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mercoledì 14 ottobre 2015

Dirce - Senso, Bellezza, Ideale e... Morte

Ah! Scioglietele il peplo. Dirce attende. Eh!
Ha tradito gli Dei e deve morire.
Voglio vedere quelle carni nude,
che brilleranno al sole sul mantello del toro,
i lenzuoli cadere dalle spalle,
strappatele le vesti. Dirce è infame!
Accarezzatela alle gemme dei capelli,
solleticate le fibule tolte.
Ah! Scioglietele il peplo. Dirce attende. Eh!
Ha tradito gli Dei e deve morire.
Che belle spalle, giovani e femminee,
una schiena da Venere pandemia.
Oh, l'affannoso tondo e bianco seno
che ritto ascolta i sospiri del cuore tremante,
dal basso all'alto, un movimento di senso!
Ahi, la tacente bocca, rossa e accesa
che presto sputerà l'immondo sangue,
le guance sue arrossate e intimidite
dalla vergogna oscena. Dirce è folle!
Ah! Scioglietele il peplo. Dirce attende. Eh!
Ha tradito gli Dei e deve morire.
Voglio vedere il ventre snello e il fianco,
nudi, tremanti. Oh! Quanto è giovane e bella!
Ideale purissimo di bellezza assoluta.
Oh, il delicato pube, fresco, dorato,
senso perpetuo di vergini sogni,
appena sopra quelle gambe lisce
che Pigmalione ha scolpito nel sogno.
Ah! Scioglietele il peplo. Dirce attende. Eh!
Ha tradito gli Dei e deve morire.
E che bei glutei, e che forme di donna,
una Venere da donare a un toro
perché questi la uccida nella corsa,
e che piedi! e che piedi! da legare
alle aspre corna dell'animale. Ahi, Dirce!
Perché gettarla sul dorso d'un torello
e condannarla alla morte violenta? Dirce!
Ah! Scioglietele il peplo. Dirce attende. Eh!
Ha tradito gli Dei e deve morire.
A nulla vale la bellezza eccelsa,
qui, davanti ai decreti dei Numi e della Moira.
E' bella, nuda, giovane, donna e forte.
Ma il Nume lo comanda. Sia la sua morte!
Oh Dirce!


Carl Edward Corletti von Sweizberg, mia registrata




venerdì 9 ottobre 2015

Inquietudine del Sogno e della Poesia

La Notte è pallida.
Dov’è il tuo sogno, oh giovine?
Era spasmodico,
sogno spasmodico.
La Notte mormora.
Dov’è il tuo incubo?
E la larva ‘l cullava
presso la cruna
dei Sentimenti. E i palpiti?
Non fûr che maschere.
Triste le illuminava
la fredda Luna,
la scialba Luna nell’incanto d’argento.

Eh! Sàtana ti ha illuso,
e schernito ti ha Iddio.
Danza! Su’, danza, il sabba, la ridda confusa!
E si sperda l’addio…
e si sperda l’addio!

La Notte è in tenebra.
Dov’è il tuo sogno, oh giovine?
Era spasmodico,
sogno spasmodico.
La Notte si agita.
Dov’è il tuo incubo?
Sono arrivati i vecchi,
l’incomprensione,
poiché ignoto è lo Spirito
della dolce epoca (della tua giovinezza).
E i rami sono secchi.
Spento è l’embrione.
E si sperda l’addio,
l’ultimo addio!

La Notte spasima.
Dov’è il tuo sogno, oh giovine?
Era spasmodico,
sogno spasmodico.
La Notte oscùrasi.
Dov’è il tuo incubo?
Lo ha udito il lupo nero,
lo divorava.
Ma è buona la carne arida
d’un cigno, le àlighe
sue? E il sangue sul sentiero (del)
lago albeggiava.
E si sperda l’addio…
e si sperda l’addio!

La Notte è in gemiti.
Dov’è il tuo sogno, oh giovine?
Era spasmodico,
sogno spasmodico.
La Notte è tremula.
Dov’è il tuo incubo?
Dissero: non avesse
un Sentimento.
Frutto dell’aritmètica,
tubercolòtica
delle sue smanie stesse! E
non fu che vento.
E si sperda l’addio,
l’ultimo addio!

