Oh di voi ambrate Silfidi con il Sole glauco del giorno
agili
ombre danzanti, oh amiche profonde e figliuole
del
vento,
oh
incanti di fanciulle predilette all’aër devoto
che
già mi sorridete sollevando i vecchi fogliami
da
terra,
che
dai pepli sollevati dai fiati leggeri e chiassosi
i
rigonfi dei vostri tempestosi seni mostrate
agli
indiscreti occhi,
ai
desideri repressi, ai soffici sogni d’Amore,
agli
Inni afrodisiaci di rapsòdi a Erato e Adone,
ai
baci;
oh
sciami di Dee.. di Dee falbe, dentro i bei vortici,
dentro
la voce dell’etere incontestato orrido Inverno,
dentro
le nugole,
oh
inquiete, fredde carezze di mani femminee sui rami,
le
quali ghermiscono il sovvenire del melograno
che
un po’ rinasce
per
fecondare i fiori che presto Proserpina avrà,
frutto
dei vostri inguini proibiti, impudici.. amari
ma
belli,
oh
Fate delle selve che suonate l’arpa sui ceppi
fischiando
e battendo sul suolo i talloni leggeri..
leggeri,
oh
invisibili corpi d’azzurro quasi spoglio e ignudo
nell’orizzonte
sereno che mi sembra mare per viaggi
lontani
ma
che se lo disfidassi, la fronte mia alle vostre spalle
palpitando
appoggerei, sotto il vostro sguardo perplesso
d’Immortali,
ma
senza ricevere da voi né il più piccolo bacio,
né
un sorriso, ma uno schiaffo per ridere un po’ sui capelli
che
svolazzano;
oh
agitatrici insane degli Elementi agili e inquieti
come
un soliloquiare sul davanti di ultime febbri
del
verno
lungo
il ruggito d’un Satiro fattosi anch’egli, come voi, vento
perché
cerca d’impaurirvi per ghignare orrendo e maligno
come
un Orco;
oh
voi di nuovo ambrate mie Silfidi nella stagione
degli
ultimi ghiacci, or ditemi, finirà presto
la
vostra canzone?
O
la vostra Musica cesserà d’esistere e a un tratto
l’obbrobrio
del Silenzio vi vincerà col primo fuoco
di Primavera?