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venerdì 15 ottobre 2021

Fantasia romantica - Le Voci delle Nebbie

Siamo le cantiche

delle nebbie. Aliti

aspersi di algide

forme. Siam incubi

del vento gelido,

il buio delle alighe

dentro gli spasimi

degli stagni. Urlano

le nostre tremule

voci di Naiadi,

di streghe pallide.

Siamo le orribili

Villi che danzano

tremanti e funebri,

in un coro atono

di lingue cerule,

denti che stridono,

le immense tenebre

giunte dall’Erebo.

Siamo le cupide

grida di spiriti,

sopra scheletrici

rami di frassini,

foglie di platani

vecchi, le mietono

a terra vomeri

di gelido aëre.

Siamo le primule

morte sugli argini

d’Autunno, scivolano

via oltre le incognite

terre dei ruvidi

stagni. Siam petali

di fiori, dormono

cullan Proserpina

dentro il suo loculo

figlio di Cerbero.

Siamo le stridule

voci che pingono

di tanto candido

pupille attonite,

siamo le cantiche

delle nebbie.

Siam le tue voci.

Dipinto di Henryk Bonawentura Kazimierz Weyssenhoff (1859–1922), Gli Orsetti giocano davanti la Casa, Realismo, Accademismo, Post-Impressionismo polacco-bielorusso, 1921. Olio su Tela, 47x72 cm. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XV Ottobre AD MMXXI.

giovedì 12 luglio 2018

Il Noce delle Streghe

V’è un noce nella notturna campagna,
ed è vecchio… vecchìssimo… e funereo,
con il suo tronco negro e i suoi schelètrici
rami. Sussurra!
Lito empio di sventura e di tormenti
è il sasso su cui le ombrose sue fronde
posa. E l’orrore regna e la Luna urla,
nel vento cavo…
urla canzoni di campane oscure,
martellanti a’ i defunti al funerale…
urla per farsi sentire dovunque
da’ i stolti addormentati della Notte…
urla per far terrore.
No! occhio mio, lascia in pace il tuo volère!...
dormi, no! non scrutare questi legni
lamentèvoli a’ nùvoli adirati
del cielo!.... Fia ivi, infatti, che le Streghe
mutate dalle nòttole stridenti
s’aggrègano pe’ il Sàbbath….
No! non sono le nebbie del Tramonto
quelle che scorgi!... sono esse, le Streghe,
Ànime oppresse e infernali e crudeli  
che dall’immaginazione del cuore
sòrgon a farti paura….
Lente… lente procèdono e sommesse,
con le barbe di paglia e gli occhi ciechi,
e con i denti di pùtrido gleso[1]
se le guardi, diventi ordìto a vetro,
e ti frantùmano….
Dalle lòr bocche il tristo sangue cola
degli sbranati-vivi cervi, e vògliono
te… bere le tue bave vagabonde
con l’ùltimo respiro…
tòglierti tosto, in un àttimo solo,
dalla gioia e dalla angoscia della Vita
per calpestàrti pòlvere a’ i lòr piedi
di zampe d’ànatre….
Menzogna! Follia!... non vi sono Streghe,
e il noce è un sèmplice àlbero vecchietto
che attende la sua Morte.
Perché, allòr, tormentàrsi e obliàrsi il sonno,
oh fatàl Fantasìa?....
Occhio mio… occhio mio, mio cuòr fremebondo,
non èsser stolto:
non annegàrti nell’Odio pe’ i Sogni,
non fìngere di non cògliere le ombre
delle fiabe sul màr della tua Vita!....
Suvvia! Brinda a quel noce!
Spargi i suoi frutti nel tuo spumeggiante
nappo… e sorsèggialo! È il càlice ardente
che ti rende uomo…
bèvilo tutto! E ama anche i tuoi truci ìncubi!

Caspar Friedrich, L'Albero dei Corvi, Primo Romanticismo tedesco, Prima Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XII del Mese di Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.



[1] Ambra, latinizzazione tratta dalla Germania di Tacito di un Termine germanico