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mercoledì 27 maggio 2015

La Canzone del Bardo nella Tempesta dei Sogni

Oh tu, Tempesta, tu, oh insoluta
Furia del ciel che notturno si geme,
tu, che i miei sogni a rianimar ne vieni,

Temporale del sonno, il che sogghigni
nel mare oscuro della Luna bionda,
oh Norna antica, che il Fato proclami,

non hai di me pietà? Oh tu, che proclami
i miei irrequieti spiri e l’insoluta
Vita, e che gridi al volto d’una bionda

folgore, oh tu, che ascolti un cuor che geme,
e che tra i tuoni empiamente sogghigni,
tetra Valchiria, che furiosa vieni,

perché m’afferri? E non ridi, e non vieni
a darmi requie? E qual furor proclami?....

Così perenne e crudel mi sogghigni!

Oh tu, Erinne, oh tu che sei insoluta
poiché la pioggia tuttor scende e geme,
tu che lampeggi all’orizzonte bionda

e che lamenti, grida! E a questa bionda
donna nel sogno anonima tu vieni,
e in te che muggi, uno spirito or geme,

un’anima irrequieta, e tu proclami
il suo Destino, il mio, tu, che all’insoluta
sferza dei lampi e ai ciel ti sogghigni,

tu, che mormori scrosci! A che sogghigni?
Irridi forse la fanciulla bionda,
nel sogno effigie perenne e insoluta?....

Tu, oh impronta nera, che lenta ne vieni
e che l’eterno lampeggiar proclami,

tu, che sei Morte, l’avello che geme

dell’orizzonte oscuro, osso che geme,
e che ai miei patimenti ora sogghigni
più furiosa, e che cruda a me proclami

l’inesistenza della Luna bionda,
e che cavalchi i palpiti, oh tu, vieni!
E dimmi: «La tua Vita t’è insoluta».

Oh tu, fantasma di spene insoluta,
il che ne ascolti questo cuor che geme,
e che ansimando lampi a me ivi vieni,

tu, che perennemente mi sogghigni,
e che indarno induci la fanciulla bionda
al sogno mio, e l’effimero proclami

dell’incubo irrisolto; e che proclami
il regno della Notte ormai insoluta,

oh tu, irridente del lampo la bionda

perfida chioma che scoppia e che geme,
e che tra i monti lontani sogghigni,
e che al mio letto a piovigginar vieni,

presagio cupo che nel sonno vieni,
dove tacita e mesta un fior proclami
del patimento, tu, che urli e sogghigni

alla pupilla tremante e insoluta
della mia fronte, e dell’occhio che geme,
oh tu, che in cielo tormenti la bionda

Luna ch’è specchio di questa più bionda
donna sognata, tu, che folle vieni
a pizzicarmi il singulto che geme,

e che l’invano sperar mi proclami
di questa Vita, un’attesa insoluta

d’Amore, e che per questo più sogghigni,

Furia d’Ecate insana che sogghigni
a quest’inconsistente donna bionda,
e che non hai mai fine e sei insoluta,

tu, o serpe incauta, che ti mostri e vieni
a trucidarmi, e che strazio proclami,
e che non hai pietà or di lui che geme,

oh tu, empio Mostro, che al mio cuor che si geme
terribilmente e angosciando sogghigni,
e che la febbre immortale proclami,

Orco dei Sogni di folgore bionda,
tu, che sicario al mio cospetto vieni,
quanto sei tu, oh mia Tempesta, insoluta:

Vita insoluta d’un sogno alla bionda
spene, e tu vieni e sempre mi sogghigni;

e mi proclami un dolor, quel che geme.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



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