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mercoledì 11 gennaio 2023

Sonetto notturno - Immagini astratte

La Notte è come sfinge solitaria,

la Luna è Salomè dai sette veli.

C’è per me come dell’ombra nell’aria:

le stelle d’oro che sembrano mieli.

 

La Notte è una Dea senza luminaria,

la Luna è donna che aduna i fedeli.

Ma c’è una stella che muor di malaria

nella palude dell’alto dei cieli.

 

Io, però, vorrei sapere l’Ignoto

che è nascosto nel buio di quella sfinge

e nel miel delle stelle e nei velami

 

d’una malia. Ma m’appaiono sciami

di nebbie misteriose; e il cuor mi pinge

come senso di Dio cui son devoto.

Dipinto di Gustave Moreau (1826-1898), Salomè ed Erode, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Pre-Simbolismo, Simbolismo francese, 1870. Tecnica degli Acquarelli su Cartone, Dimensioni sconosciute. Collezione Privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XI Gennaio AD MMXXIII.

 

 

giovedì 24 novembre 2022

Un Canto notturno

Buonanotte e foglie d’oro, o mio Autunno,

la Luna colora rami d’argento,

sento stormire leggero da lungi

un semplice freddo grido di vento..

e i sogni pallidi crepitano ora

nella notte scialba che m’innamora

al fuoco delle stelle mute stanche

ribelli splendide

ma tristemente bianche

come la neve che non avverrà.

Dipinto di Edwin Austin Abbey (1852-1911), La Duchessa di Gloucester costretta a camminare per le Strade come Punizione per la Negromanzia (The Duchess of Gloucester forced to walk through the Streets as Punishment for Necromancy), Romanticismo, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Pre-Simbolismo, Simbolismo statunitense, 1900. Olio su Tavola, Dimensioni 124,4x215,9 cm. Collezione presso il Carnegie Museum of Art, Pittsburgh (Stati Uniti d'America).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XXIV Novembre AD MMXXII.

domenica 8 ottobre 2017

A una Sera di Ottobre

Non più questa or verrà sera d’Estate
donde gli occhi miei vedranno e ombre e brume;
e or le mietute spighe illagrimate
quelle nebbie sì a pàscer n’andràn che implume

sovr’esse il mio miràr volàr vuòl che Vate
si considera; e d’ansie e or torve e or brune
così il mio cuor si rïempie alle fiate
‘ve al Tramonto ei vedrà del Sol il lume.

Allòr m’immergo in tanta Notte oscura,
la qual si tace del mio respìr mesto;
e in così molta foschìa è il suo fetore.

Pietà di me, oh tu! oh sovvenuta cura!....
E viènmi in sonno un sentìr più funesto
che non so se fia un Sogno. Ma è dolore.  

Carl Spitzweg, Il Cacciatore e la Fanciulla, Tardo-Romanticismo tedesco, seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica VIII del Mese di Ottobre dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.

martedì 22 settembre 2015

Introspezioni poetiche notturne di un giovane Poeta romantico

Fuor è la Notte, e la biancheggiante Luna rosseggia al mio cuore, e…
e io giaccio, - e io sogno; - e nell’alito del vento
che odo gridàr, e nel suo tenue ululato, - io – (che farò?) -
resterò tremante. E come or m’è, così mi sarà una cura eterna l’oscuro Fato, e il
mio conturbante senso, e il suo arcano tenebrore. - E…
e tu, Notte, non odi? - Lo sai che: è un mio Sentimento? Eh! - Ma

l’Anima mia così beändo sogna, ed è insonne d’Amore, e…
e questo tempo notturno dove sento le civette - ah! - passa e va lento, - e il
mio restàr nei miei svenuti sogni insensati e l’accordato
mio vecchio liuto, e il mio frinìr che non è che un detto intemerato
fluïscono in un canto che si pasce d’insania e d’irredento dolore, e…
ed è questa una nenia, ed è forse costei il mistero del mio labbro: il mio lamento.

Penso! Ho perduto qualcosa, un’impronta della mia stessa Vita, e…
e l’ammiràr delle foglie che multiformi e variopinte cadono a terra, e
i canti allegri delle vicine e serene e placide vendemmie lungo i monti, e…
e le feste del paëse, e le loro danze e i sorrisi delle fanciulle, e…

e le prime brine dell’autunno cadèr all’alba sopra i salici e sulle betulle, e
il mio più dolce desidèrio, mai noto a nessuno, e mai gridato agli orizzonti,
questo volèr, bramàr, desideràr segreto che al mio Destino muove una guerra, e
che è insana questua d’una gioia che ha e che porta molti nomi e che è infinita; e

questo mio desidèrio è: un ballo mascherato dai sogni rimasti inavverati, e…
e il rosso labbro del rubino d’una guancia di fanciulla arrossata lievemente, e
gli inavvertiti sguardi ricercarsi tra i danzanti trilli d’un quasi muto fortepiano, e

il scialbo collo adornato di trasognato oro, e il piede che muove lontano, e…
e la sua giovinezza femminile, che davanti a me danza soävemente, e
il quieto seno ora ristretto dai veli più sontuosi, e i biondi capelli gemmati; e…

e penso! Penso combattendo i miei dolorosi Fati!
Occasiöni perdute e irrequiete, e che ho sprecato nei sogni del mio cuore, e…
e ora so che non è per me più il tempo propizio per un desidèrio che è Amore.

