
oh Settembre, che vesti i tuoi tristi occhi
con i ricordi impalliditi e secchi
di tante foglie e de' i miei giorni estivi,
e che ferocemente a guerra muovi
vèr i resti di Agosto...
contro il Sole spumante come màr
di dolci e caldi strali e di piacèr
focosi e immani...
e che mi pingi irrequieto e assonnato
una Natura dormiente e assassina
di se medesma,
assassina del cielo e delle nùvole,
e degli stagni, e de' i torrenti... e poi
di me... di me, misèrrimo Poeta,
e uomo, e fango e terra;
e che mi culli con il tuo leggero
vento quando mi siedo, e penso, e scrivo,
e sogno.... Oh mio Settembre!
Come vorrei che a'i pròssimi tripùdi
delle vendemmie e del frizzante mosto...
come vorrei sognare, e vìver... come
bramerei non scoprìrmi solitario
e vagabondo
nel prènder e sgranàr gli àcini d'uva...
come vorrei che fosse con me questa
ambita Gioia perduta e declamata
con differenti nomi di miei Sogni...
come vorrei gustarmi questo Autunno
bevèndolo con lei da un solo càlice
di Ebe e di Vita,
inno a' la festa de'i vignài incantati
da' tralci, e delle ròndini che vòlano
lontano... e vanno... e vanno;
e come vorrei udìr
un àlito suo, un suo detto e ascoltàr
le sue mani, e il suo labbro,
e pèrdermi in un Sogno in divenire!....
Oh Settembre! Oh Settembre... così bello
e pièn di melanconìa furibonda...
mio Settembre! vièn l'ora
di lasciare dormìr anche Natura...
vièn l'ora di confòndermi
ne' suoi bei Sogni!
L'ora di scègliere o Vita o la Morte!

John Samuel Raven, Rooks Parliament, Tardo-Romanticismo inglese, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì IV del Mese di Settembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

giovedì 23 agosto 2018

Un Lamento

Voi non sapete nulla del mio canto,
ne ignorate l'idea assillante e forte,
ignorate i miei Sogni sì fuggèvoli,
questa beffarda corona di mirto
e di rose intrecciate che da un àttimo
solo mi preme;
e ignorate la sua meta profana
all'alba, i suoi sospiri lamentèvoli,
il suo assillo profondo e disperato
che per voi... per voi! qui s'accende, e tace,
e combatte, e s'infuria, e rugge, e grida,
e tace. Voi non sapete l'inverno
cui il mio cuore va incontro in pianti e spasmi,
quanta pena e dolore mi sovviene
dal cadèr delle prime foglie, il mio
sognàr, di cui non resta che ombra e morte,
e pianto; non sapete
le Tempeste di neve che irabonde
minàcciano l'estate de' i miei giorni;
ne ignorate le fòlgori che m'irrìdono,
i tuoni che mi stràppano la quiete
del cielo, ne ignorate l'aspra piova,
il mio Destino...
non sapete la noia che mi fa questa guerra
tra le mie attese e le illuse mie spemi,
tra ciò che porta la Notte con sè
e l'aurora che strugge, annienta e brama,
la noia, le pene funeste d'attèndere
un'altra sera...
voi ignorate la mia alba tracotante,
e non sapete quanti Sogni sono
già morti nel suo manto ambrato e folle...
e tutto... tutto rimane in silenzio...
e tutto tace!....
E io affogo nel disperato urlo assente
d'un labbro sì manchèvole di senno,
e di parole.

George Edward Robertson, A Colloquio, Tardo-Romanticismo inglese, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XXIII del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

