Dalla finestra è uno scontro tra inverno
e
Primavera: nubi infreddolite,
il
Sole grigio.. quel Sole un po’ mite,
che
parla e splende come incanto eterno..
quel
Sole scialbo di neve celeste,
amica
dei germogli e delle gemme,
compagna
delle viole e delle feste
che
celebrano i campi.. e le bestemme
dell’erbe
al gelo, le suppliche mute
degli
stormi che cercano i bei nidi,
la
rondine che chiede: “Perché ridi?”
al
corvo mangiatore di pennute
proli…
Ed è tutto un cinguettar d’intorno,
stormiscono
le foglie appena nate,
la
viola dà il saluto al nuovo giorno,
alle
nuove malie delle sue Fate.
Ma
tutto mi domanda: “Tu non esci?”.
No!...
Non esco. La mia finestra, in fondo,
è
il mio occhio mesto, perduto ai rovesci
e
alle spoglie bellissime del mondo.
Io
amo questa finestra! Da essa guardo
avanti
e più di nulla mi vergogno:
osservo
l’orizzonte un po’ in ritardo,
le
terre più lontane, il mare e sogno..
sogno
per dire che la Primavera
sta
vincendo l’inverno e algida vola,
come
una dolce melliflua parola,
a
dar gioia con la Luna della sera.
Ma
odo ancora una schietta voce sola:
“Lo
hai detto. Lo ripeti. È solo un Sogno!”,
e dopo il Sogno c’è dunque l’oblio.
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