come fossero noia esse stesse, come
un insulto protratto nella piova
che fuori, lo so, va dirottamente
a bagnarmi le vie. Oh attendere eterno!
Melanconico canto di sussurri
che non sanno raccogliere l’essenza
profonda e mistica, il loro silenzio
ottemperato dal Nulla del giorno,
sull’oro spento del Sole piangendo,
come Anime congiunte e disperate
nella mia Anima inquieta e solitaria!
Oh chiasso di sogghigni maledetti
che tacciono parole di sgomento!....
E nel frattempo mi annoio di nebbie,
tendo l’orecchio a sentire una frasca,
le cui labbra di legno senza foglie
baciano un volto di piova leggera.
Ed è così che mi annullo nel gelido
Amore dell’Inverno solitario.
Julius Sergius von Klever (1850-1924), Inverno, Tardo-Romanticismo e Realismo russo, 1876. |