All'Apparir d'una Luna d'Agosto

Scioglie la Luna i suoi strali, i suoi fùlmini
di fuoco, le sue fiamme di iri, d'un vagante e
roseo labbro di tièpido, e longevo
Tramonto; scioglie il suo volto nascosto,
il suo sorriso di Notti frementi...
oh Notti... Notti, care a me Poeta,
oh Notti crude! scioglie
il suo aspetto gentile, la sua guancia
di Sere inquiete, 
oh guancia impallidita e cara e bella,
lievemente arrossata dal venìr
del Crepùscolo; scioglie i suoi capèi
di bruno cielo, di trèmulo ardore
dell'universo, le sue trecce aulenti,
scioglie il suo cuore a dirotto, i suoi fàscini
degni di Desiderio...
di èssere desiderati da me,
di èssere qui ghermiti da alti Sogni,
di Sogni amati;
scioglie se stessa,
e così qui mi appare...
mi appare dolce, e bella e lieta; appare...
silenzio! Scioglie il suo ridente sguardo,
e soffro... soffro nel suo abbraccio; scioglie
i suoi argenti che splèndono,
le sue chimere,
i miei Sogni dementi...
e ride... e ride, e mi guarda. Silenzio!
E allòr mi perdo... mi perdo alla sua ombra,
mi perdo al suo riflesso ustorio e ardente,
a' i suoi capèi che scèndono all'Arbogna,
al madòr della sua Notte di piena;
a' i suoi capèi che si spècchiano ancora
nel gèlido torrente, nelle sue acque,
in sue correnti che vanno lontano;
mi perdo nei suoi bei occhi,
in sue quiete pupille, nel suo volto
che incanta e che dà Gioia;
mi perdo... mi perdo, confuso e ansimante,
silenzio! Scioglie
la Luna le sue foglie eteree fatte
di mirto, ordite di rose, e ambrate; scioglie
il suo gleso lucente e prelibato
e ambito, i suoi cullati fiori d'oro,
scioglie il suo cuòr. Silenzio!
Silenzio! A questa Dea fa' il tuo silenzio,
oh cuore! Sciogli in tàcito riposo
i tuoi Sogni soffrenti,
sciogli nell'alba nuova questi brìvidi,
questi trèmiti, che ùrlano nell'àttimo
di questo chiaro di Luna, di Donna,
sciogli!.... Silenzio!
La Luna ora ti guarda, ora t'allùmina,
ti parla con il guardo di chi forse
ha timidezza di baciarti, o dirti
il suo diniego, onde di maledirti...
ti guarda muta; e scioglie... scioglie il suo
splendore, i suoi fuocherelli cerùlei,
scioglie l'istante di starmi dinnanzi,
il suo ignoto desìo d'incògnita ombra,
il suo Mistero.
E tutto quel che schiocca dal mio labbro
è soltanto un saluto!

John MacWhirter, June in the Austrian Tyrol, Tardo-Romanticismo scozzese, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Mercoledì XXII del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

sabato 18 agosto 2018

Gli Attimi. Visioni e Sogni. Delirio

Fèrmati!... fèrmati! un attimo, un solo
pìccolo istante... un istante protratto
per il tempo d'un breve, ardente sguardo...
d'un colpo d'occhio su' il Sole che acceca,
oh tu, mia sera,
fèrmati!... fèrmati...
fèrmati!
oh Notte... oh Sogno... oh speranzoso ìncubo,
oh naufragante ùltima e ardita speme
che ne' i tripudi profani del vespro
come Spìrito appari!....
Fèrmati! pìccola ombra delicata,
e fràgile e sottile come un pètalo
di appena nata rosa
trascinato dal vento... oh tremolante
larva, nappo proibito di Gioia e d'inni
a Erato consacrati,
tu... frutto etereo di me visionario,
di me, che delirante i sensi oblìo,
fèrmati!... fèrmati! e rivolgi i tuoi occhi
al sognatore tuo
che tìmido e nascosto e vagabondo,
e muto quasi, e folle, e al biancospino
che tu raccogli
sì follemente canta i suoi lamenti...
oh donna... oh sera... oh Luna... oh Nulla eterno,
perenne Nulla, vacuo sì feroce
e profondo, e ferito Desiderio,
oh Vita... Vita assente e non gustata,
fèrmati! e volgi a miràr la tua vìttima
esterrefatta e mesta...
il suo... il mio volto che soffre, che piange,
che rugge, che urla muggìti d'assenzio,
che dispera cogliendo ogni tuo scherno,
che ride làgrime e pianti infiniti
per le tue farse di Sogni beffardi,
di Sogni, e larve oscene e fremebonde,
e inascoltate e spente!....
Fèrmati!... fèrmati, oh dèbile strale
d'un sì pallente Sole che ad Agosto
ver la vendemmia si muove e all'Autunno,
me preparando al venìr dell'inverno
con le sue nebbie
che nascòndono fole... vecchie fole
di Villi, che non pàrlano che al Sogno,
che non dìcono nient'altro, oh Cielo!
che crudeli e fatali empie menzogne
cui il cuòr anela, il mìsero!
cuore vigliacco e profano e sì vile,
cuòr che è un eterno sconfitto di guerra,
vinto fatàl!....
che in questo màr tremendo e funestato
di solitùdine e di àttimi ciechi
non vòglion rispecchiare quelle ciocche
de' i miei capèi che si fanno vegliarde,
e grigie e cupe...
che mi nascòndono il dilemma amato
d'un bacio di fanciulla nella Notte
come coperta d'un sonno leggero,
che mi ingànnano sul mio crudo e tristo
e fatale Destino...
Destìn di noia e dolòr!.....
Fèrmati!... fèrmati! alato singhiozzo
d'Amore, fiòr di ambite Gioie serene
confuso ne' i sorrisi di mille ombre
d'uno sguardo perduto
pe' il quale il cuore ardito sogna... e sogna...
sogna trovàrsi al veròn d'un castello
e segreto e mellifluo
sogna di èssere un Trovatore incàuto...
sogna cantare Canzoni e Lamenti,
sogna fàr pago i suoi Sogni innocenti...
sogna che prende la sua destra e parla...
e parla... parla,
sogna fuggire con lei al trotto eroico
del palafreno....
Oh gai a' questi miei Sogni, oh bei desìi,
oh mio Delirio, fèrmati... e ascolta e odi!
e fa' che venga l'alba a seppellìrci,
a ridare alla Notte tutto quello
che di diritto e Natura le appartiene...
a te a donàr la Gioia,
a me a dare il dolòr!


