Sono molto.. molto triste. Il tramonto
non
fa altro che urlare questa tristezza.
Perché:
non riesco a parlarti, quando ho
giurato
effluvi di parole e dire
qualcosa
che abbia il profumo fluente
delle
rose rinate e delle gemme
e
dei persici in fiore e delle rive..
Perché:
mi sento davanti a un leoncello,
a
un Abisso che graffia, morde e divora,
alle
immagini del deserto caldo..
vorrei
sparire - fuggire - lontano,
svanire,
dimenticare.. un santo oblio,
lasciare
un vuoto, un Nulla, il buio, la Notte,
la
sera, la scala che porta ai tuoi arcani
le
ringhiere ferrate e la prigione
della
finestra che mi induce al Sogno
e
alla veglia.
Mi
guardo dentro. Ascolto? Odo?... Non sento.
Voglio
solo esternare un Sentimento
fanciullo,
innocente, un senso leggero
e
misterioso che merita il tuo perdono,
una
risata insieme, sarà tanto,
un
canto di cigno su onde di mare
salato.
Ecco! Il desiderio di un’ombra
lungo
il deserto e lungo il suo silenzio,
il
tuo, il mio silenzio di labbi amari;
i
movimenti concentrici in acqua
come
quando vi cadono dei sassi…
Ecco
le mie lagrime! Le nostre Anime
unite
e disgiunte, sepolte, insorte,
divise
e in guerra, graffianti e imploranti,
vicine
per i Sogni e per la speme,
lontane
per angosce traballanti
e
per bestemmie, per graffi e per voglie.
Ma
almeno tu, dolce fiore di viola,
va’
e sconfiggi l’orizzonte che opprime,
va’
e brilla sulle vette burrascose,
libera
come un petalo nel vento,
come
una foglia. Lagrimata terra,
l’ultimo
Verso sarà scritto ancora
con
la penna del silenzio pugnace,
un’eterna
sospensione per due
sole e semplici parole, .. …
Fotografia dell'Autore stesso, Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Poema Sinfonico - Antar, Domenica X Aprile AD MMXXII.
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