E mi trascina questo vento insano,
dei
monti alito forte oltre il perenne
ghiaccio,
ferocemente palpitando,
come
d’un Mostro le fauci selvagge
figlie
di un regno di ombre incatenato,
il
presuntuoso Ade, donde ragli
salgono
dell’Arpie e dell’altre genti,
servi
profani d’un rito di Morte,
per
cui gelando il cuor commetto al vago.
Io
so che porta il vento tanti fiori,
che
piovono i capelli i salci al mio
passeggiar
nel meriggio solitario
e
che la Primavera si risveglia.
Io
so che il melograno già feconda
il
bacio della terra e il biancospino
e
che intreccia corone il pesco al cielo,
con
i suoi occhi rosati e le sue ciglia
appena
falbe, come son le nuvole.
So
che alza i vestimenti delle dame,
un
po’ le gonne, a discoprire i volti
pudici
delle caviglie sottili,
al
nudo corpo delle ninfee assorte
l’occhio
a indirizzar seguitando eterno
nel
torneamento d’una ridda in miele.
Ma
questo vento - è solo vento e nulla! -
nell’incanto
sublime della Vita
agile
cocchio trainando nell’aër,
mi
ricorda che son ossa di fango.
Nel cuor mi cape profonda paura.
Quadro di John William Godward (1861-1922), Paesaggio con Fioritura del Mandorlo dai Fiori rossi, Neo-Classicismo, Accademismo, Simbolismo inglese, Scuola dei Preraffaelliti, 1912.
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