C’è come un ghigno di Sole febbrile,
c’è come un’ombra di rondini stanche
che vola altrove, c’è un vecchio barile
che coglie l’acqua piovana, le bianche
sembianze delle nugole..
e c’è il solito tino per il mosto
che Ebe danzando versa agli Dei sacri,
siccome essenza di nettari alacri
frutto delle colline a fine Agosto,
per rinfrescare le ugole.
Sento il corvo che gracchia, sento il solco
della campagna e della trebbiatura,
sento il cipresso che stormisce piano.
C’è come un senso di pianto lontano,
le foglie che dondolano.. le foglie
che cadono, l’immensità ha paura;
e c’è un sorso d’Autunno.. un sorso
amaro,
la prima nebbia risalta nel chiaro,
le terre romite.. le terre spoglie.
Ed eccoci, oh Settembre, insieme
stretti,
nel lungo solitario e vecchio oblio!
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