Annuso come un fumo intenso e asprigno,
un lezzo di bellette e di selvaggio,
uno stagno di putride onde e rane.
Zolfo.. è zolfo dell’Erebo e buio e
arcigno,
simile al fuoco di un vecchio miraggio,
mormorio estremo delle foglie vane.
Ma tra i suoi abbracci lascivi e
corrotti
io riconosco l’odor dei chiodini,
che mi brucia e mi stuzzica la gola..
riconosco il bollir dentro le botti
della vendemmia prima e dei sublimi
calici che inebriano ogni parola..
una parola da cuore ubriaco,
come la mia.. come la mia che è secca
peggio del granoturco andato a male.
Frattanto tutto mi diventa opaco,
sento la gracchia che salta e che
becca,
sembra che becchi il mio petto mortale.
No! Il mio ramo di persiche non ha
più fiori.. di Ebe il serto non ha
foglie
e l’acino sovente m’è un po’ amaro.
Ma sovviene l’Autunno che non sa
nessuna delle mie profonde doglie.
Cade una foglia… Un sibilo… Uno sparo.
Dipinto di Vincent Willem van Gogh (1853-1890), Paesaggio d'Autunno, Realismo, Impressionismo, Post-Impressionismo olandese, 1885. Olio su Tela. Collezione privata (Informazione incerta).
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