Oh eburnea nebbia! Sotterri tu, dunque,
il mio giorno, e la mia Notte, i miei Sogni,
e l'orizzonte eterno.
Dimmi allora: ove vago? dove fuggo?
se le ombre degli spettri sìan menzogna
e fantasia;
se qui io stia a camminàr in mezzo agli aliti
de' i baci che la Luna offre alla sera....
O è tutto Nulla:
il fruscìo delle foglie che precìpitano,
il soffio del mio respiro, il torvo Autunno,
l'Anima stretta in cuore,
o il mosto inebrïante de' i miei eterni
desidèri che rapidi m'opprimono,
e un'ombra senza corpo.
E tu, nebbia, mi dai un senso di freddo,
e di pianto, e di strazio, e stordimenti
sì irrequieti nel correre de' miei attimi,
e inquieta possa, e non più liete immagini;
e mi fai cieco, e mi fai muto, e tremulo,
perduto, infine.
O è tutto Nulla....
Così il mio cuore si lamenta come
quel ramo di campagna che il tuo gelo
lento passando spezza,
e poi il mio Sogno come un lumicino
d'una lanterna
che si spegne nel buio.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì XX del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
Il presente Blog vuole riproporre un ritorno critico e ragionato della Poesia romantica e, per questo, farsi portavoce di un Neo-Romanticismo più vicino alla corrente culturale del secolo XIX. Con il titolo si vuole pensare e sognare di poter onorare i fratelli Schlegel che, con molti altri, sono i Padri del Romanticismo tedesco.
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venerdì 20 ottobre 2017
La Nebbia, o D'un Malessere Metafisico
martedì 17 ottobre 2017
Alba di Ottobre
Vien così presto, all'alba, il primo freddo
che l'Autunno compone al mio miràr,
co' il tremàr
di dense nebbie;
e mentr'io quasi cieco resto, e or che muto
va a tremolarmi il labbro, più che attonito
odo il cadèr di foglie
in tante doglie:
tintinnano frequente l'una all'altra,
e mormorando mi rabbrividiscono.
Oh Natura! Tu dormi,
soltanto la mia stirpe, ahi schiatta d'uomini!
vaga, e affronta le pene della Vita;
e di riposo e requie nulla sa.
L'ultimo mietitore è alla risàia;
poco prima io lo vidi a dàr di baja
a un crocicchio del borgo.
Pur sarò anch'io a sforzàr la terra a dare
sì tanto vàn ristoro a questo vìvere
che si träe a una tomba,
e poi s'affonda?....
Va il Destìn: tutto inghiotte,
più della Notte.
Nebbie, null'altro che brume selvagge!
Le scorgo sorgere, in campagna, e immani
si prendono alle mani,
e avvolgono l'orizzonte, per sempre,
lo inghiottono nel loro truce ventre;
come Anime di spighe mïetute
che invano si alzano al Ciel che 'l respinge...
come Villi insepolte in terre vergini
che danzano alle rive dell'Agogna.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XVII del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
che l'Autunno compone al mio miràr,
co' il tremàr
di dense nebbie;
e mentr'io quasi cieco resto, e or che muto
va a tremolarmi il labbro, più che attonito
odo il cadèr di foglie
in tante doglie:
tintinnano frequente l'una all'altra,
e mormorando mi rabbrividiscono.
Oh Natura! Tu dormi,
soltanto la mia stirpe, ahi schiatta d'uomini!
vaga, e affronta le pene della Vita;
e di riposo e requie nulla sa.
L'ultimo mietitore è alla risàia;
poco prima io lo vidi a dàr di baja
a un crocicchio del borgo.
Pur sarò anch'io a sforzàr la terra a dare
sì tanto vàn ristoro a questo vìvere
che si träe a una tomba,
e poi s'affonda?....
Va il Destìn: tutto inghiotte,
più della Notte.
Nebbie, null'altro che brume selvagge!
Le scorgo sorgere, in campagna, e immani
si prendono alle mani,
e avvolgono l'orizzonte, per sempre,
lo inghiottono nel loro truce ventre;
come Anime di spighe mïetute
che invano si alzano al Ciel che 'l respinge...
come Villi insepolte in terre vergini
che danzano alle rive dell'Agogna.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XVII del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
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lunedì 3 ottobre 2016
Nebbia
Biancospìn di nebbia, i campi e i rivi,
verso il mattino, le più lontane Alpi,
e la campagna; le foglie del tièpido
e primo ottobre emigràr come i pàsseri
dal nido delle frasche a fredda ripa,
e il bacio delle brume sopra le ùltime
risàïe che attèndono la falce:
oh dolce, oh quieta mia terra, oh mio fango!
E quivi così presto io ti contemplo
in tanta furia di àliti autunnali,
dove un dì mi dirai forse quèl che è
nel tuo nebbioso mantello dei tuoi occhi;
e i tuoi cadenti cascinali intorno
senso or mi danno di mestizia e requie,
e le tue solitarie e vecchie querce
me un’Ànima ugualmente solitaria
raggelando mi pìngono, e il tuo vespro
l’Ignoto specchia dell’Inquieto mio,
tra un sorriso di Sole e un nembo oscuro
che pur muggendo non ha più le posse
di scatenàr il Temporale e i fùlmini.
Per questo, dunque, è sempre più perenne
il venìr delle inattese e orbe nebbie;
e questa ragnatela delle nùvole
chiude orizzonti a un infinito sguardo.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Kaspar David Friedrich, L'Albero solitario, Romanticismo classico tedesco, Prima Metà del Secolo XIX |
In Dì di Domenica
II del Mese di Ottobre dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di
Divina Misericordia AD MMXVI
martedì 6 ottobre 2015
La Ballata del Sogno di Ottobre
Sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh!
E valica egli le cime dei monti, e…
e delle selve dove un dì ei gridava.
Sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh! E
sogna agli eterni e incogniti orizzonti, oh
cuore di Anima ignava! E
sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh!
Perché sognàr mi dico quand’ei è vano, e
mentre la brina e fredda e scialba scende, e… e
sognàr remoti sensi, e il mio lontano
avvenire? E il mio cuore attende, e attende
istanti più felici; e allòr lo prende
un sentìr di tristezza mai finita. Eh!
Che? Per vent’anni fuggì la sua Vita? E…
e dunque geme, e grida, e si vergogna.
Sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh!
E lambisce le montane e vecchie fonti, e…
e i suoi alpini sentièr che valicava.
Sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh! E
sogna vagàr per gli irrequieti ponti, oh
cuore di Anima ignava! E
sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh!
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Martedì VI Ottobre AD MMXV
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