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venerdì 14 agosto 2015

Risveglio dinnanzi all'Orizzonte alpino

Mi desto, e le Alpi scruto,
là, dove l'orizzonte mi era caro,
e lì c'è un monte che un giorno ho perduto,
e il sogno fugge, amaro
gemere del mio liuto,
muggire d'un bovaro,
e non mi importa se ora il cielo è chiaro,
se questo estivo Sole
più limpido si avanza, e se l'alpino
Mostro di rocce è più sublime. Duole
il mio cuore, il mio meschino
sentiero sulle viole,
ricordo: i boschi e il pino;
e sempre tremo, e chiedo: «È il mio Destino?»,
e nulla mi risponde,
e il Tempo batte i fuggevoli istanti
del mio cuore, e un pensiero va per l'onde
dei ruscelli incostanti,
dell'alte paglie bionde,
dei ghiacci d'adamanti;
e che mi resta se non questi pianti?
E così l'Alpe antica
è stata come una fanciulla ignota
che in città è una passante, e poi s'intrica
tra l'ombre, gente immota,
per ogni strada aprìca,
e scompare, e si svuota,
e lì più non si nota;
e tanto m'è terribilmente oscura
questa Vita tra i campi e la pianura.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Venerdì XIV Agosto AD MMXV

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