Corre
un can per i campi e, sul frumento
appen
mietuto, tre o quattro covoni,
un
corvo richiamando, anfratto e ristoro
offrono
agli affamati miei occhi, donde
m’acquieto
nella campagna. Frattanto,
in
uno stagno, il mio udito attirando
veloce,
come Tersicore, danza
una
foglia sull’acque tra le rane
virenti
e falbe, nonché tra le tife
e
i purpurei iris, il cui inchiostro fluido
mi
ricorda un Tramonto di sollievo
sul
mar delle risaïe. Ma in questo
passo
di ballo leggero-selvaggio,
odo
una voce di boschi in bisbigli,
sussurri
oscuri che dicono piano:
“Questa
naufraga ninfea morirà!”.
Allora
mi svanisce il campo, il grano
non
c’è più, il cane non corre, il covone
aspettando
l’Autunno si riposa,
Tersicore
si scioglie come cera.
Dinnanzi
a me sta un cumulo di serpi.
Louis-Emile Adan (1839-1937), Due Damigelle d'Estate in Riva a uno Stagno, Accademismo francese, Fine del Secolo XIX |