Dov’è il tuo sogno, oh giovine? Hai vissuto
per un canto di Morte in tanta Vita. E…
e fu la Poësia un sogno perduto,
e era l’Amore una doglia infinita.
E dunque chiederai che ha in serbo il Fato,
e dunque chiederai se sei sprezzato.
Ogni piacèr ha fine. È il Tempo della Morte.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro




Giovedì VIII Ottobre AD MMXV 

martedì 6 ottobre 2015

La Ballata dell'Ondina del Reno

Raccòntaci di Ondina nel suo ninfale,
tra le nebbie del Reno i vapori,
Ondina la fanciulla del re delle onde,
la bella ninfa, e il dolce cuore suo,
quando canta con l’arpa delle Norne
sotto lo strale della scialba Luna.

Perché volete sapere di lei?
Chiunque la ha scrutata è presto morto.
Perché volete sapere di lei?
Ella dòmina il vento e ogni Destino.
Orsù! Chiedètelo al mio pescatore,
è uno spettro che vaga nella Notte,
è stato ucciso da uno sguardo amabile
di questa Dea che lievemente arpeggia.
Chiedètelo al mio pescatore morto,
se mai incontrate la sua Anima oscura.

Raccòntaci di Ondina nel suo ninfale,
ci dicono che è bella e che è bionda,
Ondina argentea dell’oro delle acque,
la selvatica ombra che racconta i suoi
spasimi antichi, nelle orrende Furie
dei tremuli naufragi della sera.

Tacete, ignari, di questo mistero!
La sua bellezza dischiude la tomba.
Tacete, ignari, di questo mistero!
È meglio non udire le sue nenie.
Domandàtelo al figlio del prìncipe,
è uno scheletro bruto sulle sponde,
lo hanno affogato le Ondine ribelli,
mentre rideva la vostra fanciulla.
Domandàtelo al figlio del prìncipe,
quando inciampate nelle sue ossa orrende.

Raccòntaci di Ondina nel suo ninfale,
del canto che dischiude il suo labbro,
Ondina cara alle nubi del vespro
e agli irrequieti sogni dei barcaiuoli,
estasi folle del senso notturno
di chi viaggia confidando nel buio.

Di qua fuggite, prima che sia tardi!
O moriremo tutti al suo bel trillo.
Di qua fuggite, prima che sia tardi!
Sol io ho il potère di intènderne il canto.
Ma se la Ninfa mi vede con voi
mi annegherà nel vortice di un ballo,
e muterò in uno spettro blasfemo,
muto e insepolto e non avrò riposo.
Ma se la Ninfa mi vede con voi,
mi attoscherà con il suo crine inquieto.

Raccòntaci di Ondina nel suo ninfale,
il letto delle rive del Reno,
Ondina sacra agli Dei degli stagni
che è la figlia di un sogno sofferente
nel visionario tramonto del cielo,
dove la Luna emerge dal Nulla del monte.

Voi disfidate la Sorte iraconda,
non vi son che sepolcri che ci inghiòttono.
Voi disfidate la Sorte iraconda,
sentite il trillo: è la Morte che incombe!
Raccontiamo di Ondina nel suo ninfale:
siamo spettri nella tomba delle tenebre!  


Massimiliano Zaino di Lavezzaro




Martedì VI Ottobre AD MMXV

La Ballata del Sogno di Ottobre

Sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh!
E valica egli le cime dei monti, e…
e delle selve dove un dì ei gridava.
Sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh! E
sogna agli eterni e incogniti orizzonti, oh
cuore di Anima ignava! E
sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh!

Perché sognàr mi dico quand’ei è vano, e
mentre la brina e fredda e scialba scende, e… e
sognàr remoti sensi, e il mio lontano
avvenire? E il mio cuore attende, e attende
istanti più felici; e allòr lo prende
un sentìr di tristezza mai finita. Eh!
Che? Per vent’anni fuggì la sua Vita? E…
e dunque geme, e grida, e si vergogna.

Sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh!
E lambisce le montane e vecchie fonti, e…
e i suoi alpini sentièr che valicava.
Sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh! E
sogna vagàr per gli irrequieti ponti, oh
cuore di Anima ignava! E
sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro




Martedì VI Ottobre AD MMXV