Oggi ho sentito cantare le rane,
gracidavano in compagnia, al Sole,
cantavano ridendo e sospirando,
tra le tife e le vecchie increspature
dello stagno e giuocavano a
nascondersi.
Io lo so, che era per loro come cimba
il piccolo fiorellino, lo stame,
e remigavan tutte sulle viole
o, palombari senza lo scafandro,
lambivano gli abissi e le ombre scure
di un ramo che pendeva sopra le onde.
Allora dissi:
“Piccole amiche, forse siete voi
le Sirenette della mia campagna,
le piccole Sirene vagabonde,
e allietate il meriggio tempestoso
di fuoco, e mi ricordate: ognuno ha
la sua voce, la sua Pöesia, il Verso,
dal vento all’onda fresca che ci bagna,
il cuor che parla, il cuore burrascoso,
in un battito d’ale che poi va,
circumnaviga il mondo e l’universo”.
Ora è sera; e le rane - lo so - cantano
ancora. Ma non le sento. Il ricordo
di un istante è più forte della loro
voce.
Fotografia dell'Autore stesso, Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Pianto di Glicine, Martedì XXVI Aprile AD MMXXII.
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