I miei Versi hanno il vezzo dei covoni
di grano e dei rimasugli mietuti
e risuonano come le canzoni
dei corvi che s’aggirano avveduti
per le paglie, e il sapore hanno dei
tuoni
quando, privi di pioggia, i loro acuti
lampi alluminano in cielo, predoni
dell’Estate. Così i miei Versi ai laùti
della Natura trillano ridenti.
Miserabili cantiche di Luglio!...
Non colgono il deserto orbo e ferale.
Ma vorrei che i miei Versi sofferenti
fossero simili al freddo subbuglio
al ritmo giambico d’un Temporale.
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