Sonetto senza Rime - Un’Ombra
si riflette sullo Stagno
Un’ombra
si riflette sullo stagno
notturno,
tra le ramora spogliate
e
le natanti foglie impallidite,
dove
a’ miei sensi la nebbia è sepolcro.
Non
so!.... Mi sembra una confusa immagine
degli
abissi fangosi… una Rusalka
che
giuoca a nascondino con le rane,
ella
quel vento solleticando agile
che
novembrino soffia, sepoltura
delle
giornate serene. Ma, adesso,
che
sta immobile come una morente
quercia…
ora, che mi osservo attentamente,
nel
profondo del vortice stagnante,
in
lei mi vedo, illagrimato specchio.
Sonetto senza Rime - Senti!....
La Danza, i bei Piedi che scalpitano
Senti!....
La danza, i bei piedi che scalpitano!
Chiamala
leggerezza d’un fantasima,
strascichi
inquieti di vesti spettrali!
Di’:
oh mie Villi! Oh Novembre! Amica terra!
Terra
dei Morti, dei Santi… dei folli!....
Oh
visionaria mia Anima! Tu tremi,
ormai,
nel fitto di questa foresta,
miasma
di Vita e trapassata speme.
Così
t’inquietò la civetta urlante.
Ma
la Notte ti chiama… ti rapisce
un’altra
volta ancora, mare eterno
di
misterici culti cui dai i nomi:
follia…
attesa… päura. Nel buio
è
un altare… una croce e un lumicino.
Sonetto senza Rime - Vi abbiamo
benedetti dalla Terra
Vi
abbiamo benedetti dalla terra,
ci
voleste dispersi, o ossami in urne
dimenticate
e sconvolte. Chi piange?
Chi
versa lagrime agli estinti?.... Un Requiem…
l’aspersorio
predice il nostro Fato.
Aeternam…
per così poco viviam,
spettri
di vermi che sognan l’Ignoto
in
una tomba di pietra. Dona eis,
Domine. E
voi, benedetti, piangete
sulle
nostre miserie, che infallibili
si
propagano per sempre. Dona eis,
Domine. Viene
presto la perpetua
sera
ad alluminarci – impallidendo -
con
quella Luna che non ha più fine.
Sonetto senza Rime - Chi calpesta
le Foglie, qui strisciante
Chi
calpesta le foglie, qui strisciante…
agitando
le vie? Chi corre?.... Fugge
uno
spettro orrorifico. Oh illusione!
Or
dunque chiami nebbia pur te stessa!
Ma
so che ora mi inseguono i fantasmi,
circonfusi
di vento: denti e fauci
di
lupi inquieti ai quali turbai il sonno,
il
lor nome di fola esorcizzando.
Lo
sai? I Pöeti hanno päura di Ecate,
come
i fanciulli. Madre! Oh madre… narrami
un’altra
fiaba! Ahi, poss’io riposare
tranquillo
in questa Notte! Risvegliarmi
all’alba
nuova, e chiamare miei amici
i
Mostri oscuri del mio buio Mistero!
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Quadro di Witold Pruszkowski (1846-1896), Śmierć Ellenai (La Morte di Ellenai), per il Poema Anhelli di Juliusz Słowacki (1809-1849), Tardo-Romanticismo polacco, 1892. |
Massimiliano Zaino di
Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XXX Ottobre AD MMXX.