Ed è la sera, finita è la festa,
è
tramontato il meriggio, qua e là
due
nuvole di piova, una leggera
brezza…
Non sento
più
parlare dal fondo della via,
non
vedo il fumo nero dai veroni.
Tutto
è finito: i sogni.. i desideri..
la
Primavera,
ogni
cosa si fonde con il buio.
Ora,
sento suonare i vespri, ascolto
dei
richiami lontani. Poi è il silenzio..
silenzio
vile..
è
il silenzio di maschere nascoste,
di
campane da morto, degli stormi
decimati
e soffrenti, delle rive
dei
campi arati.
Io
so che adesso si spengono sùbito
i
bracieri e che va la settimana
a
ritornar nei cuori sonnolenti
e
intiepiditi.
Perciò
alzo un calice e brindo alla Notte,
vorrei
mischiare il vino con del miele
di
stagione, non so.. forse di viola.
La
viola ha il miele?...
Poco
importa!... Vorrei brindar al prossimo
Sole..
ecco, questo è importante, disciogliere
un
saluto all’avvenire ignoto,
e
rimembrare..
ricordare
i fogliami un po’ virenti,
gli
occhi nascosti di fanciulle-fiori,
la
Pasqua del Signore che è risorto..
e
poi è il ritorno..
è
il ritorno alle foglie appese in cielo,
ai
platani tenuti pe’ i capelli
dagli
Elementi sospesi e misterici,
alla
buia terra,
ai
veleni dei labbri e degli sguardi..
cosicché
nel ricordo di chi sorge
m’è
dovunque un richiamo tempestoso
di
Morte sola.
Ecco!
Ho davvero bisogno del miele della Primavera
per addolcire questi tristi pensieri.
Quadro di Caspar David Friedrich (1774-1840), La grande Riserva, Romanticismo e Simbolismo tedesco, 1835.
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