Cuor viandante… oh viandante, non più mai
tu puoi sfidàr le frasche del Destino,
che pellegrìn pur sempre ti desìdera,
e il truce e inesorato e oscuro velo
che tèssono le Norne, e il decadèr
dei Sogni tuoi all’alba, e la condanna
della Notte e del sonno e del risveglio,
e il tramontàr del giorno;
né qui tu ancora,
cuor viandante… oh viandante, non più mai
andrai vagando per le orbe foreste
delle irrequiete vette, e per i sassi
e per gli sterpi che muti rispòndono
al tuo straziato sospiro di Morte,
dove le vìpere ordìscono in ghigni
irridenti i venèfici ruscelli
della tua sete, e né avrai nelle grotte -
esse cimiteriali nella Vita
dei freschi boschi della Primavera -
un aspro e infermo letto per dormire.
Ma immòbile starai su’ di una pietra,
cuor viandante… oh viandante, e non più mai
si muoverà il tuo passo lungo il bosco;
e attenderai il crepùscolo selvàtico,
e l’orizzonte farsi immane e roseo,
e tu contemplerai l’empia Natura
con l’estremo tuo spir.
E nell’ora dei Sogni che non giùngono
ti sarà caro, dunque, anche quest’ultimo
occhio che volgerai alla Notte eterna;
e sarà un bacio alla Luna più eterea,
un alto desidèrio di rivìvere, e…
e saranno le Norne del Destino
a risparmiàrti la Vita, e a concèderti
ancora un altro dì.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Illustrazione di Wotan in Veste di Pellegrino, Seconda Metà del Secolo XIX |
In Dì di Martedì
III Maggio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina
Misericordia AD MMXVI
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