Mostri di nero le nubi mi guardano.
Ma perché in cielo son saliti i
Diavoli?
Perché irrisori demòni mi scrutano,
al far dei lampi qual lupi tuonando?...
Andatevene, oh Titani! Sia, dunque,
io come nome di Giove tuonante,
ahi empia genia di sacrileghi informi!...
Giganti vagabondi,
che calpestate i fiori delle stelle,
di bestemmie benedicendoli e d’urli,
viandanti senza requie,
spiriti della Notte che si rivela,
di ombre effluvi e di tuoni e malefici,
andatevene e lasciate la mia
solitudine immersa nella vecchia
attesa dell’alba!...
Fuggite, oh Mostri.. oh Erinni
spietate!...
E che al chiaror della Luna di luglio,
che al suo sorriso,
che al dissolversi sì ambito degli
incubi,
che al dolente lamento dalla rupe
del prometeico fegato piagato..
io sia.. che cosa? Chi? Ripeti a me
stesso!...
Io sia!... Io sia! Semplicemente, io
sia!...
Sia io colui che vede la Notte buia,
la sentinella del giorno, il meriggio..
che domina gli Elementi quel lampo
saettante, sermone degli Dei..
la campana che annunzia il Temporale,
liberamente al vacuo tintinnando…
Che io sia il vostro rivale, il vostro
amico,
oh Mostri… oh Titani!...
A voi, infatti, ho donato i miei stessi
occhi,
come a uno specchio profondo di Sacro..
le stesse labbia le Idee a baciar.
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Dipinto di Francisco José de Goya y Lucientes (1746-1828), Atropos - I Destini, Romanticismo, Pre-Simbolismo, Realismo spagnolo, 1819-1823. Murale a Olio, trasferito su Tela. Museo del Prado, Madrid. |
Massimiliano
Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXV Luglio AD MMXXI.