I. Hai, oh salce, qui raccolto il pianto amaro
della figlia di Katschej l’immortale?...
Così l’Autunno passa, il verno ignaro
di tanta pena il suo corso fatale
decreta a fine. Ma adesso io preparo,
bogatyr senza meta, tante fiale
di veleno per ogni mago, e il caro
filtro verserò allo speglio d’opale
delle malie incantevoli e bugiarde.
No, mentite!... Non è la Primavera.
Katschej vive tuttora in questa terra.
M’addentro in un castello d’alabarde
magiche, il regno del verno, ed è sera.
Oh Czar..
dimmi, oh Immortale: ancora guerra?...
II. E tu, czarevna, tu, urlo prigioniero,
le tue catene trascini in attesa
dei prati a germinale, sul sentiero
i fiori, in cielo il Sole e la distesa
delle rose fiorite, lo sparviero
che plana sulla steppa, il vento, resa
di bufere insistenti e nel leggero
velo dell’orizzonte la sospesa
gioia. Attendi?... Katschej è morto?...
Ma canti
la ninna-nanna a quel vecchio che dorme,
che teme la Morte e sogna la gloria.
“Oh bogatyr,
osserva i sogni infranti!...
Ascolta il cuore che grida difforme,
nella battaglia dell’ultima boria!”.
III. Ma tu, oh salce, di nuovo
piangerai
per la Morte del tuo amato signore?...
Lo so.. è lui che ha liberato i ferrai
che richiudevano il tremendo umore
della Tempesta, di me un uccisore
liberando da lì dove giammai
vivente entrò, quando del tuo madore
fece torto e ti mise agli arcolai
della sua malia.. con l’aspro divieto:
“Guai se piangi.. se lagrimi,
fanciulla!”.
Eppure hai pianto. Il ciglio
illagrimato
ora s’è fatto un ramo poco lieto
che, nel regno dell’inverno e del
Nulla,
di Katschej segnala l’estremo Fato.
IV. Sogno.. nient’altro che sogno, che
celia,
che vento burrascoso sui Cosacchi
che van danzando un hopak nella veglia,
nel fitto dell’inverno e dei bivacchi.
Nient’altro che del pane in una teglia
di guerra per i topi coi colbacchi..
che il suono della guerra e della
sveglia,
morir nel fango come insonni stracchi.
Perché.. perché, tu, oh vento, più non
lasci
venir la Primavera che è bramata
da tutti?... Però insanguini la terra…
Quanti cadono!... A quanti ora non
fasci
la piaga della Vita addolorata.
Oh Czar.. dimmi, oh Immortale: ancora guerra?...
In
Memoria di Nicolai Andreevic Rimskij-Korsakov.
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