Spesso rimpiango d’aver fatto il muto.
Eppure, l’ansia del cuor m’era forte,
fu immane il senso dell’onor perduto,
e io spaurii della Vita e della Morte.
Pur or ti sogno, accordando il lauto..
e, chiamando per nom le labbia assorte
del tuo viso, io così oppresso e
abbattuto
ti richiamo. Tornate indietro, oh
attorte
spemi del tempo passato e confuso!...
Ma nulla può tornar e terra e Luna,
in questa Notte cieca senza stelle.
Così è la storia di un idiota illuso,
che tanto piagnucola all’idea impura
che per amar si dêe essere ribelle!
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