Rusalka, piccola mia, sullo stagno
delle
ninfee fiorite, ove - natando -
le
onde culli e i leggeri venti e i cigni
bianchi,
cantori dell’ultima Morte,
cerulea
fantasia e immagine eterna
della
Natura, a Primavera nata..
o
Rusalka,
scioglie
la figlia della neve i suoi
acciari
dal tuo corpo vagabondo
e,
il bianco peplo ripiegando al Sole
che
a libar tra le quiete acque ti chiama,
te
sola fa la più bella tra i gelsi
scintillanti
di Vita e le fanciulle,
figlie
altre delle profondità oscure.
Tu,
infatti, scruti l’Oceano immenso
con
le sue spaventose ire di tuoni
e
coi naufragi degli ultimi Eroi,
di
Sadko prodi a non far più ritorno,
per
le lande lontane, oro questuando..
tu
scruti il sacro limite del vecchio
stagno,
le sofferenti alghe lambendo
col
poco fermo labbro, e le ninfee
e
gli iris fatti scialbi come avorio
o
sanguinanti di dolor inchiostro.
Fanciulla-pesce,
senza coda e squame,
né
Sirena.. né naufraga dolente,
di
cui ammalia il cantar gli altri viatori..
tu,
seduta a uno scoglio, con le corde
dell’arpa
il bianco del tuo seno un po’
nascondendo
a immodesto occhio di fiume,
tu,
inno della Primavera risorta..
tu,
i quai piedi rincorrono le guglie -
gli
arabi balsami e incensi sognando -
tu,
che essere rapita desii forse
da
impavido pescatore dal giovine
aspetto
d’un suonatore di guzli..
tu
che canti il lamento del madore
d’un
cigno stanco che muore al tramonto…
Dimmi!...
Mostrati agli occhi miei che cercano
il
tuo volto! Dipanati nel cielo
che
entrambi respiriamo! Da’ la tua
mano
alla mia e, sonnecchiando, raccontami
come
finì la tua Vita leggiadra,
qual
tradimento di porti nel cuore,
quale
sciagura ti mutò in un’Anima!...
E
se alfin è tuo dover impetuoso,
che
io anneghi nella follia prepotente
della tua Primavera!
Quadro di Konstantin Egorovič Makovskij (1839-1915), Tamara e il Demòne, Tardo-Romanticismo russo, Scuola dei Peredvižniki (Itineranti), 1889.
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