Eh! Ma mi resta pur nei reconditi ed eterni spettri del mio Spirito deluso - un
incognito e furente senso di vivere e di gioia, che mi chiede molto: e
voglio ancora sapere com’è l’ebbrezza d’un bacio, e il tintinnio che mi ha illuso
di due ansimanti labbri che si incontrano su un unico e misterioso volto, e
il sospiro di quel bacio, di quel bacio che entra nel cuore e lo corrompe di Vita,
e che mi sfugge, alato pensiero d’una immeritevole e spenta chimera, e…
e che sogno continuamente non appena il Sole tramonta e viene la sera, e
la cui mancanza la coscienza mi rende impotente, e l’Anima mi fa smarrita. E
ancora passo questa nuova Notte pensando e sognando; e tutto è un vano ardire,
nemico della speranza, e irremovibile nell’atrio insonne d’un cuor che vuol dormire; e…
e dopo i sognati palpiti, e dopo la sognata e incognita e mai conosciuta fanciulla,
a me Poëta non rimane che un rimorso, e la tenebra che regna. E tutto è Nulla!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Notte tra i Dì Lunedì XXI e Martedì XXII Settembre AD MMXV

sabato 19 settembre 2015

In Ode della Luna d'una Notte d'Autunno

Fu!

Cera eri tu d’un marmo e, - sepolcrale e, - muto,
tra le notturne frasche e, - i rami spogli e, - e
velata Iside, ergevi e, - nuda - e
oscena e, - bella - danzavi sull’ingiallite foglie, - oh
Luna! autunnale e mesta! - E -
io - ti scorgevo: e - baciàr l’antica pieve e, -
e i grappoli dei colli e, - i miei lievi e, -
insonni sogni e, - una schiusa ginestra. - E
illuminavi al mio sguardo un ruscello e, -
le mie betulle e, - i salci e, - i miei arboscelli -
miei, - perché - quand’è giorno - in lor cammino,
indagando il Mistero e, - il mio Destino! - Eh! - E

ombra, oh tu, - eri - di Luna, e lì - in spire oscure -
e in tetra Notte e, - in ansia - oh! splendevi, - e…
e ricoprivi e: - le foreste (mie), e - le (mie) lontane cime; e - a una cuna i

tenui e, - e

quieti seni
tu - d’una cerva - cullavi e, - con lor - lo spoliärio
dei campi, - ov’eran: e - morte spighe, - e vene, - e

singulti di sere e, - e

i notturni e - tristi - i corvi - e, - i viäri, - e
tu, scialba Luna, e - tu! - impronta funèrea
al cuor che è mio, - oh tu! - mostravi il nudo cranio

perennemente confuso e vano

del mio Destino e, - con lui - i sogni cinèrei -
miei e, - il Nulla eterno del vespro autunnale; e -
l’aëre tuo così e alfìn mi fu e - amaro e, - ed etèreo. - Ahi! -

Spettri lunàr, cinèrei! -.

Oh Luna mia e, - voi! - sue ombre - oh sue ombre - vane, - ah!
perchè, - perché - il sognàr sempre m’assale? - E

tu forse, oh argento, mi nascondi gli Inni
dell’Ecate e, - dei Mostri - e l’irrequieto
sonno; - e tu! - sua ombra, sei forse l’Erinne - ella! -
che sempre mi condanna a essere un suo e - un tuo Poëta; - e
m’è tremendo il dannàr! e, - e
tu, oh falba Luna, - tu! - che illumini i sentieri, - ahi! -
non scordarti il mio cimitero,
spettro di sogni che canta in dolore, -
ove - tra eterni visionari - io espio. - È l’Amore!

Or!

Ombra funesta e, - denudatrice di sogni e, -
Furia del cielo quando è Notte, - oh -
Luna, - contemplo: te - ghermìr zampogne e, -

le rosseggianti foglie e, - il lumicino che scotta
del più fatuo folletto e, - le tue Villi e, -
di costor le scarne gote e, -

bramàr le vigne e, - il lor vinello che qui oscilla, -
pianto di streghe! - e, - e le castagne e, -
e delle fonti le oramai gelide e fresche stille e, -

soffiàr sul vôl dei ragni, - i
qual ovunque e, - qui - intessono i lor fantasmi -
le ragnatele! - e muta campagna. - E -

io ascolto, - oh Luna! - il tuo sospìr e, - la tua asma - e,
tu? ascolti, oh spettro? - Senti? - Odi? - I miei spasmi?

No! - Sei tu un’ombra d’un crudele - empio - Unno;
e intorno è Notte… è eternamente autunno!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Sabato XIX Settembre AD MMXV