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mercoledì 3 novembre 2021

Impressioni di Pioggia alla Finestra

Alla finestra: stille bianche di acqua,

invisibile azzurro e trasparente,

come un dipinto puntinato di ombre;

qual è il colore di una goccia di acqua?...

Poco innanzi, dei rami secchi e stanchi

con le foglie giallo-ocra, oro d’Autunno,

mentre le gocce scivolano giù

dal vetro disegnando il cader stesso

di quel fogliame, come vie dirette

verso il luogo dei nuvoli piangenti.

I tetti dei vicini qua e là grondano,

ma sempre alla finestra, come un quadro

incorniciato da stipiti e vetri.

Sento passar la pioggia che ride,

tintinno di pozzanghere di strada.

Alla finestra ora si aggiunge il fumo

del tè caldo col suo miele un po’ asprigno,

il gridio dei biscotti masticati

e con il vecchio oriuolo che pronunzia

lo scorrere delle ore, simulando

i palpiti d’un cuore che canticchia

e con quei sogni che volgono a vette

tibetane ove immagino raccogliere

le foglioline che bevo e sorseggio.

Ed era il pomeriggio. Ora, è sera.

Dipinto di Gustave Caillebotte (1848-1894), Strada di Parigi in un Giorno di Pioggia (Rue de Paris, Temps de Pluie), Impressionismo francese, 1877. Olio su Tela, 212,2x276,2 cm. Art Institute di Chicago (USA).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì III Novembre AD MMXXI.

sabato 17 novembre 2018

Il Mosto del Barbaro

Nebbie! sorgete, oh spettri di guerrieri!
Bocche di Villi da' bardi baciate,
cristalli di vendemmiata pioviggine!

Dianzi a' il buon mosto, intanto, da voi io lungi
giacio. E ripenso!.... Oh rosei vapor
del Crepuscolo! sìmili alle guance

dell'Ebe che sorseggio! Oh amica sera
che i ricordi del giorno mi divori
lievemente scaldandomi alla Luna!

Oh arpe che inneggiano al sepolto corpo
di Freia, l'estiva, fertile a' le fiamme
infinite del Sole! Ahi, canto funebre

che Skàdi evoca alla Vànir dormiente,
mentre il nevischio annunzia il nuovo inverno!

Ho freddo, oh nebbie! E la mia landa immensa
sotto i miei occhi inghiottite. E penso. E piango.
Oh foglioline indispettite a' vischi

per le falci de' Druidi dell'Autunno!
Oh corpicini secchi che insepolti,
poiché inumani, le Valchirie évitano

nel lor guerresco volo! Oh tintinnar
di rigide ocra reliquie di querce...
oh fulvi rimasugli de' bei pioppi!

Oh cimbe di fogliami remiganti
sulle più sacre ripe dell'Arbogna
've il mio calice accoglie il vin selvaggio

degli acerbi vitigni! Oh Erda... Erda, Dea
di questa addormentata, empia Natura! 

Hai tessute le spoglie delle Figlie
delle onde de' torrenti! il dolce ventre
a Freia hai donato! Hai splasmata

la cetra urlante di Lorelei che urla
fino a farsi sentir tra queste brume,
bianche regine del mio freddo Nord!

E ora io godo del tuo vino mietuto
dal correre del tempo che lo invecchia -
ei immortal, io dannato a estremi spiri!

Brindo a te, allora, oh Natura pallente,
cui sopravvivo al momentaneo sonno
per avere nel cuor i tuoi gai ardori!

Brindo a te, e immergo il nappo a' la mia bocca,
e avrò qui forse un po' di caldo, allora!

E penso! E bevo!.... Froh! non hai scordato
il mio desiro di coglier la Gioia
baciandole ne' Sogni ansanti labbra?....

Ma odo che sempre più la piova cade,
e il meriggio mi pàr sempre più breve,
donde qui a me ei rapisce ore di Vita.

Così svelto sovvien, infatti, il vespro,
e presto si svanisce il sacro fuoco
del mosto di novembre in mia ogni vena.

E mi rimane l'eterno cordoglio
che de' bardi ferisce il cuor che duole:
il Sogno! Ombra che appena all'alba muor.

E so che in questi brividi di sera
il nido intesse questo oscuro Fato!

Gustavo Simoni, L'Istoria del Menestrello, Tardo-Romanticismo italiano, Fine del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XVII del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

sabato 20 ottobre 2018

Il Tempo de' Morti - Un'Elegia barbara

La sera or spande urla e ombre su' i vecchi cipressi; e i lontani
mirti seccano, fiori de' le orbe ghirlande de' sacri

bardi. Oh, le tremule arpe! che fendono i nugoli, e il negro
sogghigno dell'àer! Oh, il cupo lamento del Druido!

Oh voi, sì concitati carmi di disperata
profonda doglia!

Gemete sulle tombe de' tristi insepolti, sul Fato,
dite i lamenti oscuri di lupi selvaggi di bosco...

e, forse, ne infondete la Gioia dell'Autunno che immerge
in questa vostra sera simposi di mosto gaudente,

di spumeggiante vino che la stagion di suo
vigor illude.

Ma, intorno, le rose si giaccono pallide a' boccioli
delle brine primiere che l'alba conforta; onde è vano

pensar di raccoglierle, e darle alle effigi sacrate
della Madonna, o a' mani d'amata fanciulla profana,

o mischiarle nell'onda del calice, a conforto
di tanta pena.

Ma i bardi non si placano che cantano truci pensieri,
e fan vaticinate terribili prossime brume....

Ma i bardi continuano a mescere queste crudeli
profetiche parole, a urlar, chiamar queste nebbie.

Oh! se queste avvolgessero i lassi sepolcri silenti,
le lapidi bianche del glauco sembiante spettrale!

Oh! se il mare errabondo dell'ossa splendesse nel vacuo
del loro sguardo!

Oh! se fosse codesto diggià l'invocato riposo
della Natura spoglia nell'attimo in cui dànzan le ultime

fiamme del Sole! Oh se arse doglianze di Vita scendessero
così presto nel ventre cullato da' anonimi vermi!

No! andate via, oh bardi! di tal Morte non siate
i seduttori!

E io vi saluto mie ombre, oh amiche dell'ultimo Sole,
d'un Sogno raccolto nel giovine manto d'un fiore...

di vostra fanciulla ridente che danza di fronte
a' miei occhi sofferenti nel folle silenzio d'un tuono

d'Estate defunta! d'un muto singulto di pietra,
nel cuore! Udite

davver questo saluto... udite! e salvatemi, oh amiche!
Ho paura del Tempo che è giunto vicino a gridare...

a urlare che vergine d'Amore m'avrà questa terra,
che un giorno morrò vecchio, mesto e solitario... esiliato

dalla Gioia, ma nel pianto disceso nel regno funereo...
che è giunto furioso... a urlare che è giunto fremente

il Tempo che annunzia: l'orrendo riposo de' Morti; e
l'altro Tramonto!



Caspar David Friedrich, Rovine di un'Abazia nel Querceto, Romanticismo tedesco, 1809-1810, Berlino


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XX del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.