Siamo le cantiche
delle nebbie. Aliti
aspersi di algide
forme. Siam incubi
del vento gelido,
il buio delle alighe
dentro gli spasimi
degli stagni. Urlano
le nostre tremule
voci di Naiadi,
di streghe pallide.
Siamo le orribili
Villi che danzano
tremanti e funebri,
in un coro atono
di lingue cerule,
denti che stridono,
le immense tenebre
giunte dall’Erebo.
Siamo le cupide
grida di spiriti,
sopra scheletrici
rami di frassini,
foglie di platani
vecchi, le mietono
a terra vomeri
di gelido aëre.
Siamo le primule
morte sugli argini
d’Autunno, scivolano
via oltre le incognite
terre dei ruvidi
stagni. Siam petali
di fiori, dormono
cullan Proserpina
dentro il suo loculo
figlio di Cerbero.
Siamo le stridule
voci che pingono
di tanto candido
pupille attonite,
siamo le cantiche
delle nebbie.
Siam le tue voci.