È il regno delle nebbie che si appresta,
sei la vecchia malia del vecchio
Autunno,
sono io il lamento degli augei che
migrano.
È il richiamo dell’ultima Tempesta,
l’ultima pozzanghera tra la sabbia,
sono l’airone che salta e che sibila.
Allora sto nel campo, su una zampa
sola, compagno della terra e amico
dell’aëre sconfitto e prosciugato,
e in quest’attimo orrendo non mi scampa
la predetta doglianza dell’oblio,
ma volo libero, dentro il mio Fato..
fino al mio Fato, nella più dissolta
putrefazione della quiete umana,
forse nell’incubo oscuro di un Dio,
un’immagine incerta.. oscura.. avvolta
dalle nebbie, la terra umida e arcana..
la terra che mi chiama.
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