Si
infuria nel buio del cielo la folgore aguzza,
e
cozzano tra di loro le viltà dei tuoni rullanti,
acciari
di invisibili guerrieri di cèrule nubi,
selvaggiamente
attratti dalla carica empia dei prodi
alfieri,
i quali ai vessilli annununziano i volti molteplici
della
gelida piova. Da qui, altri furiosi elementi
l’aëre
ora ghermiscono, come unghie di nottole e d’aquile,
e
gli orizzonti impauriti sanguinare indomiti fanno;
né
odono alcuna pièta pe’ i pianti copiosi dei pargoli,
né
udir da loro lasciano le fole narrate dai labbri
delle
madri che ben sanno che il selvaggio orror dell’Estate
è
presto alle porte, co’ gli arieti eterni del tuono.
Allora
il Temporale s’infuria, alle sue incursïoni
invitando
le gelide Anime buie dei nembi insepolti.
Bande
e masnade d’Eroi, invisibili ora s’affrontano,
l’arme
incrociando ai baldanti petti e all’else instabili nelle
pur
palpitanti destre. Tremolando, gridan le bionde
Valchirie
delle säette - i caduti alzando dal fango
dei
campi precocemente mietuti, saccheggio e bottino
di
questa Natura in guerra, che semina ovunque il suo orrore.
Come
un trotto di Barbari, d’intorno risuona la grandine,
lo
segue il martellar fradicio di piove inumane,
sì
furibonde lance di selvatica ira fatale.
Poi,
è un silenzio profondo. Ritorna il sereno. Ritorna
l’Estate.
Anche il Temporale ritrova la sua odiata Morte.
Ma
intorno io intravedo qual fòsser superstiti d’una
bellica
strage e d’un massacro, cadute le foglie dai pioppi,
spogliate
le rose dai petali belli e leggiadri.
E
all’orizzonte cupo, verso occàso, miro la folle
marcia
della Tempesta che è pronta a colpire altri attimi
d’una
sera d’Estate che mi sussurra ogni menzogna
del
Sole che vedrò - all’alba, finito il mio Sogno.
Caspar David Friedrich, La Luna crescente sul Mare, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX. |
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVI del Mese di Giugno AD MMXIX.
Complessa, tutto sta in una corretta lettura e in una corretta interpretazione del ritmo metrico. Con Carducci, ho cercato di rendere l'esametro con un settenario attaccato a un novenario canonico, e con un senario attaccato a un novenario canonico. In alcuni punti, contro Carducci, ho trovato saggio rendere l'esametro con un ottonario non canonico attaccato a un novenario non canonico. Se, per esempio, prendessimo in considerazione il celebre "Tìtire tù patulaè recubàns sub tègmine fàgi", potremmo notare che l'esametro può essere diviso in due, in un ottonario non canonico "Tì-ti-re - tù - pa-tu-lè" e in un novenario non canonico "re-cu-bàns - sub - tèg-mi-ne - fà-gi". L'ottonario avrebbe accenti sulla prima, quarta, settima sillaba, il novenario sulla terza, la quinta e l'ottava sillaba.
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