Così perdutamente è l'alba. Nebbia
s'erge; e d'intorno il suo ghigno m'appare,
a rendermi più tristi il dì e novembre. E
io emigro al Sogno, la rondine al ciel.
Ma pur nel giorno dei morti or m'assale
la Vita con sue menzogne, e suoi impulsi,
e òrdina: - Resta! - e mi chiede: - Che fai? -.
Muto non so rispondere, non voglio,
continuo a passeggiare tra gli aironi.
Oh Sogni miei, lasciate almèn la pace
ai morti del cimitero che riposano
tra queste nebbie che cùllan pur me! E
io emigro al Sogno, la rondice al ciel.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì III del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
Il presente Blog vuole riproporre un ritorno critico e ragionato della Poesia romantica e, per questo, farsi portavoce di un Neo-Romanticismo più vicino alla corrente culturale del secolo XIX. Con il titolo si vuole pensare e sognare di poter onorare i fratelli Schlegel che, con molti altri, sono i Padri del Romanticismo tedesco.
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venerdì 3 novembre 2017
Il Giorno dei Morti
venerdì 20 ottobre 2017
La Nebbia, o D'un Malessere Metafisico
Oh eburnea nebbia! Sotterri tu, dunque,
il mio giorno, e la mia Notte, i miei Sogni,
e l'orizzonte eterno.
Dimmi allora: ove vago? dove fuggo?
se le ombre degli spettri sìan menzogna
e fantasia;
se qui io stia a camminàr in mezzo agli aliti
de' i baci che la Luna offre alla sera....
O è tutto Nulla:
il fruscìo delle foglie che precìpitano,
il soffio del mio respiro, il torvo Autunno,
l'Anima stretta in cuore,
o il mosto inebrïante de' i miei eterni
desidèri che rapidi m'opprimono,
e un'ombra senza corpo.
E tu, nebbia, mi dai un senso di freddo,
e di pianto, e di strazio, e stordimenti
sì irrequieti nel correre de' miei attimi,
e inquieta possa, e non più liete immagini;
e mi fai cieco, e mi fai muto, e tremulo,
perduto, infine.
O è tutto Nulla....
Così il mio cuore si lamenta come
quel ramo di campagna che il tuo gelo
lento passando spezza,
e poi il mio Sogno come un lumicino
d'una lanterna
che si spegne nel buio.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì XX del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
il mio giorno, e la mia Notte, i miei Sogni,
e l'orizzonte eterno.
Dimmi allora: ove vago? dove fuggo?
se le ombre degli spettri sìan menzogna
e fantasia;
se qui io stia a camminàr in mezzo agli aliti
de' i baci che la Luna offre alla sera....
O è tutto Nulla:
il fruscìo delle foglie che precìpitano,
il soffio del mio respiro, il torvo Autunno,
l'Anima stretta in cuore,
o il mosto inebrïante de' i miei eterni
desidèri che rapidi m'opprimono,
e un'ombra senza corpo.
E tu, nebbia, mi dai un senso di freddo,
e di pianto, e di strazio, e stordimenti
sì irrequieti nel correre de' miei attimi,
e inquieta possa, e non più liete immagini;
e mi fai cieco, e mi fai muto, e tremulo,
perduto, infine.
O è tutto Nulla....
Così il mio cuore si lamenta come
quel ramo di campagna che il tuo gelo
lento passando spezza,
e poi il mio Sogno come un lumicino
d'una lanterna
che si spegne nel buio.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì XX del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
lunedì 3 ottobre 2016
Nebbia
Biancospìn di nebbia, i campi e i rivi,
verso il mattino, le più lontane Alpi,
e la campagna; le foglie del tièpido
e primo ottobre emigràr come i pàsseri
dal nido delle frasche a fredda ripa,
e il bacio delle brume sopra le ùltime
risàïe che attèndono la falce:
oh dolce, oh quieta mia terra, oh mio fango!
E quivi così presto io ti contemplo
in tanta furia di àliti autunnali,
dove un dì mi dirai forse quèl che è
nel tuo nebbioso mantello dei tuoi occhi;
e i tuoi cadenti cascinali intorno
senso or mi danno di mestizia e requie,
e le tue solitarie e vecchie querce
me un’Ànima ugualmente solitaria
raggelando mi pìngono, e il tuo vespro
l’Ignoto specchia dell’Inquieto mio,
tra un sorriso di Sole e un nembo oscuro
che pur muggendo non ha più le posse
di scatenàr il Temporale e i fùlmini.
Per questo, dunque, è sempre più perenne
il venìr delle inattese e orbe nebbie;
e questa ragnatela delle nùvole
chiude orizzonti a un infinito sguardo.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Kaspar David Friedrich, L'Albero solitario, Romanticismo classico tedesco, Prima Metà del Secolo XIX |
In Dì di Domenica
II del Mese di Ottobre dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di
Divina Misericordia AD MMXVI
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