nevi l'assillo fatale, nel mar di mio Luglio, i miei Sogni,
le vecchie chimere. Né tu, o Estate, sei paga ancora
del mendace tuo sguardo che ai miei occhi qui sempre converti;
e la tua sera vien cruda, nel Tramonto d'oro confuso...
viene a dirmi che poco più di un mese sol ci separa
alle timide foglie pallenti nel cuor di Settembre.
II. M'hanno sepolta nel mare la cetra dorata di Saffo,
né le natanti Ninfe per lei hanno rispetto; ma odiano
che dagli omerici liti lamentino i miseri Aedi
questa Vita sì breve che non brinda niente se non
le inebrïanti mirre, le coppe fatal della Morte.
Perciò io ti dico, o Faone: che quando vien sera ed è Notte,
e tu sogni ghermir la candida pelle di Luna,
e gli arcani dell'Egeo svelar dalle lor sì tenui ombre,
e brami di palpiti furibondi Amor da lei, tua Anima
e Dea, avrai come premio l'eterna illusione dell'Ade...
nel Regno delle nebbie, pur tu vorrai essere l'ultimo
degli schiavi.
III. I miei occhi guardano fuori le foglie assolate d'un noce,
e ricordan di sinistre congreghe di Sabbath malvagi.
Ma ora che è giorno e la Luna non v'è, questi rami e le ruvide
cortecce e quell'acerbo sapor di erba amara a combattere
l'illusa Fantasia sen vanno onde l'albero, un po'
vecchio e contorto e triste, non è altro che un tronco piantato
su una ripa, in attesa di darmi dei frutti in Autunno.
Ma quando le foglie diventeran gialle e morenti,
io assaggiando le noci, vedrò la mestizia dei spenti
tempi d'Estate, e udrò nel cuore un singulto furioso...
forse l'urlo feroce di una strega che urla il mio nome.
Konstantin Makovsky, La Gioiosa Arcadia, Neo-Classicismo e Pre-Romanticismo russo, Secolo XIX. |
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXII del Mese di Luglio AD MMXIX.