Marcus Stone, Claudio, deceived by Don Juan, Tardo-Romanticismo inglese, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XVIII del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

sabato 28 luglio 2018

Ode alla Val Vigezzo

Monti randagi e vagabonde cime,
oh di Tempeste antiche e aguzze vette…
oh còrrere mellifluo del Melèzzo,
oh del Toce le plàcide scogliere
e le cascate… oh Gridone… Gridone  
possente e ossuto sotto il cui ampio sguardo
delle tue pietre tanto mi disseto
e il lìmite rimiro che separa
le alpine nostre terre dalla Svìzzera,
quanto mi siete cari!
Vedèr, sentìr… tacèr per i sentieri,
e cògliere la beltà delle rocce
tutte! Ascoltàr che mùggono le mandrie,
e bere con lo sguardo un tozzo d’erba
tra’ i fiorellini del timo selvaggio!....
Comprèndere il Mistero di fiorita
Natura, e delle baite diroccate
il Tempo che è trascorso, e de’ i mirtilli
il gusto e il fàscino! Udìr le campane
delle chiesette!....
Ti chiamo Vita, oh montagna inumana
e possente e sublime! che mi doni
i tuoi occhi appena-appena liberati
dalle càndide nevi, e che mi guidi
verso i tuoi sguardi più profondi e quieti,
e verso le tue fauci più segrete…
e che di te mi chiudi gentilmente
l’orizzonte sognato oltre cui il Sogno,
appunto, regna… come regna in là
la Fantasia e l’ingordigia di altri e altri
Sogni… e che dunque mi ripeti all’eco
canti di Bardi e Valchirie stridenti…
canti tra’ i più sovrumani e furiosi…
canti che ora mi dìcono “Sei vivo!”…
oh terre alpine e belle!....
Oh terre alpine e belle! oh dolci terre,
dove le mie ombre si fòndono sempre
a quelle de’ i faggeti e de’ i castagni,
in ricòvero al Sole che ribolle
per le vie dell’Estate montanara,
donde anch’io, forse, divento una quercia…
una quercia vivente… una roccia…
oh terre! quanto mi piacete, oh soavi…
oh leggendarie insegne d’una quiete
perduta, e d’ogni regno e d’ogni ostello,
Miti leggiadri sotto i quài mi pàr
di Tell udire il corno che risprona
dal lìmite a’ la caccia, e a’ il cavalcàr
d’eroici palafreni or mossi a guerra…
oh terre! oh terre!....
Alzàr il volto, ed èrgersi a’ le valli,
e dominàr ciò che di più imo or v’è,
con uno sguardo, come fa un Titano…
tremàr, godèr de’ i bàratri profondi
e degli Òrridi trèmuli e funesti…
dormìr, posàr, per le pietre de’ i pàscoli,
e incontro còrrere a’ i fiori che vòlano…
oh quieti àttimi!....
Ti chiamo Sogno, oh Melèzzo gentile,
i cui vapori estivi mi rinfrèscano
nel meriggio… e chimera, oh Toce, e Musa,
oh Alpe… Alpe bella e lieta… Alpe serena
che in mill’anni così t’ha riscolpita
Iddio… Alpe vagabonda nel mio cuore,
e ne’ i ricordi… Alpe indimenticata,
stupenda… bella!
Com’è sì dolce divenìr viandante
per le vostre foreste… il piede a’ i sassi,
e il cuore al Cielo!




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXVIII del Mese di Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

domenica 20 maggio 2018

Una Fiaba poetica - La Foglia, ovvero Come nacque la Ninfea

È una fràgile foglia appesa a un ramo,
è viva a stenti... a malapena, è viva
in un giorno di vento.... E ha päura;
è viva, ma ora trema.
"Salvàtemi da questa Furia" grida
la poverina, mentre il Temporale
è giunto. È viva!
"Salvàtemi vi prego!" implora e prega
al folgoràr de' i primi tuoni. Piange....
Perché…
perché l'ha generata marzo sì
fràgile?.... Pensa… e chiede.
L'eco de' i Sogni e del pensièr si tace,
mèdita. È viva.
È viva... ma le compagne da' i pioppi
la schernìscono, oh povera! e nemmèn
il picchio vuòl fàr suo nido su' sua ombra,
né la pioggia cadèr dal palmo suo,
né il Sol baciàrla,
ahi miseràbile!....
È viva... ma sospesa d'in su' il vento:
un soffio appena, appèn più forte e cade.
E tutto sa.

