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lunedì 25 maggio 2015

Dagherròtipo di Montagna

Non so che dir a voi, se non addio!

Ricordo: il degherròtipo
dei monti candidi,
delle foglie innevate,
degli imi rivi,
gli orizzonti agli Spiriti,
e l'erbe roride
dei ghiacci, e le dorate
pietre tra i clivi.

Oh monti, oh monti, dell'inverno addio!

Rimembro le terribili
fronti dei valichi,
i soventi nevischi
nel freddo vento,
i seppelliti pascoli
sui colli gelidi,
la caccia, i corni e i fischi
in torneamento.

Oh vette, oh vette, dell'inverno addio!

Richiamo: gli alti e tremuli
sassi dei taciti
cervi, d'un falco insonne,
l'arie di vetro
di ghiaccio eterno e debole,
l'aspre casupole,
abbandonate donne
nel bosco tetro.

Oh valli, oh valli, dell'inverno addio!

Ricordo: lì il ricovero
gentile e misero
dopo la passeggiata,
il focolare,
dove sedevo estatico
muto di cantici,
sognando la mia amata
rosa, il ghiacciare.

Oh cime, oh cime, dell'inverno addio!

Rimembro: il vespro spastico
grido degli incubi,
e la vana preghiera
a un labbro sordo,
quando aspettavo un attimo
di quiete, d'aridi
spiri; e qui fu la sera,
su questo fiordo.

Oh l'Alpi, oh l'Alpi, dell'inverno addio!

Richiamo: tetre l'aquile
torve di spasimo,
il tramonto montano
fosco e invernale,
nubi di tubercolosi
in sangue languido,
nella Notte la mano
dell'Immortale.

Ma nel ricordo la Vita si tace,
rimàngon questi monti e queste vette,
restano l'alte valli e queste cime,
quest'Alpi ombrose; e non ho più né pace,
né viver, né sognare. V'è il sublime
canto che dice: oh mie montagne, addio!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Lunedì XXV Maggio AD MMXV

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