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domenica 21 giugno 2020

Sonetto - Espio queste Ombre, e questo Sole e molti


Espio queste ombre, e questo Sole e molti
mari di tanta Estate, ove le allegre
ridon risaïe al fiorir di incolti
gelsi. Ma da’ miei sguardi, ignote ed egre

a quelle, aride or si infiammano ai volti
degli stagni malvagie cure, pieghe
recondite che all’Anima i riavvolti
istanti spiegano. E ora, le più negre

nubi venendo d’un vil Temporale,
tai agitazioni a loro paragono,
durante un lampo di gleso e di fuoco.

Allora, (io) espio anche questo mäestrale
oscuro, onde mi confondo co’ il tuono;
né mi val viver, né Morte m’è giuoco.

Ivan Konstantinovič Ajvazovskij (1817-1900), Una Scena di Naufragio, Romanticismo russo-armeno, Seconda Metà del Secolo XIX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXI Giugno AD MMXX.

sabato 16 maggio 2020

Vago per la Campagna a chieder Covo


Vago per la campagna a chieder covo
per riposar dalle eterne sventure,
oh quanto aspre!.... Ma non fiore, non un rovo
l’albergo ambito mi offrono, onde cure

più truculente il cuor apprende. Trovo
che non hanno più requie le radure -
pacifiche un dì, ora selvagge - e il nuovo
sguardo di maggio muore come dune

al Sole fatte pietra. Ora, solo
m’aggrada e mi disseta un batter d’ale,
un tremito nascosto nella mesta

chioma d’un bosco. Sì! Amo questo assolo
di bucolici canti di cicale,
sussurro martellante di celesta.

Carl Frederik Peder Aagaard, Un Bosco in piena Estate, Tardo-Romanticismo paesaggistico danese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XVI Maggio AD MMXX.

domenica 8 dicembre 2019

La Vïola dell'Inverno

Qui mi rallegro, nella tua penombra, 
o sera; mentre respiro di queste
arie fredde e di questi cieli bui,
e della lor possanza, e del tuo Inverno,
e di quella campagna muta e d'altri
boschi, i quali sereni s'addormentano
nel freddo. Ora, del resto, si assottiglia
sotto i miei occhi la placida giornata,
sì che il meriggio poco dura, e vola
via, come i corvi nel campo; e al mio fragile
passaggio, io sento l'odore dei muschi,
i quali nascono un po' arrampicandosi 
sulle pietre dei vecchi muri, e quel
leggero olezzo dei rami annebbiati,
il quale dà pesantezza alle mie
narici, e che mi fa bruciare gli occhi.
Adesso, infatti, la festa è finita,
e non sto più dinnanzi alle camelie
e ai gigli sopra l'Altare. Ma, davanti
a me, nel prolungato schioppo infame
di due o tre cacciatori, mi si spiega
la tua funerea Natura, o sera; e ombre
di rami denudati e fieri coprono
di nebbie la cappellina vecchietta
dove, dipinta sul muro, sta etesia
una Madonna, alla quale ho appena
donato una vïola. Non ho mai
pregato così tanto nella tua
campagna, oh sera!

Johann Jungblut Abendliche, Un Paesaggio in Inverno con Passeggiatori, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica VIII del Mese di Dicembre AD MMXIX.

lunedì 25 novembre 2019

Passeggiata in Campagna

Le rosee cerule ombre della sera,
le pozzanghere basse della terra,
le foglie smorte cadute dai rami,
i miei passi rimasti solitari,
i boschi che li coprono di buio,
le montagne lontane che risplendono
di neve, i ponti fatti con il fango
tra i sentieri romìti di campagna;
per ultimi, gli stagni che rimangono
senza più rane, i campi avvolti in scialbi,
freddi covoni di paglia, e i fossi asciutti
dove la piova si confonde presto
con il mio pianto, illagrimato grido
d'una sera rimasta con i Sogni.

Pittura polacca di Artista non riconosciuto, Gruppo di Donne che danzano, Tardo-Romanticismo polacco, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXV del Mese di Novembre AD MMXIX.

giovedì 3 ottobre 2019

Come un Airone

Come un aïrone ora la terra calpesto e il fango umido,
tra i sentieri vagolando della mia campagna, ove dorme

nel suo talamo perpetuo Persefòne, scelta compagna
dell'Ade e delle sue nebbie, già acerbi preludi per me

del funebre Autunno di Novembre, quando di sera
l'orizzonte ricopre la pallida bava di Spiriti

morti. Sì! io sono un aïrone, con la sua goffaggine eterna
nell'eloquenza di quei rametti che fanno da zampe,

e con il becco ricurvo, gli artigli scomposti sui prati
marciti... egli, gitano dell'aëre fosco e crudele,

il quale nel suo ingenuo urlo le sacre orfiche orge disfida
della Notte che sovviene vicina. Sì! io sono un aïrone;

e mi perdo nell'attimo d'un piccolo volo nel vuoto, nel-
l'immenso d'una Natura e sconvolta, e assonnata, e profonda,

nel volto funereo, vivente, spirante, e nel mare
d'un occhio che guarda e osserva la crudele infamia di questo

mio cuor che urla sognando - oltre gli infiniti suoi termini
il mistero dell'orizzonte.

Io son come un aïrone. Ma di lui mi mancano il cuore,
e questa Libertà.

Sesshû Tôyô, Un Airone e altri Oggetti naturali, Pittura tradizionale giapponese, Inizi del Secolo XVI

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì III del Mese di Ottobre AD MMXIX.