È viva; e il vento da lontano soffia…
soffia, pianìn… pianino, e poi più forte,
e poi più orrendo, e poi più cupo e crudele,
e chiama ad avventàrsi d’in su’ i nùgoli
le fòlgori più ululanti co’ i tuoni,
come Valchirie chiamate da Donner….
Oh vìl vento fatàl!
È viva; ma fia presto che tal Furia
dall’arboscèl la stacchi, e la trascini
nelle sue fauci che gìrano il mondo…
vìscere brute d’un viandante orrìbile
che è mai pago d’orròr.
È viva; ma si perde in suo spavento,
odia l’empia Tempesta, odia la possa
degli Elementi invasati da’ i diàvoli
dei lampi, odia la Vita… odia la Morte…
odia ma più che sprezzo
ha alto terròr.

Ma è così che purtroppo il vento oscuro
dal ramo la lontana.

Ella ha socchiusi gli occhi, e il Fato attende,
è viva. Attende Morte.
Ma questa Morte non arriva… tarda…
si perde… non arriva né urla più.

Come una giostra adora questo vento…
ella… la foglia, svolazza… svolazza,
e danza con quest’àër che la porta
stretta a sé… verso l’Incògnito, verso
una campagna nuova, e sur d’un stagno.
Qui, si posa, sull’onde… sulle sue acque,
e galleggia… galleggia… e ride… e bèa.
È viva ancòr!

E qui, mentre si placa il Temporale,
la raggiùngono pètali di fiori…
pètali vivi:
il più roseo Tramonto di camelie;
il sangue delle rose; e delle viole
il delicato velluto; e l’occhietto
dell’ìris… e li cùllano… li cùllano
le tife estive
che càntano la ninna-nanna
lievemente agitando l’onde amiche….
È viva; e circondata da altri stami,
e pàrlano tra lòr.

È viva; e dice: “Vengo da lontano”.
“Anch’io” - ne osserva un pètalo di rosa,
“Anche noi” dìcono in coro altri fiori.
Ma tutti insieme chièdon “Che si fa?”….
È viva; e dice: “Io sono una foglia
che sull’acque galleggia; in me riparo
avrete voi. Deboluccia io son; pur vero
sì lievi siete.
Deh, venite! Sarò per voi una cimba…
una barca vitàl!”
“Noi” le rispòndono i fiori “possiamo
fàr quello che tu vuoi; anzi, un nuovo fiore
noi farèmo con te!”.
“Noi siàm gli stami” dìcon le camelie,
“e noi altri pètali” ùrlano le rose,
“e noi i pistilli” singhiòzzan le viole….
“E io sarò il gambo… le foglie io sarò!”….
E tutti dànzano or intorno… intorno
e un nuovo fiòr sarà.

Ma un tonfo all’onde d’un tratto si sente…
non è Tempesta che finita è già.
Chi mai verrà?....
È una Ninfa pel bagno serotino,
e questa foglia e questi fiori scorge.
Va loro incontro.
Lieta li osserva… e poscia chiede loro:
“Che cosa state facendo, oh bei pètali?”.
“Un nuovo fiòr” le risponde la foglia:
“Da lontano veniàm, noi siamo i dèboli
che la Tempesta ha tolti dalle selve…
vìvere insièm bramiamo…
bramiamo èssere un fiòr!”.
“Ma come lo pensate, oh fiorellini,
che non avete nemmèn una ràdica?....
Presto morirete. E poi?”
dice la giòvin dello stagno aprìco
che, sbigottiti mirando i compari,
tosto li prende in mano, e li raccoglie
appena… appena; e tenèndoli sopra
i palmi suoi, e lievemente sospesi
dall’onde, canta un inno sacro al Cielo.
Allòr li bacia!
E come per un incanto, ecco! oh gioia!
essi si sòn cangiati in un fiòr.
“Per me ti chiamerai, mio fiòr, ninfèa…
foglia e pètali, e dello stagno Dea!”.

È così che una foglia così fràgile
e de’ i pètali a Morte condannati
un incanto divèntano per l’onde
d’uno stagno… e sull’ombre di tàl fiòr
il vento soffia invano,
e si riposa la rana, il serpente, e il girino,
e finalmente è sconfitto il Destino!

 
Claude Monet, Ninfee, Impressionismo francese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XX del Mese di Maggio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.