Che cosa sono queste forme smorte
senza occhi e senza volto e senza cuore
che si espandono dentro tanta sera,
insomma, questa nebbiolina fitta..
fitta come una vecchia ragnatela,
come un incanto di fiabe dilette
che parlano di Silfidi e di Fate
e che sussurrano e che urlano piano?...
Che cosa sono?... Sono luci bianche,
luccichii pallidi e bei riverberi
della passata neve. Ora, attendiamo
il Natale, aspettiamo i nastri d’oro
sui pini, i pranzi infiniti, la gioia,
libar alle chimere con gli amici.
Ma questa nebbia non va via, no!
Resta..
come un miasma sublime e invincibile,
come una ridda di spettri che furono
donde tra loro non riesco a vedere
nemmeno il volto dei miei vecchi amici
quelli che sono morti, intendo…
Infatti,
sono afflitto da questi due Natali
simili a quelli d’un tempo di guerra.
Dove sei? Dove sei nato? Dimmelo! Io
non sono l’Ascalonita invidioso
e se son fatto di cabale, è dunque
la mia cabala solo Pöesia,
consulto i giambi e i Versi come i Magi!...
Ma mi percuote un brivido irrisorio…
Ora, attendo il ritorno dell’inverno.
Dipinto di Rudolf Ernst (1854-1932), Salomè e le Tigri, Simbolismo, Accademismo, Orientalismo austriaco, Inizio del Secolo XX. Olio su Tavola, 71,4x91,6 cm. Collezione privata.
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