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sabato 20 ottobre 2018

Il Tempo de' Morti - Un'Elegia barbara

La sera or spande urla e ombre su' i vecchi cipressi; e i lontani
mirti seccano, fiori de' le orbe ghirlande de' sacri

bardi. Oh, le tremule arpe! che fendono i nugoli, e il negro
sogghigno dell'àer! Oh, il cupo lamento del Druido!

Oh voi, sì concitati carmi di disperata
profonda doglia!

Gemete sulle tombe de' tristi insepolti, sul Fato,
dite i lamenti oscuri di lupi selvaggi di bosco...

e, forse, ne infondete la Gioia dell'Autunno che immerge
in questa vostra sera simposi di mosto gaudente,

di spumeggiante vino che la stagion di suo
vigor illude.

Ma, intorno, le rose si giaccono pallide a' boccioli
delle brine primiere che l'alba conforta; onde è vano

pensar di raccoglierle, e darle alle effigi sacrate
della Madonna, o a' mani d'amata fanciulla profana,

o mischiarle nell'onda del calice, a conforto
di tanta pena.

Ma i bardi non si placano che cantano truci pensieri,
e fan vaticinate terribili prossime brume....

Ma i bardi continuano a mescere queste crudeli
profetiche parole, a urlar, chiamar queste nebbie.

Oh! se queste avvolgessero i lassi sepolcri silenti,
le lapidi bianche del glauco sembiante spettrale!

Oh! se il mare errabondo dell'ossa splendesse nel vacuo
del loro sguardo!

Oh! se fosse codesto diggià l'invocato riposo
della Natura spoglia nell'attimo in cui dànzan le ultime

fiamme del Sole! Oh se arse doglianze di Vita scendessero
così presto nel ventre cullato da' anonimi vermi!

No! andate via, oh bardi! di tal Morte non siate
i seduttori!

E io vi saluto mie ombre, oh amiche dell'ultimo Sole,
d'un Sogno raccolto nel giovine manto d'un fiore...

di vostra fanciulla ridente che danza di fronte
a' miei occhi sofferenti nel folle silenzio d'un tuono

d'Estate defunta! d'un muto singulto di pietra,
nel cuore! Udite

davver questo saluto... udite! e salvatemi, oh amiche!
Ho paura del Tempo che è giunto vicino a gridare...

a urlare che vergine d'Amore m'avrà questa terra,
che un giorno morrò vecchio, mesto e solitario... esiliato

dalla Gioia, ma nel pianto disceso nel regno funereo...
che è giunto furioso... a urlare che è giunto fremente

il Tempo che annunzia: l'orrendo riposo de' Morti; e
l'altro Tramonto!



Caspar David Friedrich, Rovine di un'Abazia nel Querceto, Romanticismo tedesco, 1809-1810, Berlino


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XX del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

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