Piovve! Canto di rane,
dai piccoli occhi che vedono enormi
i rami dello stagno, come sedie
per i Giganti…
canto di cimbe
lasciate alla deriva e senza remi..
gonfie di onde.. di naufragi incinte.
Ombre difformi..
piccole nebbie di spiriti anelanti,
ripeto con loro vecchi anatemi
da attimo di tempesta.
Tanti graffi di pioggia sulle tegole..
le grondaie mi suonano oricalchi
di orde blasfeme,
le orde dei lampi saltellanti - i
nuvoli
con i loro sogghigni separando.
Anche le vette, nel frattempo, forse
mi si nascondono in vortici freddi
di pioggerella.
“Cercaci!” mi dicono “Cercaci ancora!”.
Un uomo e la montagna, allora, giuocano
a nascondino, come dei bambini.
Lampi!
Come maschere d’oro di guerreschi
danzatori della vecchia Cumania,
i tuoni di lontano…
Tamburi sui cammelli del gran Khan
appesantiscono la mia battaglia.
e tutto il cielo attonito s’accende
di candele.. d’incendi,
di roghi per gli eretici che non
credono alle favole della pioggia.
Ma come ombre su indefinite steppe,
i miei occhi scrutano -
Abissi infiniti.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXVII Luglio AD MMXXI.