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domenica 16 febbraio 2020

Il Pipistrello

Oh pipistrello! tramortito tu,
appendendoti a un cerulo soffitto,
giaci.

Ma soffrendo e gridando irremovibili
urli nel sonno, qui ai fanciulli che hanno
paura domandi:

"Mi temete perché sono più nero
della Morte?....
Mi temete perché vedo le cose
al contrario?....
Mi temete perché di malasorte
sono augurio e sudario?....
Statemi alla larga: finché respiro,
ben potrei trasformarmi in un Vampiro!".

Oh pipistrello! quanta ironia tu
sai ben stillare, mentre dormi e sogni,
osservato dai curiosi che ti temono!

In fin dei conti, è bello addormentarsi
a testa in giù:
veder il Sole prima di socchiudere 
gli occhi, mirar la Luna or che li riapri.

Abbiam cercato più volte di veder il cielo, e nient'altro.
Abbiamo visto soltanto - il fango. Noi siam figli
della terra!

Johann Heinrich Füssli, L'Incubo, Pre-Romanticismo svizzero e tedesco, 1781

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVI del Mese di Febbraio AD MMXX.

giovedì 12 luglio 2018

Il Noce delle Streghe

V’è un noce nella notturna campagna,
ed è vecchio… vecchìssimo… e funereo,
con il suo tronco negro e i suoi schelètrici
rami. Sussurra!
Lito empio di sventura e di tormenti
è il sasso su cui le ombrose sue fronde
posa. E l’orrore regna e la Luna urla,
nel vento cavo…
urla canzoni di campane oscure,
martellanti a’ i defunti al funerale…
urla per farsi sentire dovunque
da’ i stolti addormentati della Notte…
urla per far terrore.
No! occhio mio, lascia in pace il tuo volère!...
dormi, no! non scrutare questi legni
lamentèvoli a’ nùvoli adirati
del cielo!.... Fia ivi, infatti, che le Streghe
mutate dalle nòttole stridenti
s’aggrègano pe’ il Sàbbath….
No! non sono le nebbie del Tramonto
quelle che scorgi!... sono esse, le Streghe,
Ànime oppresse e infernali e crudeli  
che dall’immaginazione del cuore
sòrgon a farti paura….
Lente… lente procèdono e sommesse,
con le barbe di paglia e gli occhi ciechi,
e con i denti di pùtrido gleso[1]
se le guardi, diventi ordìto a vetro,
e ti frantùmano….
Dalle lòr bocche il tristo sangue cola
degli sbranati-vivi cervi, e vògliono
te… bere le tue bave vagabonde
con l’ùltimo respiro…
tòglierti tosto, in un àttimo solo,
dalla gioia e dalla angoscia della Vita
per calpestàrti pòlvere a’ i lòr piedi
di zampe d’ànatre….
Menzogna! Follia!... non vi sono Streghe,
e il noce è un sèmplice àlbero vecchietto
che attende la sua Morte.
Perché, allòr, tormentàrsi e obliàrsi il sonno,
oh fatàl Fantasìa?....
Occhio mio… occhio mio, mio cuòr fremebondo,
non èsser stolto:
non annegàrti nell’Odio pe’ i Sogni,
non fìngere di non cògliere le ombre
delle fiabe sul màr della tua Vita!....
Suvvia! Brinda a quel noce!
Spargi i suoi frutti nel tuo spumeggiante
nappo… e sorsèggialo! È il càlice ardente
che ti rende uomo…
bèvilo tutto! E ama anche i tuoi truci ìncubi!

Caspar Friedrich, L'Albero dei Corvi, Primo Romanticismo tedesco, Prima Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XII del Mese di Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.



[1] Ambra, latinizzazione tratta dalla Germania di Tacito di un Termine germanico